martedì 22 luglio 2014

100mila firme in poche ore: firma l’appello contro la riforma criminale di Renzi e Berlusconi

     Alzare il numero minimo di firme necessarie ai cittadini per chiedere un referendum da 500mila o 800mila firme: cosa vi sembra se non togliere ai cittadini la possibilità di intervenire nella gestione della politica? Eliminare l’eleggibilità dei senatori per renderli nominabili, non dai cittadini ma dai politici stessi: cosa vi sembra se non togliere ai cittadini la possibilità di intervenire nella gestione della politica? La Corte Costituzionale dice che la legge elettorale attuale (il Porcellum) è illegale perché non consente ai cittadini di esprimere preferenze? E nella nuova legge elettorale si continuano a lasciare le preferenze bloccate: cosa vi sembra se non togliere ai cittadini la possibilità di intervenire nella gestione della politica?



     Sono solo alcuni esempi dei contenuti della cosiddetta “riforma” che questo governo sta sostenendo, impedendo al Parlamento di fare il suo vero lavoro: fare leggi. Matteo Renzi, con la collaborazione del condannato Silvio Berlusconi e del suo braccio destro (imputato in vari processi) Denis Verdini, sta portando avanti questo progetto totalmente e ingiustificabilmente antidemocratico, il cui succo si può riassumere nell’espressione: “I cittadini non devono rompere le scatole, chi governa deve poter fare quello che vuole senza una controparte che possa ostacolarlo: basta dire loro che è fatto per il bene del paese e se ne staranno buoni”.
     Ma per fortuna non tutti sono idioti e non tutti si fanno infinocchiare. Ecco perché è molto importante che l’opinione pubblica faccia capire a questi criminali che i loro veri obiettivi sono stati riconosciuti e che nessuno vuole quelle che spacciano per riforme. Se una questione prende peso nel dibattito pubblico è più difficile per la casta politica far approvare certe leggi criminali.
     Il fatto quotidiano, sempre molto attento e attivo in queste questioni, lancia (e non è la prima volta) un appello, una petizione che i cittadini possono firmare comodamente da casa, in modo gratuito e in 3 secondi. È il modo che abbiamo di usare uno strumento democratico (finché ce li lasciano) per fermare lo scempio autoritario che Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e i loro alleati (con il benestare di Giorgio Napolitano) stanno per compiere. La firma di ognuno avrà un peso enorme e i cittadini intelligenti lo hanno capito: in pochissime ore si sono superate le 100mila firme previste inizialmente e ora si punta a quota 500milaI più grandi intellettuali e uomini di legge stanno sostenendo questo appello: da Rodotà a Zagrebelsky.

     Ecco la pagina da cui potete apporre la vostra firma di cittadini liberi e non schiavi inerti di imbroglioni e condannati



Qui trovate il testo dell’appello… A questo link potete invece leggere le 10 bellissime controproposte che Il fatto quotidiano ha lanciato in sostituzione di quelle di Renzi, Berlusconi & Co.

A:
Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica
Pietro Grasso, Presidente del Senato
Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati
Matteo Renzi, Presidente del Consiglio

Dite no al Parlamento dei nominati e alle riforme che limitano i referendum e uccidono la democrazia partecipata


LE CONTRORIFORME dell’Italicum e del Senato delle Autonomie, concordate dal governo con il pregiudicato Silvio Berlusconi e il plurimputato Denis Verdini:

- consentono a un pugno di capi-partito di continuare a nominarsi i deputati a propria immagine e somiglianza (con le liste bloccate per la Camera), addirittura aboliscono l’elezione dei senatori (scelti dalle Regioni fra consiglieri e sindaci, ridotti a un ruolo decorativo e per giunta blindati con l’immunità-impunità) e tagliano fuori i partiti medio-piccoli (con soglie di sbarramento abnormi);

- trasformano il Parlamento nello zerbino di un premier-padrone, “uomo solo al comando” senza controlli né contrappesi, con una maggioranza spropositata che gli permette di scegliersi un presidente della Repubblica e di influenzare pesantemente la Corte costituzionale, il Csm, la magistratura e l’informazione televisiva e stampata;

- espropriano i cittadini dei residui strumenti di democrazia diretta: i referendum (non più 500mila, ma addirittura 800mila firme) e le leggi di iniziativa popolare (non più 50mila, ma addirittura 250mila firme).

