giovedì 18 ottobre 2012

L’insegnamento dell’ignoranza


«Era un solitario fantasma che proclamava una verità che nessuno avrebbe mai udita. Ma per tutto il tempo impiegato a proclamarla, in un qualche misterioso modo la continuità non sarebbe stata interrotta. Non era col farsi udire, ma col resistere alla stupidità che si sarebbe potuto portare innanzi la propria eredità d’uomo.»
(George Orwell, 1984)


     I sistemi scolastici odierni sono allo sbando e alla completa mercé del potere e dei potenti. Oggi è palese l’esistenza di un movimento che da oltre trent’anni orienta il mondo dell’istruzione. Con la scusa della democratizzazione e della modernizzazione dell’insegnamento, è stata instaurata la scuola del capitalismo totale, ovvero la base dal quale organizzazioni multinazionali possono condurre la guerra socio-economica mondiale di questo sventurato XXI secolo.


     I padroni del pianeta tengono al guinzaglio le armate “culturali”, fatte di legali, uomini di lettere e scienziati. Essi sono le sentinelle del sistema e vegliano quotidianamente che nessuno metta in pericolo la governabilità del mondo.
     Esiste quindi uno stretto rapporto tra il mondo dell’istruzione e quello politico-economico. Sono svariati i circoli elitari e i think tank dove questi due mondi si rapportano. A pochi eletti è concesso di parteciparvi. La grande massa è esclusa. Il grande pubblico rimane all’oscuro di quanto viene discusso e deciso. Solo pochi ricercatori della verità riescono a fare breccia nel muro di gomma che protegge queste congreghe cospirative.

     Ad esempio, nel Settembre 1995 – sotto l’egida della Fondazione Gorbaciov – «cinquecento tra uomini politici, leader dell’economia e scienziati di primo piano», l’élite del mondo, si riunirono all’Hotel Fairmont di San Francisco per confrontare le proprie opinioni sul destino della nostra civiltà.

     In questa assemblea venne riconosciuta come evidenza che «nel secolo a venire, i due decimi della popolazione attiva sarebbero stati sufficienti per costruire l’attività dell’economia mondiale.»

     Su tali basi, l’unico problema “politico” che l’ordine capitalista avrebbe dovuto affrontare sarebbe stato quello della governabilità dei restanti otto decimi di popolazione mondiale, messa al bando e dichiarata inutile dalla logica neoliberista.

     Fu accolta come soluzione a tale dibattito la proposta di Zbigniew Brzezinski, ex consigliere di Jimmy Carter e co-fondatore della Commissione Trilaterale. L’idea era semplice: intrattenimento e sesso. La parola contenitore creata ad hoc, che descrive al meglio l’utilizzo delle così dette armi di distrazione di massa, è tittytainiment (“entertainiment and tits”, ovvero “divertimento e tette”).

     Lo scopo è quello di intrattenere la grande massa, di tenere alta la soglia del “buon umore”, con diversivi divertenti, feticci tecnologici, distruzione dei valori, delle identità e cibo a sufficienza per tenere in standby la popolazione in eccesso.

     In questa cinica analisi è chiaro il ruolo che dovrebbe avere la scuola del XXI secolo, secondo le élites mondiali. L’apparato educativo è così stato sottoposto ad una serie di riforme dettate dagli interessi politici e finanziari della dittatura del capitale.

     È stato conservato un settore di eccellenza, destinato a formare le élites intellettuali, scientifiche, manageriali e tecniche che prenderanno i posti di potere per condurre la guerra socio-economica, sempre più dura e spietata. Questi poli di eccellenza, dalle condizioni d’ingresso altamente selettive, trasmettono in modo classico il sapere. Non una cultura nozionistica, ma un sapere sofisticato e creativo, una coscienza critica altamente sviluppata e una padronanza nel mettere in azione idee e conoscenze.
     A noi, rimangono competenze “specialistiche” di basso livello e saperi usa e getta.

