lunedì 26 maggio 2014

Elezioni europee: vi dico perché Renzi ha vinto

     Vediamo di metter giù giusto un paio di osservazioni all’indomani delle elezioni europee, giusto per capire quali forze stanno agendo nell’opinione pubblica e quali nella politica. Partiamo dalla cosa più ovvia: i risultati.
     Matteo Renzi porta il Pd attorno al 41%, migliorando la prestazione oscillante delle scorse politiche, che lo vedevano attorno al 26%; segue al secondo posto, attestandosi come prima forza di opposizione, il Movimento5Stelle, che subisce un calo e prende circa il 22%; più in basso troviamo Forza Italia, che cala di molto al di sotto le sue aspettative, indossando il bronzo del 16%; abbiamo poi Lega nord al 6,5%; L’altra Europa con Tsipras supera lo sbarramento del 4% e pare che sia entrata nel parlamento europeo; più difficile la posizione di Alfano che rischia di non superare la quota limite, mentre Fratelli d’Italia annaspa sotto il 3,5%; i Verdi, Idv e Scelta europea non raggiungono il punto percentuale. Affluenza alle urne: circa il 58%, poco più della metà degli aventi diritto al voto.

Il successo di Renzi
     Renzi aveva un compito da quando ha vinto le primarie: ridisegnare il volto del Pd, che usciva sfigurato dalla fallimentare campagna elettorale di Bersani e al contempo apparire all’Europa come leader affidabile alla guida del paese. Lo scontro è stato chiaro fin da subito: Renzi VS Grillo. Renzi è riuscito a guadagnare circa 2,5 milioni di voti dalle ultime politiche, mentre i 5Stelle ne hanno persi circa 2 milioni: sembra quasi che Renzi si sia ripreso i voti di Grillo.
     Come spiegare questo primo dato? Bisogna ricordare che molti elettori 5Stelle rappresentano voti di “esclusione”, ovvero provengono da elettori che si riconoscevano già in questo o quel partito, ma che a causa delle forti delusioni di alcuni mesi fa avevano deciso di spostare la loro preferenza elettorale. Questi voti di protesta, quindi, non rappresentano elettori che si riconoscano fermamente nel Movimento5Stelle, ma gente delusa, per lo più ex Pd “arrabbiati” col loro partito. Ora, da quando Renzi ha cominciato a impostare la sua campagna elettorale – prima con le primarie, poi con le europee, giacché per diventare premier non ne ha avuto bisogno – è stato bravo a non trasmettere all’elettorato ciò che invece gli era stato trasmesso dai governi precedenti di Monti e Letta: la sfiducia. Ragionevole, quindi, che i vecchi elettori Pd siano ritornati all'ovile. Renzi ha impostato la sua comunicazione sull’ottimismo (che potremmo definire “irrealistico”), laddove i suoi predecessori erano stati costretti a parlare di aumento delle tasse, danni al sistema pensionistico, mancata riforma del mercato del lavoro (ricordiamo la riforma Fornero). Le personalità di questi cattivi governi erano sfacciate, chiuse, non andavano verso la gente: emblematica la frase di Monti «La crisi la pagheranno soprattutto i cittadini più deboli perché hanno poco ma sono in tanti».
     L’atteggiamento di Renzi, invece, è stato diverso: si è guardato bene dall’avvertire la gente dei rischi delle sue riforme, anzi, ha infuso speranze di miglioramento, anche se non ha mai spiegato come potesse realizzarlo (ma questi sono dettagli secondari per l’elettorato). Ecco allora che spunta la promessa degli 80 euro. È lo stesso meccanismo che salvò Berlusconi tante volte: «Votatemi e vi do il 10%», commentava ironicamente Benigni in un suo famoso show.