DICIAMO NO ALLA SVOLTA AUTORITARIA, come i migliori costituzionalisti italiani hanno definito il combinato disposto delle due controriforme, ispirate  – consapevolmente o meno – al “Piano di Rinascita Democratica” della loggia P2 di Licio Gelli.

DICIAMO SÌ ALLA DEMOCRAZIA PARTECIPATA e vi chiediamo di sostenere solo riforme istituzionali che rispettino lo spirito dei Padri Costituenti del  1946-’48: restituendo ai cittadini il diritto di scegliersi i parlamentari e coinvolgendoli nella cosa pubblica; tutelando le minoranze e le opposizioni; allargando gli spazi di partecipazione diretta alla formazione delle leggi; limitando l’immunità parlamentare alle opinioni espresse e ai voti dati e abolendo i privilegi impunitari in materia di arresti, intercettazioni e perquisizioni; combattendo i monopòli e i conflitti di interessi, specie nel mondo della televisione e della stampa; ampliando l’indipendenza e l’autonomia dei poteri di controllo, dalla magistratura all'informazione.

Antonio Padellaro
Marco Travaglio
Peter Gomez
e la redazione del Fatto Quotidiano

domenica 20 luglio 2014

Processo Ruby: ecco perché Berlusconi è stato assolto

     Ci sono fior fior di indizi: ci sono le intercettazioni telefoniche dove si sentivano le Olgettine e la Minetti che organizzavano le serate a suon di spogliarelli; ci sono le intercettazioni della stessa Ruby che praticamente confessa di frequentare il sistema di Arcore;  ci sono le testimonianze di alcune delle stesse ragazze che avevano assistito al bunga bunga; ci sono le nuove ipotesi di reato del processo Ruby ter, in cui dovrà emergere come Berlusconi abbia pagato (anche dopo l’inizio del processo) ingenti somme alle escort sottoforma di denaro e beni mobili e immobili affinché mentissero sulle serate di Arcore; ci sono le imbarazzantissime deposizioni in aula della stessa Ruby e dei poliziotti della Questura di Milano che rispondono alle domande dei giudici a ritmo di «Non ricordo»… Gli ingredienti c’erano tutti per dire all’opinione pubblica che Silvio Berlusconi avesse commesso i reati contestatigli al processo Ruby, ossia concussione e prostituzione minorile.
     Ma due giorni fa esce sui giornali la notizia che la Corte d’Appello di Milano, seconda sezione penale, giudici Enrico Tranfa (presidente), Ketty LoCurto e Alberto Piccirelli, ha ribaltato la sentenza di condanna in primo grado (sette anni di carcere) e ha assolto Berlusconi da tutti i capi di accusa.

L’oggetto del processo Ruby
     Andiamo con ordine: ricordate loggetto del processo? Berlusconi avrebbe organizzato ad Arcore delle serate con escort, alcune minorenni, con cui intratteneva gli ospiti (tra cui Lele Mora ed Emilio Fede, attivi frequentatori della villa, anch’essi poi indagati); la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 Ruby, una delle escort, allora minorenne, viene fermata dalla Questura di Milano per un reato di furto: Berlusconi, allora premier, viene a sapere della sua cattura mentre è a Parigi e, temendo che la ragazza possa rivelare il giro di prostituzione alla Questura durante un interrogatorio, telefona al capo di gabinetto Pietro Ostuni per indurlo a rilasciare Ruby immediatamente. La scusa usata era che Ruby fosse la nipote dell’allora presidente egiziano Mubarak e che la sua cattura avrebbe potuto scatenare un incidente internazionale. Ostuni la rilascia, affidandola a Nicole Minetti, che secondo le accuse procurava le ragazze a Berlusconi assieme a Lele Mora e che, appena uscita dalla Questura, la appioppa a Michelle Conceicao, una prostituta. Si dirà poi che Berlusconi ha voluto “tutelare” Ruby sottraendola alla Questura per evitare l’incidente diplomatico, ma non è mai stato spiegato come questo possa essere fatto usando una prostituta. Le accuse sono quindi di concussione (per aver indotto un funzionario pubblico, Ostuni, a fare una cosa che non poteva fare), e di prostituzione minorile.

