domenica 1 agosto 2021

Covid e mascherine lo confermano: facciamo proprio schifo!

      C’era una cosa sola che dovevamo fare, mentre le politica riorganizzava (male) la vita pubblica e la scienza cercava una cura per il covid. Una cosa piccola, insignificante, per nulla faticosa, semplice e veloce, che non richiedeva sforzi, sacrifici o dispendi di tempo ed energia: tenere la mascherina nelle interazioni con gli altri. Stop.

     Tenere la mascherina (correttamente indossata, ovvero coprendo la bocca e anche il naso, altrimenti non serve a nulla!) avrebbe consentito di bloccare quasi del tutto la circolazione del virus tra le persone.
     Il concetto era semplice: il virus si trasmette per via aerea, ovvero con ciò che esce dalla bocca e dal naso; la mascherina sta a ridosso di bocca e naso e si becca ciò che emettiamo con bocca e naso.

     La mascherina avrebbe quindi diminuito la quantità di virus liberi, quindi la quantità di persone infette e di focolai; quindi avrebbe anche diminuito il tasso di contagi, avrebbe pesato meno sulla sanità, per cui sarebbero morte meno persone e si sarebbe abbassata la probabilità e la durata dei lockdown che, lo abbiamo visto, con tanta facilità sono invocati dai governanti (spesso anche per spararsi le pose); ma soprattutto avremmo dato meno modo al virus di mutare.


     E su questo soffermiamoci giusto un minuto.

     Le nuove varianti di cui sentiamo sempre così vagamente parlare sono virus modificati, che possono essere più aggressivi e più forti contro i vaccini. Ma perché esistono le nuove varianti? Come si formano?
     Il virus muta (cioè acquisisce caratteristiche e capacità nuove) quando è nell’organismo ospite (cioè in noi) e può farlo solo mentre si replica in più copie dentro le nostre cellule.
     Mentre il virus si copia, infatti, in realtà copia il suo materiale genetico: durante il processo di copia, però, possono avvenire degli errori casuali, che in parte vengono corretti subito, in parte invece sfuggono. Quando un errore di copia sfugge, il genoma copiato “male” rimane diverso da quello di partenza: in quel momento è nata una mutazione e i virus che trasporteranno quel genoma mutato sono le cosiddette varianti.
     A seconda della mutazione avvenuta – che è casuale! – il nuovo genoma può rendere il virus anche più aggressivo, può dargli nuove armi per infettare o potenziare quelle che già possiede.
     Per cui: per abbassare la formazione di varianti i virus devono replicarsi di meno, perciò devono circolare meno nelle cellule, quindi devono essere trasmessi di meno tra gli individui e questo avviene se indossiamo la mascherina.

     Ora, di fronte a questa banale verità e a fronte di molte persone che si comportano responsabilmente, dappertutto e da molti mesi osserviamo l’ottimismo da mascherina, ovvero individui che non vogliono fare nemmeno questa piccola parte.

     Casalinghe a fare la spesa, amici che si incontrano, ragazzi fuori scuola ammassati prima di entrare (salvo poi fingere di indossarla una volta entrati in classe!)… Chi la mascherina la abbassa sotto il naso, chi la tiene ma sotto il mento, chi la tiene su finché sta zitto ma prontamente poi la abbassa nel momento in cui deve avvicinarsi alla tua faccia per parlare, come se non si sentisse bene (tutta questa empatia!)… e il sottoscritto ha perfino visto gente non portarsela appresso per niente.

     Come giustificare a se stessi questo comportamento? Le frasette paraculo sono variegate e si possono anche dividere in categorie.
  • Allarmiste: «E non respiro!», «E mi fa senso!», «E sono claustrofobico!» (che cavolo c’entra?!)...
  • Prudenziali: «Vabbe’, respiro solo con la bocca», «Ma tanto rimango a distanza» (allora che la indosseresti a fare?)...
  • Scettiche: «Non è vero che blocca l’aria, infatti riesco ancora a respirare» (certo che respiri, idiota, sennò morivi!), «Se davvero servissero non farebbero i vaccini» (no comment)...
  • Complottiste: «Ma è tutto finto, per vendere più mascherine», «No, io al covid non ci credo» (e poi magari crede in Dio!), «Io non mi faccio limitare nella mia libertà» (però limiti quella degli altri)…

     Senza contare alcune vere e proprie regole campate totalmente in aria che ci siamo creati per giustificare la nostra negligenza, come i ragazzini che si ammassano in branchi agli angoli della strada senza mascherina solo perché «sono i miei amici, li conosco», come se l’infezione si trasmettesse solo agli estranei.
     O come quelli che ti dicono «l’ho già incontrato più volte senza mascherina, che la metto a fare?», così se c’era un minimo di possibilità di evitare il contagio le prima volte, adesso niente proprio.