Medaglia d’argento per Grillo
     E Grillo? Mirava alla vittoria nuda e cruda: lo slogan “vinciamonoi” non è servito e per uno che aspirava a tanto, il 20% fa un po’ male. Credo che i suoi errori siano stati due. Il primo riguarda la comunicazione: ha dato troppa corda ai giornali, che hanno avuto pretesti per dipingerlo come “uno che sa solo gridare e insultare”, un fare che a confronto con la calma “educata” di Renzi, trasmette meno sicurezza a un elettorato che oggi è meno arrabbiato e più impaurito dalla crisi: Grillo è stato più realista (e, se permettete, anche più onesto) di Renzi, perché ha presentato agli elettori i rischi che si corrono in questo paese, ne ha denunciato i mali e portato la gente a focalizzarsi sui “cattivi”, che pure ci sono, come dimostrano le indagini della magistratura e i dati finanziari, e questo ha trasmesso ansia; Renzi, invece ha “distratto” la platea, deviando il corso delle riflessioni dai temi veri e portandoli a guardare altrove, come fa il prestigiatore che ti fa guardare la mano sinistra mentre nasconde la carta con la destra. E questo, concedetemelo, è un po’ triste: conferma che alla gente non importa cosa si può realisticamente fare, ma cosa gli fai sperare. Conferma che da noi vince che imbambola meglio. Così com’è triste il fatto che Renzi sia riuscito a “comprarsi” il voto di tanti con 80 miseri euro, mentre azioni ben più importanti come la protezione dell’articolo 138 dell Costituzione da parte dei “grillini” o il blocco di molti altri decreti improponibili non rimangono nella memoria delle persone e non pesano quando ci si rappresenta mentalmente il Movimento pentastellato. Sono processi noti agli “esperti”, ma la gente non ci riflette.
     Il secondo errore di Grillo riguarda la scelta dei mezzi: Grillo ha scoperto e sfruttato troppo tardi il potere di leva dei mass media. Nel 2013 era riuscito a sfondare usando la rete e appoggiandosi sull’acutissimo clima di antipolitica diffuso in quei mesi. Ma nel 2014, con un Renzi che fa sognare ad occhi aperti le persone, che quindi tornano a interessarsi di politica, la rete non basta più. La gente si forma opinioni guardando la televisione. Ecco quindi che Casaleggio rilascia interviste e Grillo va da Vespa. Ma era troppo tardi: ormai l’opinione pubblica aveva già il suo “modello mentale” bello e formato; inoltre Renzi è in televisione praticamente da sempre (ha cominciato con la Ruota della Fortuna!), la sua immagine mediatica è molto più solida e definita, i suoi contorni sono più chiari, i tratti che lo caratterizzano sono un punto di riferimento molto più saldo. I pentastellati dovranno accontentarsi di essere la prima forza politica di opposizione.
     Staremo a vedere se davvero lascerà perdere il Movimento, come aveva preannunciato in caso di non vittoria, o se continuerà.

La decadenza (in tutti i sensi) di Berlusconi
     Poi c’è Berlusconi. La morte politica del Caimano merita poche parole. In effetti la sua immagine ha subìto vari colpi e sarebbe stato inverosimile che il suo consenso non subisse dei cali, perfino in un paese povero di memoria come il nostro. La condanna definitiva dal processo Mediaset, la pena ai servizi sociali, l’altra condanna in primo grado al processo Ruby, lo scandalo Cosentino, il caso De Gregorio e la compravendita di senatori, poi la condanna Dell’Utri, amico e braccio destro di Silvio… La credibilità dovrà pur risentirne! E neanche più di tanto, comunque. Berlusconi perde qualche punto dalle ultime politiche ed è pesantemente sotto il suo obiettivo (il 20%), ma resta comunque in campo, accontentandosi di un 15%. Qualche elettore nostalgico non ha smesso di sperare ed è ancora sensibile alle sue promesse paradossali (si è passato dal «Vi restituisco l’Imu» a «Regalo dentiere per anziani»). Il lupo perde il pelo, ma se lo può sempre ritingere.

Tsipras, l’“Altra Europa” che si fa strada
     La vera novità di queste elezioni rigurda però una sinistra di importazione. L’altra Europa con Tsipras, leader di Syriza (che in Grecia ha sfondato sfiorando il 27%), è il movimento anti-Merkel che pare sia riuscito a superare la soglia di sbarramento entrando nel parlamento europeo. Sono in molti ad aver sperato su questa forza, che pare sia la sola forza che abbia sapore di sinistra nel nostro paese: da Stefano Rodotà, celebre giurista (candidato dei 5Stelle alla Presidenza della Repubblica, quando i franchi “traditori” del Pd votarono per Napolitano, rifiutando il “loro” Prodi), a Gustavo Zagrebelsky (famoso costituzionalista), a Piergiorgio Odifreddi (lo scienziato e matematico), a Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo Borsellino, ad Antonio Ingroia (il magistrato a cui dobbiamo il processo sulla trattativa Stato-mafia)… Tsipras ha esportato il suo movimento in Italia dove ha trovato un’accoglienza migliore del previsto, dichiarando – come dice il suo motto – di voler pensare “prima alle persone”. Il deputato ellenico si caratterizza per la sua forte avversione alle politiche di austerità promosse dalla Germania di Angela Merkel che hanno portato i paesi dell’Unione (soprattutto la Grecia) nella misera più totale. Se pensiamo al poco preavviso con cui la lista è stata pubblicizzata, il risultato mostra buone possibilità di crescita future per il movimento. Lo terremo sott’occhio.

     Ritengo che queste fossero le forze di cui valesse la pena parlare. Delle altre «fia laudabile tacerci», per dirla con Dante. Ora che Renzi si è assicurato un appoggio più solido vorrà sicuramente spingere per arrivare alle elezioni politiche, di certo in autunno. Solo ora, certo, non prima, nonostante la Consulta abbia dichiarato da mesi che l’attuale legge elettorale non va bene e agli italiani servisse tornare al voto al più presto. Gli altri dovranno lavorare un sacco per competere con questa ondata emotiva di ottimismo, altrimenti il Pd sarà legittimato a governare. E finora lo ha fatto con Berlusconi a fianco. Vedete voi…