Sulla giornata del primo agosto 2013 erano
puntati praticamente gli occhi di tutto il mondo: in strada non si capiva se c’erano
più cittadini filoberlusconiani, compreso l’Esercito di Silvio, o più
giornalisti. Emittenti di tutti i tipi e da ogni parte del globo attendevano la
decisione finale della Suprema Corte di Cassazione in merito alla condanna di
Silvio Berlusconi relativa al processo Mediaset, in cui si accusa il Cavaliere,
assieme ad altri tre imputati, di frode fiscale.
La
sentenza
La sezione feriale della Corte di Cassazione,
dopo sette ore di camera di consiglio, emette il verdetto; il giudice
presidente, Antonio Esposito, comincia a leggere: «La Corte suddetta rigetta i ricorsi di Agrama Frank, Galetto
Gabriella, Lorenzano Daniele, che condanna al pagamento delle spese
processuali. Annulla la sentenza
impugnata nei confronti di Berlusconi Silvio…»: e a questo punto in strada è un
boato di gioia. L’Esercito di Silvio leva cori di esultanza, si pensa tutti che
Berlusconi sia stato salvato dai giudici. Ma poi la lettura prosegue: «… Annulla la sentenza
impugnata nei confronti di Berlusconi Silvio limitatamente alla statuizione
relativa alla condanna alla pena accessoria dell'interdizione temporanea per
anni 5 dai pubblici uffici […] Rigetta nel resto il ricorso di Berlusconi […] Condanna tutti gli imputati, in solido, al pagamento in
favore della parte civile, Agenzia delle entrate, delle spese dalla stessa
sostenute in questo grado di giudizio, liquidate in complessivi euro 5000,
oltre accessori come per legge»
A quel punto cala il gelo. Niente
salvezza. La Corte Suprema conferma la condanna di reclusione per
tutti gli imputati, quindi anche per Berlusconi. Solo la pena accessoria di
interdizione non viene confermata: non spetta infatti alla Corte di Cassazione
valutare questo aspetto, poiché essa non decide nel merito; viene rimandato quindi alla Corte d’Appello di Milano il compito di
quantificare con precisione gli anni di interdizione (che comunque saranno
inflitti) da dare a Berlusconi. Ciò avverrà in autunno, con apposito processo
(si spera molto breve, dal momento che si deve solo decidere un numero), che
sarà in quanto tale impugnabile in Cassazione (anch’esso).
Già il procuratore generale della
Cassazione, Antonio Mura, aveva chiesto di riformulare a ribasso la pena
accessoria: da 5 a 3 anni, come è prescritto per i reati fiscali. Ma i giudici
non hanno accolto l’istanza e hanno seguito la procedura, rimettendo tutto ai
veri giudici competenti e ora Berlusconi rischia da 1 a 3 anni di interdizione.
Questo allungherà per un po’ il periodo di permanenza di Silvio al Senato.
Gli
imputati
Gli altri imputati, oltre al risarcimento
alla Agenzia delle Entrate, sono stati condannati a 3 anni e 8 mesi (Daniele
Lorenzano), 3 anni (Frank Agrama, il “socio occulto” di Berlusconi) e 1 anno e
2 mesi (Gabriella Galetto).
Per Berlusconi invece, che veste i panni
di politico, la cosa è un pelino più compromettente: innanzitutto per lui si tratta
in assoluto della prima vera condanna definitiva in vent’anni di egemonia
politica e ideologica nel nostro paese. L’uomo e il politico sono stati
presentati per la prima volta all’opinione pubblica come ufficialmente
pregiudicati: da oggi si può dire che Berlusconi è un delinquente, quello che
finora si poteva solo sussurrare in silenzio a causa del politically correct e
del rischio denunce, oggi invece si può gridare: Berlusconi è stato (con grande
ritardo, dovremmo dire) smascherato dai giudici per quello che è, un ladro.
Curiosa a tal proposito la sua difesa:
secondo lui e i suoi avvocati egli non si occupava di Mediaset, eppure afferma
con tanta convinzione che nella sua società non c’era alcuna irregolarità.
Sospetta tutta questa sicurezza per uno che afferma di non essersi più occupato
di televisione da quando è sceso in campo!
Effetti
e conseguenze della sentenza
Dei
4 anni di reclusione, 3 sono stati indultati, e l’anno restante si potrebbe
scontare ai servizi sociali, ma in tutta probabilità Berlusconi lo passerà ai
domiciliari in una delle sue magioni principesche. Ciò che più importa è però
che con questa sentenza Berlusconi perde i suoi privilegi di
parlamentare, per cui il Senato non potrà pronunciarsi sulla sua permanenza in
Parlamento.
Inoltre su Berlusconi gravano almeno due cose nel prossimo futuro: la
prima è la sentenza di primo grado del processo Ruby, per la quale l’accusa ha
chiesto l’interdizione perpetua; la seconda è la legge anticorruzione, secondo
la quale i condannati a più di due anni sono dichiarati direttamente
ineleggibili.
Le
cose, quindi, si complicano alquanto per il leader del Pdl, i cui avvocati
dovranno inventarsi davvero qualcosa di magico per salvarlo. E a proposito
della squadra di legali, quei principi del foro di Coppi, Ghedini e Longo
parlano addirittura di portare la questione in Europa: per loro è una cosa
inconcepibile che sia arrivata una condanna del genere. In realtà loro sapevano
benissimo ciò che sarebbe successo e lo sapeva anche Berlusconi.
