Signora
Fornero,
ho deciso di scriverle questa lettera
senza rivolgerle il titolo di “ministro”, un po’ perché è nelle mie intenzioni
rivolgermi alla donna e non al politico, un po’ perché nella mia opinione lei finora
non ha mai ancora adempito al suo ruolo di ministro, e non è dunque degna di questo
titolo ai miei occhi: niente di personale, giuro, sono solo una persona molto meritocratica.
Molti se la stanno prendendo con lei
perché giusto qualche ora fa se n’è uscita con la sua ennesima esternazione da
quattro soldi, vile e greve come la filosofia che anima l’operato dei governi
di tutta Europa di questi tempi. Ha detto, Signora Fornero, che i giovani non
devono essere troppo choosy, che poi
vorrebbe dire “schizzinosi”, nella scelta del lavoro, soprattutto del primo
impiego. La stanno attaccando su tutti i fronti e la stanno accusando di tutto:
l’accusano di andare contro ogni forma di buon senso, l’accusano di calpestare
la dignità dei cittadini che stanno di fatto stentando a vivere per dar da
mangiare a lei e alle banche, l’accusano di adottare una condotta indecorosa
per il ruolo che ricopre, l’accusano anche di violare l’articolo 4 della nostra
Costituzione laddove esso dice che «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere,
secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività» (lo so, lo so, sono parole che fanno ridere
con i tempi che corrono, ma la prego, resti seria)…
L’hanno accusata di queste cose, signora
Fornero, perché hanno bonariamente pensato che lei credesse davvero a quello
che ha detto! Si sono persuasi, nella loro ingenuità e nella loro buona fede, e
magari spinti anche dalla loro frustrazione e indignazione generale, che lei fosse
davvero convinta di pensare quelle parole!
Ho sorriso, sa? Io ho sorriso quando lei
ha pronunciato quelle parole. Quelle ennesime, offensive, parole che sapevano
di altezzosità e di paternalismo spicciolo, che volevano elevarsi a monito dall’alto
e che pretendevano di erudire noi, poveri uomini persi in terra senza una guida
morale. Ho sorriso, cara signora Fornero, perché sapevo benissimo di assistere
all’ennesima dichiarazione di facciata, appositamente studiata a tavolino per abituare
la gente a uno standard di aspettative sempre più basso. L’ho capito subito e
come me l’avranno capito molti altri!
Lei non crede davvero che i giovani siano
o siano stati schizzinosi, cara Fornero! Lei non crede neanche che nel cercare
lavoro si possa parlare di essere schizzinosi, giacché il sistema è fatto in
modo tale da non lasciarti mai la possibilità di scegliere agevolmente il
lavoro che vuoi e quindi ci si dovrà sempre inevitabilmente “accontentare”,
volenti o nolenti.
Me ne accorgo dalla forma che lei usa: ha
detto choosy, e non “schizzinosi”,
come a vergognarsi di essere troppo esplicita, di dirlo chiaramente, in
italiano, perché sapeva benissimo che essere così sfacciata sarebbe stata cosa
disdicevole (l’ha deciso lei o colui che le ha scritto il suo discorso); me ne
accorgo dal contenuto: un ministro che parla di schizzinosi non sta lanciando
accuse, né può lanciare critiche! Suvvia, è chiaro: lei sta contribuendo
semplicemente a rieducare la sensibilità delle persone in modo che in futuro
non si ribellino troppo alle decisioni di smantellare pezzo per pezzo la
democrazia in questo paese. Me ne accorgo anche perché se chiedessi a lei se
fosse disposta a mettersi nella stessa situazione di precarietà dei giovani di
oggi, non accetterebbe manco morta.
