venerdì 12 ottobre 2012

Ripristino dell’art. 18: da domani la raccolta firme per il referendum abrogativo


     Come preannunciato qualche giorno fa, siamo giunti alla vigilia della raccolta firme per poter indire il referendum abrogativo della riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori firmata Fornero. In realtà si tratta di due quesiti referendari, presentati in Cassazione, di cui il secondo riguarda l’articolo 8 della legge finanziaria varata dal governo Berlusconi. Da domani 13 ottobre 2012 parte quindi ufficialmente la raccolta firme per restituire ai lavoratori italiani i diritti conquistati con decenni di lotte sindacali e che sono stati cancellati in due secondi con un colpo di penna. Centinaia di banchetti saranno organizzati nelle città italiane al fine di raccogliere le firme.

     Ecco ciò che c’è da sapere su come fare…
    
     Innanzitutto quelli per cui si vota da domani, non sono i referendum veri e propri, poiché per poter votare per un referendum popolare occorre prima che un numero ragionevole di cittadini lo voglia, altrimenti non ha senso farlo: in particolare, come dice l’articolo 75 della Costituzione, si ha il diritto di richiedere un referendum solo se lo vogliono almeno 500 000 elettori (o 5 Consigli regionali). Questo significa che esiste un numero minimo (detto quorum) di cittadini che devono manifestare la loro volontà di indire questi referendum, un numero al di sotto del quale non è possibile presentare alcuna richiesta. Dobbiamo quindi essere in tanti ad andare a votare, e anzi: se consideriamo l’oggetto dei referendum, 500 mila firme sono anche poche! Dovrebbero andare a firmare tutti i cittadini italiani. Ricordo infatti che la riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori rappresenta un attacco esplicito e malcelato al diritto al lavoro che in questo paese è sacrosanto al punto da essere stato sancito fin dal primo articolo della Costituzione, che recita appunto: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». La riforma Fornero, quindi, negando ai lavoratori un diritto sacrosanto (quello di essere reintegrati se licenziati ingiustamente) attacca anche la legge fondamentale del nostro paese.

     L’articolo 18 è un articolo che consente al lavoratore di non essere ricattato. Dal suo testo si può leggere in particolare quanto segue:

[…] il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento […] ordina al datore di lavoro […] di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. (comma 1)

… e ancora:

Ai fini del computo del numero dei prestatori di lavoro di cui primo comma si tiene conto anche dei lavoratori assunti con contratto di formazione e lavoro, dei lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato parziale, per la quota di orario effettivamente svolto […] (comma 2)

… e anche:

Il giudice con la sentenza di cui al primo comma condanna il datore di lavoro al risarcimento del danno subito dal lavoratore per il licenziamento di cui sia stata accertata l'inefficacia o l'invalidità stabilendo un'indennità commisurata alla retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell'effettiva reintegrazione e al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali dal momento del licenziamento al momento dell'effettiva reintegrazione […] (comma 4)

     Come capirebbe chiunque, la norma mira esplicitamente a proteggere la parte debole, cioè il lavoratore, che può essere ricattato in molti modi senza questi diritti sanciti. Il fatto che la Costituzione dica che l’Italia è “fondata” sul lavoro, sta a significare proprio che nell’intenzione dei costituenti si era capito chiaramente che lo sviluppo, anzi, la vita stessa del paese, dipende dalla possibilità di svolgere un’attività umana, attività che – pensate che bello! – non deve nemmeno essere mirata al semplice soddisfacimento economico, ma che «concorra al benessere materiale e spirituale della società» (art. 4 della Costituzione).


     Data la somma importanza che assume questa iniziativa, è stato creato un sito apposito, dove potrete trovare aggiornati, di volta in volta, tutti i dettagli relativi alla questione, soprattutto quelli che concernono le sedi italiane in cui si prelevano le firme e a partire da quale data. Il link è:


     Andiamo tutti a votare da domani, altrimenti ci renderemo complici dell’affondamento della vita di questo paese.



«I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita»

(Mario Monti, attuale Presidente
del Consiglio dei Ministri)







«L’atteggiamento delle persone deve cambiare: il lavoro non è un diritto, ma va guadagnato, anche con il sacrificio»

(Elsa Fornero, attuale Ministro
del Lavoro e delle Politiche Sociali)

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