domenica 15 aprile 2012

15 aprile 1912 – 15 aprile 2012: un secolo di Titanic


  15 aprile 1912, ore 02:20
Il transatlantico Titanic affonda nell'Oceano Atlantico,
a latitudine nord 41°.43.5’, longitudine ovest 49°.56.8’


Numero totale passeggeri
2224

Numero passeggeri salvati
710

Numero passeggeri deceduti
1514


La rotta del Titanic, interrotta in pieno Oceano Atlantico.

Il Titanic poco dopo la partenza dal porto di Southampton (10 aprile 1912).

Il momento della collisione con l'iceberg, in una scena del film Titanic, di Jean Negulesco (1953).

Una scialuppa di salvataggio del Titanic, fotografata a bordo del transatlantico Carpathia (mattino del 15 aprile 1912).

Relitto del troncone anteriore del Titanic giacente a 3700 metri sul fondo dell'oceano.

Il transaltantico così come appare in una scena del film Titanic, di James Cameron (1997).




domenica 8 aprile 2012

Latine loquimur, n. 6


     Il mio regalo di Pasqua per voi: Latine loquimur, parte sesta! Poi non dite che non vi voglio bene!
     Nota: la pronuncia scolastica è quella usata (e insegnata) in Italia; la pronuncia restituita è quella che, secondo le ricostruzioni, veniva realmente usata dai Romani.

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Obtorto collo
[pronuncia scolastica: obtòrto collo]
[pronuncia restituita: obtòrto collo]

     Il colore folcloristico della mentalità latina si riflette tutto in questa espressione, che ha un sapore decisamente mimico: obtorto collo vuol dire letteralmente “con il collo storto”, “con il collo girato” e significa “mal volentieri”, “contro voglia”. Pensiamo ai bambini piccoli che non vogliono mangiare: girano la testa per allontanarsi da ciò che non vogliono, anche se poi alla fine le mamme li immobilizzano e li rimpinzano di pappa; ma anche negli adulti, che di riflesso mimano questo gesto, ruotando la testa allorché reagiscono a qualcosa che non gradiscono.
     Alcuni esempi di cose che facciamo obtorto collo: scendere alle 5 di mattina per far fare i bisogni ai cani domestici; fare la fila alla posta; prendere una medicina necessaria dal sapore sgradevolissimo. Molti generi, confidandosi con gli amici, spesso dicono frasi del tipo: «Domenica mi sono sorbito l’ennesimo invito a pranzo da mia suocera! Ogni volta è uno strazio: ci vado sempre obtorto collo!».
     Questa espressione è decisamente “popolare”. Normalmente i latini, che sono molto più sintetici di noi, avevano anche un altro modo per indicare che un’azione veniva fatta senza piacere: usavano l’aggettivo invitus (per il maschile) o invita (per il femminile) o invitum (per il neutro) con funzione predicativa. Per esempio, per dire una frase come “Marco studia senza voglia” avrebbero detto Marcus studet invitus. È un uso decisamente più letterario.


Credo quia absurdum
[pronuncia scolastica: credo quia absùrdum]
[pronuncia restituita: credo cuìa absùrdum]

