Vediamo di metter giù giusto un paio di
osservazioni all’indomani delle elezioni europee, giusto per capire quali forze
stanno agendo nell’opinione pubblica e quali nella politica. Partiamo dalla
cosa più ovvia: i risultati.
Matteo Renzi porta il Pd attorno
al 41%, migliorando la prestazione oscillante delle scorse politiche, che lo
vedevano attorno al 26%; segue al secondo posto, attestandosi come prima forza
di opposizione, il Movimento5Stelle, che subisce un calo e prende circa il 22%;
più in basso troviamo Forza Italia, che cala di molto al di sotto le sue
aspettative, indossando il bronzo del 16%; abbiamo poi Lega nord al 6,5%; L’altra
Europa con Tsipras supera lo sbarramento del 4% e pare che sia entrata nel
parlamento europeo; più difficile la posizione di Alfano che rischia di non
superare la quota limite, mentre Fratelli d’Italia annaspa sotto il 3,5%; i
Verdi, Idv e Scelta europea non raggiungono il punto percentuale. Affluenza alle
urne: circa il 58%, poco più della metà degli aventi diritto al voto.
Il
successo di Renzi
Renzi aveva un compito da quando ha vinto
le primarie: ridisegnare il volto del Pd, che usciva sfigurato dalla
fallimentare campagna elettorale di Bersani e al contempo apparire all’Europa
come leader affidabile alla guida del paese. Lo scontro è stato chiaro fin da
subito: Renzi VS Grillo. Renzi è riuscito a guadagnare circa 2,5 milioni di
voti dalle ultime politiche, mentre i 5Stelle ne hanno persi circa 2 milioni:
sembra quasi che Renzi si sia ripreso i voti di Grillo.
Come spiegare questo primo dato? Bisogna ricordare
che molti elettori 5Stelle rappresentano voti di “esclusione”, ovvero provengono da
elettori che si riconoscevano già in questo o quel partito, ma che a causa
delle forti delusioni di alcuni mesi fa avevano deciso di spostare la loro
preferenza elettorale. Questi voti di protesta, quindi, non rappresentano
elettori che si riconoscano fermamente nel Movimento5Stelle, ma gente delusa,
per lo più ex Pd “arrabbiati” col loro partito. Ora, da quando Renzi ha
cominciato a impostare la sua campagna elettorale – prima con le primarie, poi
con le europee, giacché per diventare premier non ne ha avuto bisogno – è stato
bravo a non trasmettere all’elettorato ciò che invece gli era stato trasmesso
dai governi precedenti di Monti e Letta: la sfiducia. Ragionevole, quindi, che i vecchi elettori Pd siano ritornati all'ovile. Renzi ha impostato la sua
comunicazione sull’ottimismo (che potremmo definire “irrealistico”), laddove i
suoi predecessori erano stati costretti a parlare di aumento delle tasse, danni
al sistema pensionistico, mancata riforma del mercato del lavoro (ricordiamo la
riforma Fornero). Le personalità di questi cattivi governi erano sfacciate,
chiuse, non andavano verso la gente: emblematica la frase di Monti «La crisi la
pagheranno soprattutto i cittadini più deboli perché hanno poco ma sono in
tanti».
L’atteggiamento di Renzi, invece, è stato
diverso: si è guardato bene dall’avvertire la gente dei rischi delle sue
riforme, anzi, ha infuso speranze di miglioramento, anche se non ha mai
spiegato come potesse realizzarlo (ma questi sono dettagli secondari per l’elettorato).
Ecco allora che spunta la promessa degli 80 euro. È lo stesso meccanismo che
salvò Berlusconi tante volte: «Votatemi e vi do il 10%», commentava
ironicamente Benigni in un suo famoso show.
Medaglia
d’argento per Grillo
E Grillo? Mirava alla vittoria nuda e
cruda: lo slogan “vinciamonoi” non è servito e per uno che aspirava a tanto, il
20% fa un po’ male. Credo che i suoi errori siano stati due. Il primo riguarda
la comunicazione: ha dato troppa corda ai giornali, che hanno avuto pretesti
per dipingerlo come “uno che sa solo gridare e insultare”, un fare che a
confronto con la calma “educata” di Renzi, trasmette meno sicurezza a un elettorato
che oggi è meno arrabbiato e più impaurito dalla crisi: Grillo è stato più realista
(e, se permettete, anche più onesto) di Renzi, perché ha presentato agli
elettori i rischi che si corrono in questo paese, ne ha denunciato i mali e
portato la gente a focalizzarsi sui “cattivi”, che pure ci sono, come
dimostrano le indagini della magistratura e i dati finanziari, e questo ha
trasmesso ansia; Renzi, invece ha “distratto” la platea, deviando il corso
delle riflessioni dai temi veri e portandoli a guardare altrove, come fa il
prestigiatore che ti fa guardare la mano sinistra mentre nasconde la carta con
la destra. E questo, concedetemelo, è un po’ triste: conferma che alla gente
non importa cosa si può realisticamente fare, ma cosa gli fai sperare. Conferma
che da noi vince che imbambola meglio. Così com’è triste il fatto che Renzi sia
riuscito a “comprarsi” il voto di tanti con 80 miseri euro, mentre azioni ben
più importanti come la protezione dell’articolo 138 dell Costituzione da parte
dei “grillini” o il blocco di molti altri decreti improponibili non rimangono
nella memoria delle persone e non pesano quando ci si rappresenta mentalmente
il Movimento pentastellato. Sono processi noti agli “esperti”, ma la gente non
ci riflette.