Il (solito) videomessaggio apologetico
In tutto questo caos e in questo clima di
agitazione, Berlusconi non ci ha risparmiati (neanche stavolta) il solito
videomessaggio lanciato dalle sue reti televisive (rigorosamente Rete4). In
questo clip girato a Palazzo Grazioli, Berlusconi pensa a ciò che non dimentica
mai di curare: la sua immagine. Ha sempre tenuto molto al suo impatto col
pubblico, ha sempre avuto premura di apparire bene e del resto gran parte del
suo successo va alle sue doti di attore (non solo in senso legale). Vogliamo
rivederlo, se non altro per un motivo: per vedere come un uomo sia capacissimo
di mentire sapendo di mentire e quanto questa sua abilità possa indurre gli
altri ad aver pena per lui e a sostenerlo. Vediamo, ora che sappiamo i fatti, fino a che punto riesce a ingannare la gente quest'uomo.
Per chi “segue” gli show audiovisivi di
quest’uomo, non è nuova la carrellata di tematiche.
C’è il solito, sempre poco motivato,
attacco ai magistrati, sminuiti e screditati solo perché non sono eletti dal
popolo (come lui), ma tali per superamento di concorso pubblico (il che, come si sa, è
un’ulteriore garanzia di imparzialità); c’è la negazione del contributo nella
scoperta di Tangentopoli (fosse stato per lui, si sarebbe continuato alla
grande, mentre quello fu storicamente il primo caso eclatante della nostra
storia in cui la disonestà di certi politici divenne un fatto accertato e di dominio pubblico); c’è
il ricordo di molti suoi processi non conclusisi con sentenze di condanna
(omettendo di dire però che tra quelli c’è un bel po’ di giudizi semplicemente
caduti prescritti, non conclusisi con assoluzione, che è diverso); ci sono i
piccoli lapsus («le “mie” televisioni»); c’è l’offesa aperta ai giudici che l’hanno
giudicato (ma nessuno lo denuncia per diffamazione? I giudici hanno prove
quando condannano, lui infanga l’onore delle persone forte solo della sua
frustrazione! Il comico Luttazzi fu denunciato per vilipendio alla nazione solo
per aver detto a Travaglio che era un giornalista libero «in questo paese di
merda», riferendosi all’Italia dei furti, della corruzione, dei politici
disonesti)… Degno di nota e particolarmente indignante è il commento sul modo,
a suo dire egregio, con cui il suo gruppo ha rappresentato l’Italia nel mondo…
E qui potremmo far mattina a fornire esempi del contrario: tra le corna nelle
foto, le battute razziste su Obama e sui musulmani, forse l’esempio che più
calza fu il suo intervento al parlamento europeo all’inizio degli anni 2000,
che seminò una vergogna indicibile e incommentabile.
Nota di carattere psicologico: sono
visibilissimi sul volto di quest’uomo i segni della menzogna, a cominciare
dalla scarsissima espressività che mette nel suo racconto (ciglia immobili per
esempio), che, come si sa in un certo ambiente scientifico, è uno dei più
preziosi indizi della bugia. Viene da chiedersi inoltre con che faccia questo
governo possa aspettarsi che gli italiani facciano sacrifici, sapendo che la sua
parte più consistente e influente è figlia di un uomo che ha rubato allo Stato,
ovvero a noi…
Napolitano
incoraggia le riforme di Berlusconi
Tra i vari commenti arrivati alla sentenza
particolarmente aberrante è stato quello del Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano. Dopo aver banalmente detto che bisogna rispettare la
magistratura, Napolitano se ne esce col dire che il governo deve continuare
sulla riforma della giustizia, guarda caso tema molto ma molto caro a Berlusconi,
con cui ha chiuso non a caso il suo videomessaggio, Certo: siamo in piena
recessione economica, c’è l’urgenza fortissima di una nuova legge elettorale e
per questi signori occorre riformare la giustizia. Avete mai letto la
Costituzione nella parte in sui parla di giustizia? Be’, fatelo: vedrete coi
vostri occhi che le proposte di riforma che questi signori hanno in mente sono
del tutto in malafede.
E poi riflettiamo su questo: che
credibilità può mai avere uno che anela a riformare la giustizia proprio dopo
essere stato condannato? È ridicolo. Grave è invece che Napolitano appoggi
questa cosa: abbiamo un Capo dello Stato che non solo non si preoccupa di
ammonire le forze politiche a non scrivere testi incostituzionali, ma che
addirittura li incentiva a farlo, dimostrando di voler salvare il progetto di
questo governo, argomento di cui abbiamo discusso nel precedente post.
Cosa accadrà?
Nel suo annuncio Berlusconi dice
di non arrendersi. Del resto non potrebbe: se si ferma, è morto! La rinascita
di Forza Italia è, con uno slancio di fantasia invidiabile, la testimonianza
più diretta della scarsa opinione che quest’uomo ha degli italiani:
ripresentare Forza Italia è come dire “tanto ‘sti deficienti ci cascano sicuro:
ci sono cascati per anni, basta cambiare nome!”. Si parla nel frattempo della
sostituzione a capo del Pdl con Marina Berlusconi. Il che è perfettamente
italiano come stile: abbiamo la nipote di Mussolini, perché non dovremmo avere
la figlia di Berlusconi?
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