La prostituzione ad Arcore è davvero avvenuta
     Ora, partiamo col dire la cosa più importante di tutte e lo diciamo per i meno informati (quelli che seguono il tg5, per esempio): nonostante sia arrivata una sentenza di assoluzione, il giro di prostituzione ad Arcore è realmente avvenuto. È un fatto provato e dimostrato da tempo che questo giro è esistito e sono state provate anche le sue modalità. Berlusconi ha sempre affermato alla stampa e ai suoi elettori che nella sua villa non si sono mai svolti spogliarelli, spettacoli sexy o serate all'insegna di sesso a pagamento, bensì solo “cene eleganti”. Viene invece fuori che il giro di prostituzione ad Arcore esisteva eccome: esso è un fatto provato, anche per quanto riguarda la prostituzione di minorenni. Esistono prove inconfutabili che le Olgettine, Ruby compresa, avevano rapporti sessuali in cambio di denaro. Vogliamo spiegare come mai nonostante indizi tanto espliciti si sia giunti a una sentenza di assoluzione, dopo che in primo grado era arrivata la condanna.

Perché è caduta la prostituzione minorile?
     Per quanto riguarda il reato di prostituzione minorile, esso secondo la Corte d’Appello «non costituisce reato» (non dice che non sussiste). Questo perché la difesa legale di Berlusconi è riuscita a provare, attenzione, non che Berlusconi non abbia avuto rapporti di prostituzione con Ruby (il che come detto è provato), ma che Berlusconi non sapesse che Ruby fosse minorenne. Ecco spiegato perché cade l’accusa di prostituzione minorile.

Perché è caduta la concussione?
     Per il reato di concussione, fermo restando che i giudici renderanno note entro 90 giorni le motivazioni della sentenza, ecco cosa può essere successo.

     Fino al 2012 è esistito il solo reato di concussione (vecchio articolo 317 del codice penale), che consiste nel portare un funzionario pubblico a fare qualcosa sotto pressioni in maniera indebita. La concussione poteva avvenire per costrizione o per induzione: la differenza era poca e in tutti i casi la persona concussa era considerata vittima del concussore. Ma Berlusconi, aiutato nel 2012 da Monti, fa varare la legge cosiddetta “anti-corruzione”, ovvero la legge Severino, la quale prende il reato di Berlusconi (la concussione) e lo disgrega in due fattispecie: da una parte abbiamo la concussione per costrizione (nuovo art. 317 c.p.), dall’altra una induzione indebita (art. 319-quater c.p.), reato meno grave.

     Ora, la Procura di Milano avrebbe preferito procedere contestando il reato di induzione, ma il Tribunale di Milano si è ritrovato a scegliere: se Berlusconi avesse costretto Ostuni a far rilasciare Ruby, allora il reato sarebbe stato concussione (per costrizione) e la Questura di Milano (quindi anche Ostuni) sarebbe stata vittima; se Berlusconi avesse invece indotto Ostuni senza costringerlo, allora il suo reato sarebbe stato diverso (induzione indebita) e soprattutto meno grave, e in tal caso anche la Questura avrebbe avuto una sua responsabilità perché Ostuni poteva rifiutarsi di obbedire.

     Il Tribunale ha scelto la prima strada, ma questa tesi non ha retto in appello, perché, anche se la telefonata c’è stata e Ruby è stata liberata per paura di far arrabbiare Mubarak, non è stata provata alcuna costrizione da parte di Berlusconi. Significa che i legali di Berlusconi sono riusciti a far passare l’idea che Berlusconi era veramente convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak e che quindi abbia agito in buona fede con quella telefonata. Verrebbe da chiedere: e a Berlusconi chi l’ha detta questa cosa? E soprattutto: come poteva andare a letto con la nipote di Mubarak (fatto provato), se davvero lo era? Inoltre, come viene in mente a Berlusconi di affidare nientemeno che la parente di un presidente a una prostituta, subito dopo essere stata liberata? E ancora, come mai ci sono stati tanti flussi di denaro alle ragazze (Ruby compresa)?
     