     La cosa assurda è che tutta questa follia ce la siamo cucita addosso subito dopo aver vissuto sulla nostra pelle tremendi lockdown, coprifuoco, limitazioni, divieti e diverse compressioni di libertà personale che hanno alterato tutti i rapporti sociali, penalizzato i più fragili, fatto chiudere negozi, stroncato l’economia, creato disoccupazione, fallimenti, incrementato episodi depressivi, violenze familiari…
     Come a dire: non siamo capaci di imparare un minimo di responsabilità nemmeno quando nuotiamo nel letame fino ai capelli.

     Ma in generale quello che allarma di più è l’incapacità generale di immaginare tutti gli altri: la percezione dell’altro risulta in certi contesti totalmente azzerata. Attenzione, non sto dicendo che molti ancora non capiscono che dipendiamo gli uni dagli altri! No, dico proprio che nella rappresentazione mentale di questi soggetti l’altro non esiste affatto! Non è un elemento dei suoi pensieri, non è presente nei ragionamenti che fa!
     Alla faccia dell’uomo animale sociale!
     Se con tanta facilità posso fregarmene del fatto che senza la mascherina sto esponendo gli altri a un rischio che potrebbe dipendere da me (senza che io nemmeno lo sappia, tra l
altro!), allora non ho un minimo di intelligenza sociale, ovvero che non ho il mezzo più elementare per vivere con gli altri.
     Cosa potrebbero mai insegnare ai propri figli persone con una forma mentis del genere? Come potranno prepararli a vivere in società, se essi stessi per primi non hanno una corretta rappresentazione della società?

     Qui siamo ben oltre l’egoismo. L’egoismo prevede comunque un principio positivo: tutelo me stesso a tutti i costi, anche sacrificando gli altri. Ma qui mettiamo a rischio anche noi stessi!
     Non è egoismo, allora. È ottusità, è stupidità, è autolesionismo.

     È davvero come se la gente volesse fare di tutto per evitare la fatica mentale di pensare, di collegare le cose, anche le più semplici. Non ci vuole infatti una laurea per capire che, se faccio l’ottimista con la mascherina, lo possono fare anche gli altri; e se lo fanno gli altri, lo facciamo tutti; ma se lo facciamo tutti come fanno poi a non nascere focolai nuovi e quindi nuovi lockdown ecc?
     No! Troppo faticoso da pensare: mi concentro solo su me stesso, su quello che sento qui e ora. Se qui e ora non ho voglia della mascherina, non la metto. Punto.
     Questa è la stessa logica con cui un neonato si sente libero di fare pipì in qualsiasi momento anche in pubblico senza porsi il problema della situazione, degli altri presenti ecc. Solo che un neonato non ha educazione e maturità sociale, un adulto non è altrettanto giustificabile.

     La pigrizia. Probabilmente è questo il nucleo principale di questi comportamenti.
     Non dico la pigrizia buona o “simpatica”, quella che mira ad ottimizzare gli sforzi, come quella di Trinità che si faceva trainare sulla slitta di legno per non andare a cavallo, parlo di una deformazione comportamentale vera e propria, come una malattia mentale: parlo della convinzione, radicata anche nell’inconscio, secondo cui fare quella fatica di capire per poi sapere come comportarsi sia in qualche modo “sbagliato”. Come se fosse diventato un valore etico introiettato: “fare fatica per un bene superiore è sbagliato: devo avere il bene senza fatica”.

     E allora la mascherina non la tengo su, se non mi va.
     Bene. E allora io dico che ci meritiamo gli ospedali intasati, le terapie intensive che scoppiano, gli esami medici rinviati, i divieti di spostamenti, l’allontanamento sociale, le zone rosse, i coprifuoco, ci meritiamo anche i negozi che chiudono e falliscono, ci meritiamo di perdere il lavoro, l’economia che crolla, i poveri che aumentano, ci meritiamo anche i parenti che stanno male per colpa di tutto ciò.
     Ce lo meritiamo perché potevamo evitarlo facilmente con una cosa facile che non costava niente e abbiamo scelto di non evitarlo. Ci sta bene!

