domenica 4 agosto 2013

Pdl in piazza: niente grazia per Berlusconi, ma lo salvano cambiando la legge

     Con l’usuale teatralità che li contraddistingue, gli esponenti del Pdl avevano nelle scorse ore manifestato tutta la loro indignazione per la condanna subita dal loro leader. C’era chi invocava manifestazioni in piazza (la Santanché voleva dirottare 500 pullman di manifestanti a protestare!), chi continuava a ripararsi dietro dichiarazioni stereotipate (“il governo non si tocca”) e chi, come Bondi, se ne esce con “o la grazia o sarà guerra civile”.

     A quel punto Napolitano gli manda un cazziatone: «Irresponsabile!». Il Capo dello Stato tiene molto alla tenuta del governo e fa il possibile per conservare lo status quo. Nulla deve minarne la stabilità: quel governo è una sua creatura. Come fare, allora, per sedare la rabbia dei pidiellini e le pressioni del Caimano pregiudicato?

     La via della grazia a Berlusconi sembra chiusa: procedura lunga, occorrono poi delle condizioni ben precise e soprattutto Napolitano non vorrà metterci la faccia. Graziare Berlusconi poco dopo aver ricevuto una condanna definitiva suonerebbe come un calcio in bocca alla democrazia, sembrerebbe proprio delegittimare l’indipendenza della magistratura. Napolitano è meno spudorato di Berlusconi, è più cauto.  E allora la soluzione che resta è una sola.
     La ricetta è semplice: si prende il condannato, gli si parla, lo si rassicura, gli si dice di non alzare assolutamente i toni, di non fare caciara, di non lanciare minacce, di dare parvenza di stabilità al governo. In cambio gli si promette la tanto agognata riforma della giustizia. E non occorreva nemmeno che si arrivasse a questo: Napolitano spingeva sulla riforma della giustizia già prima che arrivasse la condanna per Berlusconi.

     Esaminiamo la situazione: Berlusconi deve uscire dal parlamento e a dirlo sono non una, ma ben due cose. La prima è la condanna ricevuta che comprende la pena accessoria di interdizione; la seconda è la legge Severino, votata da lui stesso l’anno scorso sotto il governo Monti, la quale dice che un condannato definitivo con pena superiore a due anni è automaticamente incandidabile e, se è già candidato, decade con effetto immediato dalla sua carica. Il Senato deve quindi solo ratificare con voto l’estromissione di Berlusconi, ma non può decidere se rispettare questa condizione, che è stata decisa per legge. Se si rifiuta, commette illecito.
     Con la riforma della giustizia invece, che è parte di quella riforma della Costituzione che il governo Letta vuole fare a tutti i costi e contro la quale gli italiani possono opporsi firmando la petizione online indetta da Il Fatto quotidiano, Berlusconi potrebbe salvarsi perché, per l’ennesima volta, gli cambierebbero la legge a suo favore. In cambio Berlusconi non fa cadere il governo perché i pidiellini restano “fedeli” alla sua linea (in realtà non si dimetterebbero comunque, figuriamoci!).

     Ecco quindi la linea guida definita e pronta per Berlusconi. Per lasciarlo lì dov’è, per farlo continuare. Non importa che una condanna definitiva si sia abbattuta su di lui, non importa che ci siano prove per quello che ha fatto. Assistiamo lo stesso alla propaganda antidemocratica di questi criminali del Pdl che aizzano la gente contro la magistratura come se fossimo davanti a un colpo di stato togato, senza portare la benché minima prova a sostegno delle loro ragioni, se non frasi fatte e basate su nulla come «La libertà è stata soppressa», «Berlusconi è innocente», come se in questo universo fosse escluso dal campo delle possibilità che Berlusconi possa potenzialmente delinquere. Perché mettiamolo in chiaro: Berlusconi può delinquere, come tutti, è una eventualità che esiste, non è che ha un gene che gli impedisce di violare la legge. E invece parlano come se fosse proprio impossibile per lui essere colpevole di qualcosa.
     Ma cosa diamine ne sanno loro se Berlusconi è innocente? Cosa ne sanno Brunetta o la Santanché? Al massimo lo sa Berlusconi! Come possono affermarlo con tutta quella certezza? Vivono costantemente a fianco di Berlusconi loro? O forse hanno svolto indagini parallele a quelle della magistratura? Se sì, che portino le prove, saremo felici di esaminarle. Perché se invece parlano solo spinti da uno spontaneo senso di fiducia incondizionata (fiducia che devono simulare, ovviamente), allora mi dispiace, ma non basta per giustificare la loro condotta, che va vicina a compromettere l’ordine pubblico. Non basta dire “secondo me è innocente” e sentirsi di conseguenza autorizzati a dire e fare certe cose come se innocente lo fosse davvero. L’opinione personale del Pdl non conta un fico secco davanti a quella bella cosa che si chiama Verità, soprattutto se il Pdl vive un ovvio conflitto di interessi nel dirlo perché il leader condannato è il proprio!
     Inoltre occorre anche stare attenti a non cadere nella trappola retorica dell’“abbiamo subìto un’ingiustizia”, “siamo vittima di una dittatura”, “siamo tutti dei perseguitati”. Noi non siamo tutti perseguitati perché, checché ne dicano la Santanché & co., la sentenza ha colpito solo Berlusconi, non tutti i suoi elettori. Non è che la condanna di un leader si estende ai suoi elettori o ai suoi collaboratori come fosse un titolo ereditario. Di conseguenza nessuno è obbligato a sentirsi chiamato in causa, anzi gli elettori Pdl che hanno un po’ di buon senso farebbero bene a mutare opinione, perché ammettere un errore di valutazione non è segno di debolezza, ma di maturità e onestà intellettuale. Quella del Pdl è una vile e vigliacca tecnica retorica che serve solo a spingere la gente a far fronte comune per fare pressioni sulle istituzioni.

     Intanto Travaglio non manca di precisare che in base alla legge Cirielli, gli arresti domiciliari a cui probabilmente Silvio Berlusconi giungerebbe non arrivano automaticamente per coloro che hanno più di 70 anni. Infatti i giudici possono benissimo decidere quale sia il luogo più idoneo in cui scontare la pena basandosi su vari elementi: la presenza di eventuali altri processi in corso (e Berlusconi ha molti giudizi ancora pendenti), il risarcimento del danno (non spontaneo, perché è il tribunale ad aver obbligato Berlusconi a risarcire il danno allo Stato), un eventuale pentimento dell’imputato (che Berlusconi non ha, anzi egli continua a negare addirittura di aver commesso il fatto ed è lui ad accusare i magistrati) e lo stato di salute (famoso il caso di Calisto Tanzi che, anche se ultrasettantenne, fu condannato al carcere, non ai domiciliari, e poi fu costretto agli arresti ospedalieri solo in seguito al peggioramento delle sue condizioni di salute). Insomma, ci sono varie cose da tener presente e se non ricorrono i presupposti, la pena può prevedere anche il carcere. Questo avviene quando il condannato è ritenuto pericoloso, o non si è pentito o dimostra comunque di non poter essere recuperato alla società.

     Ed ecco allora che questa manifestazione del Pdl (a cui Berlusconi parteciperà solo se ci sarà molta affluenza) perde un po’ il vigore con cui voleva presentarsi. Presenti i principali esponenti del Pdl, ma non i ministri, con grande rammarico di Gasparri. Mancano anche alcuni politici vicini alla destra o membri dello stesso Pdl: così, ad esempio la Gelmini non partecipa, e idem dicasi per Storace, che sentenzia: «Io non ci vado, sono dei leccaculo».


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