     È proprio quello che afferma un rapporto della Commissione Europea e dell‘OCSE del 24 Maggio 1991. Secondo tale resoconto, le nostre “competenze medie” hanno una vita di dieci anni, poiché il capitale intellettuale perde di valore il 7% annuo. Si tratta di competenze provvisorie, a tempo determinato, adatte ad un contesto tecnologico, ma non solo, ben preciso. Ogniqualvolta un dato contesto viene superato, chi ha limitato il suo campo di conoscenze all’ambito scolastico, diviene obsoleto.

     Quindi diveniamo dipendenti, ergo controllabili e ricattabili. Insomma, mano d’opera a basso costo. Tale processo, in una società come la nostra in continuo progresso (ma non in continua evoluzione, sia chiaro), mina pesantemente l’autonomia e l’autodeterminazione dell’individuo.

     Noi veniamo riempiti di saperi utilitari privi di qualsiasi creatività e con un limite ben preciso. Roba che può venire inculcata restando “comodamente” seduti nella proprie case (prigioni?), tramite computer e programmi didattici interattivi.

     Del resto le riforme scolastiche vanno in questa direzione e sono già nate le prime università multimediali. Saranno migliaia le insegnanti che rimarranno senza lavoro, sostituite da “prodotti dell’insegnamento virtuale”. Altra mano d’opera a basso costo da impiegare (piegare?) nella produzione multinazionale.

     Un taglio delle spese non indifferente per tutti gli stati e/o per i futuri Stati federali centralizzati e totalitari che presto sorgeranno.

    L’edificio scolastico verrà superato in un modo o nell’altro. Magari rendendolo un luogo insicuro, lasciando la struttura in preda della calamità naturali, senza le necessarie opera di ristrutturazione e messa in sicurezza, o tramite la paura, piazzando metal detector agli ingressi per contrastare questa “inspiegabile” violenza giovanile.

     Vanno distrutti i rapporti umani. Essi devono diminuire progressivamente per farci sentire sempre più soli e sempre più bisognosi di protezione, quindi disposti a privarci della nostra libertà per sentirci più sicuri.

     Secondo il Rapporto della Tavola Rotonda di Philadelphia del Febbraio 1996, tramite l’OCSE, veniamo a sapere che saranno sempre di più coloro i quali resteranno senza lavoro (o saranno assunti in modo precario e flessibile) e “non costituiranno mai un mercato redditizio” e la “loro esclusione dalla società si accentuerà man mano che altri continueranno a progredire”.

     Qui entra in ballo il tittytaiment. Ed oggi lo possiamo vedere con i nostri occhi.

     Al sistema non interessa e soprattutto non conviene trasmettere i saperi reali, creare una coscienza critica, stimolare l’apprendimento dei comportamenti civili elementari, incoraggiare alla rettitudine e all’onestà. Che guadagno avrebbe in ciò? Sarebbe come scavarsi la tomba da soli, sarebbe una minaccia per il loro piano di dominio globale.

     La scuola di massa dovrà insegnare l’ignoranza in tutti i modi possibili. Per questo nelle scuole italiane è stato messo al bando l’insegnamento dell’educazione civica, ridotta al minimo la storia delle religioni, la geografia, la storia dell’arte e di tutte quelle materie atte a raffinare l’essere umano per renderlo cosciente del proprio sé e di quello che lo circonda, per insegnargli la vita, quindi a vivere in comunità e con serenità, per differenziare il necessario dal superfluo, l’essere dell’avere.

     È tutto studiato per sorreggere il turbocapitalismo. “Educare” la nuove generazioni al consumo, alla spettacolarizzazione, all’ego e all’edonismo.

     Gli insegnanti vengono prodotti in serie, tranne in rare eccezioni, dalla scuole del sistema. I programmi sono imposti dall’alto in modo da distruggere la logica naturale di cui siamo dotati.

     Guy Debord, ne La società dello spettacolo, la chiama “dissoluzione della logica”:

[…] la perdita della possibilità di riconoscere istantaneamente, ciò che è importante, ciò che lo è meno o ciò che non centra nulla; ciò che è compatibile o, inversamente, potrebbe essere complementare; tutto ciò che una tale conseguenza implica e ciò che, allo stesso tempo, essa vieta.