Il secondo errore di Grillo riguarda la
scelta dei mezzi: Grillo ha scoperto e sfruttato troppo tardi il potere di leva
dei mass media. Nel 2013 era riuscito a sfondare usando la rete e appoggiandosi
sull’acutissimo clima di antipolitica diffuso in quei mesi. Ma nel 2014, con un
Renzi che fa sognare ad occhi aperti le persone, che quindi tornano a
interessarsi di politica, la rete non basta più. La gente si forma opinioni
guardando la televisione. Ecco quindi che Casaleggio rilascia interviste e
Grillo va da Vespa. Ma era troppo tardi: ormai l’opinione pubblica aveva già il
suo “modello mentale” bello e formato; inoltre Renzi è in televisione praticamente da sempre (ha cominciato con la Ruota della Fortuna!),
la sua immagine mediatica è molto più solida e definita, i suoi contorni sono
più chiari, i tratti che lo caratterizzano sono un punto di riferimento molto
più saldo. I pentastellati dovranno accontentarsi di essere la prima forza
politica di opposizione.
Staremo a vedere se davvero lascerà
perdere il Movimento, come aveva preannunciato in caso di non vittoria, o se
continuerà.
La
decadenza (in tutti i sensi) di Berlusconi
Poi c’è Berlusconi. La morte politica del
Caimano merita poche parole. In effetti la sua immagine ha subìto vari colpi e sarebbe stato inverosimile che il suo consenso non subisse dei cali, perfino in un paese povero di memoria come il nostro. La condanna definitiva dal processo Mediaset, la
pena ai servizi sociali, l’altra condanna in primo grado al processo Ruby, lo
scandalo Cosentino, il caso De Gregorio e la compravendita di senatori, poi la
condanna Dell’Utri, amico e braccio destro di Silvio… La credibilità dovrà pur
risentirne! E neanche più di tanto, comunque. Berlusconi perde qualche punto
dalle ultime politiche ed è pesantemente sotto il suo obiettivo (il 20%), ma
resta comunque in campo, accontentandosi di un 15%. Qualche elettore nostalgico
non ha smesso di sperare ed è ancora sensibile alle sue promesse paradossali
(si è passato dal «Vi restituisco l’Imu» a «Regalo dentiere per anziani»). Il lupo
perde il pelo, ma se lo può sempre ritingere.
Tsipras,
l’“Altra Europa” che si fa strada
La vera novità di queste elezioni rigurda però
una sinistra di importazione. L’altra Europa con Tsipras, leader di Syriza (che
in Grecia ha sfondato sfiorando il 27%), è il movimento anti-Merkel che pare
sia riuscito a superare la soglia di sbarramento entrando nel parlamento
europeo. Sono in molti ad aver sperato su questa forza, che pare sia la sola
forza che abbia sapore di sinistra nel nostro paese: da Stefano Rodotà, celebre
giurista (candidato dei 5Stelle alla Presidenza della Repubblica, quando i franchi
“traditori” del Pd votarono per Napolitano, rifiutando il “loro” Prodi), a
Gustavo Zagrebelsky (famoso costituzionalista), a Piergiorgio Odifreddi (lo
scienziato e matematico), a Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo
Borsellino, ad Antonio Ingroia (il magistrato a cui dobbiamo il processo sulla
trattativa Stato-mafia)… Tsipras ha esportato il suo movimento in Italia dove
ha trovato un’accoglienza migliore del previsto, dichiarando – come dice il suo
motto – di voler pensare “prima alle persone”. Il deputato ellenico si
caratterizza per la sua forte avversione alle politiche di austerità promosse
dalla Germania di Angela Merkel che hanno portato i paesi dell’Unione
(soprattutto la Grecia) nella misera più totale. Se pensiamo al poco preavviso
con cui la lista è stata pubblicizzata, il risultato mostra buone possibilità
di crescita future per il movimento. Lo terremo sott’occhio.
Ritengo che queste fossero le forze di cui
valesse la pena parlare. Delle altre «fia laudabile tacerci», per dirla con
Dante. Ora che Renzi si è assicurato un appoggio più solido vorrà sicuramente
spingere per arrivare alle elezioni politiche, di certo in autunno. Solo ora,
certo, non prima, nonostante la Consulta abbia dichiarato da mesi che l’attuale
legge elettorale non va bene e agli italiani servisse tornare al voto al più
presto. Gli altri dovranno lavorare un sacco per competere con questa ondata
emotiva di ottimismo, altrimenti il Pd sarà legittimato a governare. E finora
lo ha fatto con Berlusconi a fianco. Vedete voi…
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