Pietro Ostuni
Lasciamo aperti questi interrogativi e notiamo che la legge (Severino) dice che, affinché ci sia concussione, la persona concussa (Ostuni) deve aver ricevuto un vantaggio, un tornaconto, di cui però non si è provata l'esistenza (anche se appare molto chiaro agli occhi del buon senso che Ostuni, nell’accondiscendere alle pressioni di Berlusconi, avrebbe evitato di compromettere la sua carriera e questo sarebbe eccome un vantaggio). Quindi, prima del 2012 Ostuni sarebbe stato concusso e sarebbe stato vittima di un reato, ma siccome è cambiata la legge, il fatto che Ostuni non abbia ricevuto alcun vantaggio ha ora rilevanza, quindi il reato non è di concussione, quindi il fatto contestato dal Tribunale (la concussione, appunto) «non sussiste». O, come fa notare Marco Travaglio, non sussiste più.

     Come si vede, modificando la legge durante il processo, è stato cambiato linsieme dei parametri con cui valutare il caso e questo ha molto probabilmente condizionato la sentenza.
Piccola nota: non è un caso che la modifica del reato di concussione attraverso la legge Severino sia avvenuta con le forze congiunte di Pdl e Pd. Essa è infatti servita anche a Filippo Penati, braccio destro di Bersani.

     Lo sbaglio è stato insistere con la tesi della concussione per costrizione, che mal di adattava alla natura dei fatti. Perfino un giornale come Il fatto quotidiano, che berlusconiano non è, aveva sostenuto l’inadeguatezza della tesi della costrizione, dichiarando “paradossalmente” che Berlusconi avrebbe dovuto scontare una pena minore da quella proposta dall'accusa (7 anni), proprio perché alla sua condotta si adattava meglio la fattispecie dell’induzione indebita che, come dicevamo poc’anzi, è meno grave e quindi punita meno gravemente.

Dopo la sentenza
     La colpevolezza di Berlusconi era da tempo talmente evidente che, quando è arrivata la notizia della sentenza di assoluzione, i primi a mostrarsi sorpresi sono stati proprio Berlusconi e i suoi legali Filippo Dinacci e Franco Coppi (indagato nel processo Ruby ter) che si lascia uscire di bocca «la sentenza va oltre le più rosee aspettative» (i due legali hanno sostituito i “trombati” Longo e Ghedini, anch’essi indagati nel Ruby ter).
     E subito si festeggia e si sbandiera l’innocenza plenaria di Berlusconi, come se essere stato assolto da questo unico processo lo avesse reso innocente rispetto a tutti gli altri numerosissimi capi d’accusa collezionati nella sua carriera. Ma per il suo elettorato schizofrenico possono avvenire anche simili assurde magie. Per quel tipo di elettori potrebbe essere falsa anche la sentenza di condanna che Berlusconi ha collezionato per evasione fiscale (condanna definitiva!) o altre.
     E, a proposito di schizofrenia e totale alienazione dalla realtà, ecco che dopo la sentenza Berlusconi afferma che la magistratura «ha dato conferma di quello che ho sempre asserito: ovvero che la grande maggioranza dei magistrati italiani fa il proprio lavoro silenziosamente, con equilibrio e rigore ammirevoli». Proprio lui che ha sempre detto di disprezzare la “razza” dei giudici perché in Italia sono individui eversivi che minano la democrazia.
     Per completare il quadro delle stranezze e delle assurdità, ecco spuntare (se mai lo si possa dire di lui) Brunetta che torna a chiedere la grazia. Un Leitmotiv che credevamo estinto…

     Ora l’ultima parola spetta alla Cassazione: essa deciderà se confermare la sentenza di appello o se ordinare un processo di appello nuovo per motivi di illegittimità. Nel frattempo esiste il Ruby ter, che vede Berlusconi indagato in corruzione di atti giudiziari: se si provasse che Berlusconi ha davvero pagato le ragazze perché mentissero, tutto il processo principale potrebbe essere rivisto.

     
La conseguenza di tutto il fattaccio è che il famoso accordo del Nazareno, sottoscritto lo scorso gennaio da Berlusconi e Matteo Renzi nientemeno che nella sede del Pd, rimane in piedi e anzi è ora più forte che mai. Ma niente paura, cari elettori del Pd: se temevate che il vostro Renzi potesse avere un minimo di pudore per il fatto di scendere a patti con un criminale delinquente condannato, puttaniere, evasore provato e amico di mafiosi, sappiate che per Renzi il patto sarebbe andato avanti anche in caso di condanna: «Avrei mantenuto la parola anche se Berlusconi fosse stato condannato». Quando uno ha spessore istituzionale.