     Del resto, a ben pensarci, i conti tornano: una società iperassistita (e quindi iperviziata) in cui devi avere la comodità di non scendere nemmeno sotto casa per comprare qualcosa perché tanto può portartelo Amazon o in cui non devi fare la fatica (nel senso di “è giusto che tu non faccia la fatica”) di vivere l’attesa di un qualsiasi desiderio perché puoi istantaneamente esaudirlo tramite la tecnologia, allora non si riesce poi ad elaborare il “lutto” di dover fare il sacrificio di aspettare, di faticare, di pensare.


     Un essere umano che funziona così male, modello mediamente rappresentativo del tipico uomo occidentale, andrebbe secondo me in primis giudicato – e condannato – sul piano morale.
     Questo perché puntare il dito su qualcosa, dire che fa schifo, che è sbagliata e inaccettabile, che è insopportabile e odiosa è il primo passo per aggiustare le cose. Altrimenti ci si abitua e tutto diventa “normale”. E nessuno si ribella al normale.

     Ebbene, se davvero vogliamo che il nostro quotidiano sia meno odioso e frustrante, indipendentemente dal covid, cominciamo col dirci questo: che facciamo schifo!
Come specie biologica; come massa sociale; spesso anche come singoli individui.
     Facciamo schifo! Siamo capaci di grandi cose, ma anche di cose assurde, quindi facciamo schifo.
     Siamo ipocriti, capaci di cose ingiuste, sbagliate, odiose, di comportarci secondo criteri sbagliati, siamo incapaci di imparare da quello che ci succede, siamo ignoranti, disattenti, pigri, egoisti, inconsapevoli di noi stessi e degli altri. Siamo perfino pericolosi!

     Forse dirci questo ci aiuterebbe a richiamare l’attenzione sulle nostre contraddizioni, ce le farebbe sembrare più urgenti e forse aumenterebbe la probabilità che ci autocensuriamo per limitarle. Perché è così che si vive in società: censurando certi istinti, possibilmente con un’educazione alle spalle che te lo fa fare facilmente, sennò con uno sforzo personale sorretto da una motivazione abbastanza forte (la paura di perderci qualcosa o il desiderio di qualcos’altro).
     Altrimenti non c’è società, non ci sono leggi, non ci sono diritti, non ci sono tutele: ci sono solo bestie in perenne guerra tra loro in cui solo il più forte prevarrà calpestando tutti gli altri. Cioè danni e ingiustizie per tutti.

     Naturalmente l
’uso (corretto) della mascherina non è il solo elemento da cui dipende la trasmissione dell’infezione; anche il distanziamento conta parecchio, o perfino altri parametri, come l’umidità dell’aria o la temperatura.
     Tuttavia le persone comuni, nel proprio quotidiano, hanno il massimo controllo solo sulla mascherina e proprio su quello si osserva la maggiore negligenza. E se moltiplichiamo questa negligenza per il numero di individui che fanno gli ottimisti in tutto il mondo, si capisce bene come mai non debba sorprendere tanta difficoltà nel combattere la pandemia.
     Ed è questo a risultare così odioso!

     E giusto per avere argomentazioni a sufficienza per chi vorrà fare questo gioco di autoumiliazione terapeutica, ecco un breve elenco delle più vistose contraddizioni di cui siamo stati protagonisti, almeno nel nostro paese, dopo un anno e mezzo di pandemia.

Annuncio della pandemia: «viene dalla Cina».
Prima reazione: bullismo e discriminazione contro le minoranze cinesi. «Brutti bastardi, ci avete portato il morbo, statevene a casa vostra!»

Chiusura di tutto: Italia zona rossa.
Reazione: «Speriamo arrivi presto la cura, così finisce tutto»
Intanto si sta come coglioni cantando sui balconi.

Regime di distanziamento: “state a casa”
Reazione: gente beccata fuori casa lo stesso con la scuse più balorde

Prime riaperture a ridosso dell’estate: il governo raccomanda cautela
Reazione: assembramenti e ottimismo.
Grazie, eh!

Estate 2020: «fa caldo, il virus si trasmette di meno»
Così molti si abituano a prenderla sotto gamba e in autunno faranno lo stesso.

Giugno, il governo propone tracciamento smart: via all’app Immuni
Reazione: «Non ci penso nemmeno! E dove la mettiamo la tutela della mia privacy?»
La privacy??? Ma come? Teniamo sullo smartphone app invasive che spiano di tutto sul telefono, a cominciare da Instagram, Facebook e TikTok richiedendo praticamente ogni permesso possibile e ci facciamo il problema dell’app Immuni che non richiedeva quasi nessun permesso e che avrebbe poi cancellato i pochi dati raccolti per il monitoraggio?
Sveglia! La vostra privacy è terminata il giorno in cui vi siete creati un account Google o Apple!