     Molti filosofi, uomini di chiesa e liberi pensatori si sono presi a schiaffi nel corso dei secoli per difendere o attaccare la fede religiosa e il senso che essa possa avere nella vita degli uomini. All’apologeta cristiano Tertulliano (155 – 230 circa) viene attribuita una delle argomentazioni sicuramente più fantasiose e inaspettate con cui il cristianesimo sia stato difeso. La frase suona credo quia absurdum (sottinteso: est), ovvero “io credo in quanto (è) assurdo”. Secondo questa visione, che è stata definita fideismo antintellettualistico, il miracolo dell’esistenza di Dio è degno di credito tanto più quanto più dotato di natura assurda, cioè contraria alla logica umana. Paradossalmente, quindi, Tertulliano difenderebbe la sua fede senza usare i soliti strumenti con cui si affronta questo dibattito, ovvero quelli della ragione, ma accetta l’assurdità (ovvero la contrarietà alla logica) del fenomeno divino e proprio in quell’assurdità riconosce una garanzia di credibilità e attendibilità.
     Come detto, però, la frase è stata solo attribuita a Tertulliano, desumendola dal contenuto della sua opera De carne Christi (“Sulla carne di Cristo”), in cui, più precisamente, Tertulliano scrive: Crucifixus est Dei Filius, non pudet, quia pudendum est; et mortuus est Dei Filius, prorsus credibile est, quia ineptum est; et sepultus resurrexit, certum est, quia impossibile. (De Carne Christi, V, 4). Ovvero: “Il Figlio di Dio è stato crocefisso, non c’è da provar vergogna, in quanto è cosa vergognosa; e il Figlio di Dio è morto, ciò è assolutamente credibile, in quanto è cosa sconveniente; e, una volta sepolto, risorse, questo è cosa certa, proprio perché è impossibile”. Da questo passaggio, nasce la formula riassuntiva di cui sopra, divenuta ovviamente più famosa.


Album
[pronuncia scolastica: album]
[pronuncia restituita: album]

     La parola album è un aggettivo di genere neutro (cioè non maschile né femminile) che significa “bianco” (da cui albino, alba…). Album veniva chiamata la tavola di calce esposta nel foro delle antiche città romane su cui venivano trascritti tutti quegli avvisi, quei decreti, quegli editti e ogni altra informazione di pubblico interesse affinché potesse essere letta tempestivamente dai cittadini. E la calce è appunto bianca, perché contiene calcio (basti pensare ai denti, alle ossa, al gesso o allo stesso calcare, tutti bianchi perché composti a base di calcio). Era quindi una sorta di “gazzetta ufficiale” o di ANSA dell’età antica. Nell’epoca moderna esiste ancora uno strumento del genere e il suo nome è stato italianizzato in “albo” (l’albo del condominio, l’albo del comune, l’albo della facoltà…): sopra vi affiggiamo gli stessi avvisi che interessano alle persone di quell’ambiente. La dicitura originale album invece è stata riferita a raccoglitori di fogli (anche non bianchi) su cui ci compiaciamo di incollare le foto o i francobolli o le figurine dei calciatori.

sabato 7 aprile 2012

Monti a Napoli per il rilancio di Pompei


     Quando un paese è in crisi, la crisi è sempre prima di tutto culturale. Ma crisi culturale non significa che il paese è in ginocchio perché la gente non si ricorda la capitale dell’Uzbekistan: significa che la capacità di reagire ai mali sociali è ridotta perché la gente non possiede quell’educazione, quella sensibilità tale da permettergli di riconoscere a monte i meccanismi sbagliati che si insinuano nella vita del paese; significa che la gente non è educata a indignarsi e, quindi, a reagire, anche non violentemente, non per forza con chissà che rivoluzioni; significa che la gente non ha fiducia nella ricostruzione di ciò che viene danneggiato e che quindi, anche nelle generazioni successive, si abbandona a quella sfiducia qualunquista che permette a chi vuole approfittarsene di continuare indisturbato la sua opera di parassitismo sociale… tutte cose che non si presentano in un popolo istruito e che è riuscito a prendere dalla cultura, dall’arte, dalla poesia, i mezzi necessari per imparare a vivere insieme agli altri e a rispettarsi reciprocamente.

Il Premier Mario Monti alla Prefettura di Napoli, illustra il piano
di rilancio degli scavi di Pompei assieme ad alcuni Ministri del
suo Governo.
     Con questa premessa, e vista l’attuale situazione della penisola italiana, appare quindi più che mai appropriato il recente annuncio di rilancio di una delle risorse culturali più preziose che esistano al mondo. Il rilancio del sito archeologico di Pompei, infatti, è stato annunciato il 5 aprile 2012 dal Presidente del Consiglio Mario Monti nel capoluogo napoletano, con un intervento iniziato alle ore 12.