Io non mi stupisco: non le è nuovo questo
modus operandi. Già in passato lei ha detto che «Il lavoro non è un diritto, ma
una cosa che va guadagnata». Se lo ricorda? Lo ha detto a un giornale straniero
e anche lì stava ancora una volta indottrinando la gente a rinunciare alle
aspettative a cui hanno diritto. Ma mica è la sola! Lungi da me trattarla a mo’
di capro espiatorio! Il suo collega, il signor Monti, del resto, l’aveva anche
preceduta: «I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso
per tutta la vita». Così disse, e lo disse in televisione, davanti a milioni di
persone, perché quanto prima lo capiscono, queste capre ignoranti, tanto prima
potrete calcare la mano sempre di più, sapendo che resteranno mansueti e
obbedienti.
Lei, signora Fornero, non è in fin dei
conti neanche il problema principale. Ormai si sa benissimo che le proposte di
legge che voi fate non sono neanche vostre, che vi vengono imposte da gente che
sta più in alto di voi, voi che in fin dei conti non siete nessuno, voi che
siete solo pedine nelle mani dei grandi potenti d’Europa che da qualche decina
di anni stanno portando avanti il loro premeditato piano di sottomissione delle
democrazie occidentali.
So bene che quando andate in televisione o
in pubblico a parlare dovete pensare sempre alle solite due cose: da una parte
dovete cercare gli eufemismi più convincenti per far accettare alla gente
provvedimenti sempre più assurdi (gli eufemismi contro cui, spero, ci stiamo
immunizzando un po’ dopo il ventennio berlusconiano); dall’altra dovete provare
a risultare voi stessi meno antipatici possibile, per non avere cali di
popolarità. Non è il suo caso, signora Fornero: lei non ha intenzione di
continuare la carriera politica, lo ha detto lei, quindi si può permettere il
lusso di essere ancora più sfacciata e “antipatica” nelle sue dichiarazioni,
poiché tanto chi se ne frega se poi nessuno la vota? Non è contenta di non
avere questo vincolo?
So bene che mentite sapendo di mentire. So
bene che quando dite «Occorre una svolta», ci state solo dando il contentino
per farci tacere come una madre infastidita dai piagnistei di suo figlio che fa
i capricci gli promette il lecca-lecca per non farlo più frignare. So bene che
lei è cosciente che non esiste più un mercato del lavoro e che quindi dice
sciocchezze quando parla di «sforzarsi di trovare il primo impiego».
Quello su cui mi interrogo e che vorrei
tanto sapere da lei, signora Fornero, è questo: nel profondo della sua dignità,
in quel luogo di sé dove si resta soli con se stessi, lei si vergogna mai di
quello che fa? È la domanda che vorrei rivolgere a molte altre persone che
fanno il suo lavoro.
Mi incuriosisce molto questo aspetto del
potere: mi chiedo se davvero esso in quanto tale sia sufficiente a far perdere
ai politici quella certa capacità empatica nei confronti della gente che devono
servire, mi chiedo se l’“ebbrezza del potere” possa davvero da sola col tempo
farvi diventare freddi, cinici, spregiudicati e spudorati; vorrei tanto sapere
se col tempo finiate davvero per credere che voi siete nel giusto e che la
gente non deve rompervi le scatole… o se invece tornando a casa vi capita mai
di abbassare inconsapevolmente la testa perché dentro di voi si accende una
qualche forma di pudore e di pentimento per quello che fate. Mi piacerebbe
saperlo, signora Fornero, se ogni tanto vi capita di non riuscire a dormire, se
dentro di voi siete rimasti umani abbastanza da vergognarvi, mi chiedo se avete
ancora questa capacità.
Non lo saprò mai. Vano pensiero il mio!
Non mi resta allora che presumere: e scelgo di presumere che voi siate
perfettamente consci dell’inaccettabilità del vostro operato, che ogni tanto vi
venga quella fitta nel petto che vi punge al punto da farvi sentire un po’ in
colpa, sia anche solo per un secondo; voglio credere, signora Fornero, che i
soldi e il potere non vi hanno ancora spersonalizzato delle doti umane con cui
sarete stati certamente educati e che prima di salire su un palco per fare una
dichiarazione abbiate bisogno di darvi una spinta ad agire in un modo che, nel
profondo di voi stessi, vi suscita imbarazzo.
Stia
bene.
Nessun commento:
Posta un commento