Settembre, è quasi tempo di scuola (che inizierà in ritardo, perché i ministeri, poverini, avevano avuto solo otto mesi per organizzarsi).
Inizia un martirio dantesco: apri, chiudi, sanifica, sospendi, didattica in presenza, no, a distanza, in presenza solo in parte, 50%, 75%, a giorni alterni, con scappellamento a destra, fai la riverenza, fai la penitenza…
Adolescenti sacrificati ancora di più sull’altare della disorganizzazione + didattica a distanza fallimentare nel 99% dei casi: insegnanti che non sanno accendere il pc, altri che non sanno inquadrare la lezione (succede quando ti laurei negli anni ’70 e non ti aggiorni), lezioni che non si sentono, il wifi che non va bene, imbrogli durante le interrogazioni, verifiche senza alcun valore, programmi scolastici che saltano, competenze non acquisite. E mi fermo qui, ma ci sarebbe dell’altro...

Autunno, il governo: «Chiudiamo ora per non chiudere a Natale, intanto rispetto delle regole»
Reazione: si fa come d’estate (perché ci si è abituati male), quindi contagi che non scendono e a Natale chiusi lo stesso.
E fu ottobre e fu dicembre: seconda ondata.

Intanto i negozianti in difficoltà. Nasce un nuovo complesso.
Se richiamano il cliente sull’uso della mascherina, questo si offende e se ne va. “Il cliente ha sempre ragione… come gli stupidi”.
Se non lo richiamano rischiano contagi; i contagi costringono a fare i tamponi; i tamponi ti fanno chiudere. Chiusura, perdita economica. Danno assicurato, comunque ti muovi.

Dicembre: arrivano i primi vaccini.
Reazione: «No, ma io non me lo faccio, non mi fido»
Strano: quando la Pfizer fece il Viagra nessuno disse niente, ora tutti No-vax cartesiani.

Intanto in TV: niente più spot sul covid, niente promemoria sull’uso della mascherina e sul lavaggio delle mani.
In compenso nei TG conta dei morti tutti i santi giorni, così il terrorismo psicologico preparerà la gente ad accettare qualunque cosa la malapolitica vorrà fare.
Ripartono anzi le armi di distrazione di massa: reality show, Barbara D’Urso, Santa Maria e soprattutto non un solo talk show in cui qualcuno abbia spiegato alla gente quello che serve davvero, cioè come funziona il contagio, come funziona la mascherina, come funzionano i vaccini… Niente, solo stronzate e conta dei morti. «Ma sì, non ci pensiamo, sennò ci scoppia la testa»
Grazie, servizio pubblico.

Primo trimestre 2021: «Allenteremo le misure, ma spirito di responsabilità»
Reazione: i contagi risalgono. «Eh, non ce la facevamo più, era una prigione»
E fu gennaio e fu aprile: terza ondata.

Intanto tutti tranquilli: «tanto fra poco arriva l’estate, i contagi scendono».
BAM! Variante delta.
Vaccini non altrettanto efficaci (vedi sopra).

Governo: «faremo mezzo milione di vaccinazioni al giorno»
Su 60 milioni di popolazione doveva quindi finire tutto in 4 mesi: il sottoscritto ne ha attesi 2 solo per essere convocato per la prima dose… e non è stato comunque convocato, perché mancavano le dosi, quindi ha ripiegato su dosi che avanzavano all’ASL, sennò stavo fresco.
Reazione: cresce il fronte No-vax. «Non mi vaccino!»
Quindi: la mascherina no, perché non vuoi fare lo sforzo, il vaccino no, perché non ti fidi, i divieti no, perché la libertà è sacra. Ci vai da solo a quel paese o ti ci mando io con la rincorsa?

Epilogo (per il momento) del governo: «Green pass obbligatorio»
Se si sono rotti le scatole perfino loro di gestire questa situazione…!
Reazione: «Il Green pass è dittatura».
Certo che lo è, così impariamo… anzi, no: non impariamo un bel niente.
Per farci fare qualcosa dobbiamo essere costretti, perché la fatica di farla da soli, di capire, di scegliere per noi è troppo.

Morale della favola dopo un anno e mezzo di pandemia: facciamo schifo!
Non è tanto il covid che merita di vincere, siamo noi che meritiamo di perdere.