     Debord ci dice che un alunno educato in questo modo si troverà da subito al servizio dell’ordine prestabilito.

     Dalle scuole usciranno soggetti già deviati e incanalati dentro stereotipi imposti dal sistema: consumatori incivili e a tratti violenti e compulsivi, intolleranti ma politicamente corretti. Proprio per questo saranno facilmente manipolabili. Inculcheranno un sapere sprovvisto di supporti affettivi e culturali, dunque privato del suo significato umano e delle sue potenzialità critiche. Sarà, il linea di massima, come la scuola di “addestramento” per animali. Insegneranno ad obbedire.

     Jean-Claude Michéa ne Il Vicolo cieco dell’economia descrive in modo disincantato ma oggettivo l’abisso intellettuale in cui siamo precipitati:

Uno dei segni più nitidi del declino dell’intelligenza critica è l’incapacità di un numero crescente di nostri contemporanei di immaginare una figura dell’avvenire che noi sia una semplice amplificazione del presente.

     Ne parlò anche Aldous Huxley, uomo appartenente alla cerchia elitaria, in un discorso tenuto nel 1961 alla California Medical School di San Francisco:

Ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici.

     E ne scrisse nella sua raccolta di saggi Ritorno al Mondo Nuovo:

Nella loro propaganda antirazionale i nemici della libertà inquinano sistematicamente le fonti del linguaggio per forzare le loro vittime a pensare, a sentire, ad agire nel modo in cui vogliono farli pensare, sentire, agire essi, i manipolatori dei cervelli. Gli antichi dittatori caddero perché non sapevano dare ai loro soggetti sufficiente “pane”, miracoli e misteri. Non possedevano un sistema efficiente per la manipolazione dei cervelli. In passato liberi pensatori e rivoluzionari furono spesso prodotti della educazione più ortodossa e più osservante. Un fatto che non ci deve sorprendere perché i metodi usati da quell’educazione erano e sono quanto mai inefficaci. Ma sotto un dittatore scientifico l’educazione funzionerà davvero e di conseguenza la maggior parte degli uomini e delle donne cresceranno nell’amore della servitù e mai sogneranno la rivoluzione. Non si vede per quale motivo dovrebbe crollare una dittatura integralmente scientifica.

     Nei rapporti sopra citati, le élites esprimono senza censura il loro pensiero, ben coscienti che essi non saranno letti dal popolo, troppo impegnato a chiacchierare litigiosamente del nulla e a contendersi posti subalterni di finto potere, nel mito della scalata sociale e nella vanagloria di raggiungere una posizione di una certa rilevanza nella scala gerarchica sociale imposta dal sistema.

     Come ci ricorda George Orwell in 1984:

L’ortodossia consiste nel non pensare — nel non aver bisogno di pensare. L’ortodossia è inconsapevolezza.

     Hanno creato eserciti di persone schiave e fiere di esserlo. Dipendenti e succubi di un sistema che adorano fideisticamente. Essi lo ritengono il migliore dei mondi possibili e sono pronti a tutto pur di difenderlo.

     Oggi siamo superbamente convinti di sapere, mentre in realtà siamo solo docili agnellini pronti al macello. Navighiamo a vista tra la nebbia, senza prospettiva e senza una rotta, trascinati dalle correnti e in balia delle onde.

Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l’uno dall’altro e non vivono soli… a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto.

Dall’età del livellamento, dall’età della solitudine, dall’età del Grande Fratello, dall’età del Bispensiero… tanti saluti!
(George Orwell, 1984)


di Italo Romano




Bibliografia:
L’insegnamento dell’ignoranza, Jean-Claude Michéa, Metauro Edizioni
1984, George Orwell, Mondadori
Il Mondo Nuovo – Ritorno al Mondo Nuovo, Aldous Huxley, Mondadori
La trappola della globalizzazione: l’attacco alla democrazia e al benessere, Hans Peter Martin e Harald Schumann, Edizioni Raetia
La società dello spettacolo, Guy Debord, Baldini Castoldi Dalai
La ribellione delle élite, Christopher Lasch, Feltrinelli
Il vicolo cieco dell’economia, Jean-Claude Michéa, Eletheura




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