     Assieme al Presidente del Consiglio, si sono presentati a Napoli altri importanti membri locali e del Governo: i sindaci di Napoli e Pompei in primis, Luigi de Magistris e Claudio D’Alessio, poi i Ministri Annamaria Cancellieri (Interno), Francesco Profumo (Istruzione), Fabrizio Barca (Coesione territoriale) e ovviamente Lorenzo Ornaghi (Beni culturali), tutti a presentare quello che è stato battezzato come il Grande Progetto Pompei. Di cosa si tratta precisamente?
     In sostanza è uno stanziamento di un totale di 105 milioni di euro, di cui 63 provenienti dai fondi nazionali e 42 dai fondi europei, che hanno l’esplicito obiettivo di mettere a disposizione mezzi, manodopera e consulenze tecniche per la ristrutturazione, la tutela e la manutenzione del sito archeologico dell’età antica più famoso e meglio conservato al mondo. Dopo la critica della ristrutturazione del Teatro Grande degli scavi e dopo i crolli di alcuni edifici (vedi il post del 6 novembre 2010), questo Progetto giunge quindi ancora più gradito.

     Ma sappiamo tutti come vanno a finire queste cose, potrebbe ribattere qualcuno: stanziano i fondi e poi la malavita organizzata se li mangia tutti. A quanto pare il Progetto avrebbe pensato anche a questo. Accanto ai bandi per l’acquisizione degli appalti sarebbe stato emanato anche un Protocollo di legalità per prevenire le infiltrazioni criminali: ben consci di come stanno le cose al sud, infatti (ma non solo al sud, eh: il recente scandalo Lega lo ha dimostrato, se mai ce ne fosse bisogno), i membri del Governo hanno infatti ritenuto necessario che i lavori siano sorvegliati da numerosi membri della Prefettura e della Guardia di Finanza proprio per evitare che la mafia e la camorra possano mettere le mani su questi milioni e usarli per i loro fini illegali. Il Protocollo di legalità prevede, tra le altre cose, una sorveglianza di agenti e della Prefettura sui cantieri di lavoro, un’estesa tracciabilità dei pagamenti e uno stretto controllo anche dei subappalti minori. Inoltre, il Ministro Cancellieri ha promosso anche una speciale squadra di Vigili del Fuoco che dovrebbe intervenire per le manutenzioni speciali.

Panoramica degli scavi di Pompei.

     In questo modo si spera di scongiurare il rischio che anche questa ennesima possibilità che l’Europa ci ha dato si risolva in un imbarazzante e umiliante buco nell’acqua. «L’Europa ci guarda», ha detto il Ministro Cancellieri, anche se questa operazione deve partire da un orgoglio e da un senso del dovere tutto italiano. L’azione, se riuscisse, avrebbe un forte potere simbolico, si ripercuoterebbe positivamente sull’immagine di Pompei e del Mezzogiorno, con tutte le conseguenze annesse.
     Per il momento sono stati emanati cinque bandi che mirano al restauro di altrettante domus: il Criptoportico, la Domus di Sirico, la Domus del Marinaio, la Domus della Pareti rosse e la Domus dei Dioscuri. Altri bandi sono previsti per luglio 2012 e tutti dovranno rispettare i requisiti di legalità, trasparenza e affidabilità che sono previsti dal succitato Protocollo.

     E, per chi fosse particolarmente interessato a sapere come si intende utilizzare i fondi stanziati, ecco l’elenco delle linee guida dei lavori in preparazione, con la spesa annessa:
     1. rilievi e diagnostica (€ 8.200.000);
     2. consolidamento delle opere (€ 85.000.000);
     3. adeguamento dei servizi per i visitatori (€ 7.000.000);
     4. potenziamento dei sistemi di sicurezza e di telesorveglianza (€ 2.000.000);
    5. rafforzamento della struttura organizzativa e tecnologica della Soprintendenza (€ 2.800.000).

     Significative, per il discorso fatto in apertura, le parole del Ministro Profumo: «La cultura genera sviluppo […] Il rapporto con la legalità, ciascuno di noi inizia a maturarlo sui banchi di scuola».