domenica 21 ottobre 2012

Emendamento anti-Gabanelli: il senatore Caliendo rinnova l’attacco Pdl alla libertà di stampa


     Questo signore che vedete in foto è Giacomo Caliendo. È un politico italiano targato Pdl, ex sottosegretario alla Giustizia sotto l’impero Berlusconi, e che dal 2008 è senatore al nostro Parlamento. Quindi è uno di quelli che fa le leggi. In questi giorni è diventato “famoso” per essere stato l’autore di un emendamento che si propone come esplicito obiettivo quello di introdurre una nuova limitazione alla libertà di stampa.
     Gli esponenti del centro-destra si sono distinti in questi anni con molti tentativi di mettere la mordacchia all’informazione. Il bavaglio, come è stato nominato, è una tendenza che in Italia ha preso forma di molti decreti legge e proposte legislative, segno che a questi signori proprio non sta bene che i giornalisti dicano la verità. Ebbene, in tempi in cui un partito come il Pdl (ma non solo quello, eh) si è ritrovato sfasciato dal suo stesso leader, colpito da scandali di corruzione e di sputtanamenti che mettono in chiaro i legami dei suoi esponenti con la mafia e la camorra, si ritorna (tristemente e senza un pizzico di originalità) a coprire dalla vergogna l’immagine di questi delinquenti costringendo i giornalisti a non scrivere e a non diffondere le notizie scomode. Vediamo cosa si sono “inventati” stavolta…

     Diciamo come stanno le cose ora che l’emendamento di Caliendo non è ancora passato. Attualmente la legge prevede che quando un giornalista scrive un articolo lo venda al suo editore o comunque a colui che lo vuole pubblicare. È poi quest’ultimo che decide se pubblicarlo oppure no, quindi è lui che si assume la “responsabilità civile” di quello che c’è scritto, giacché ha di fatto comprato quel prodotto e ne ha autorizzato la divulgazione a suo nome. Ora, in un caso del genere, può capitare che l’articolo sia accusato di “reato a mezzo stampa”, ovvero di aver danneggiato qualcuno o essere andato contro l’ordine pubblico attraverso ciò che viene pubblicato. In quel caso è giusto che qualcuno paghi: difatti il normale contratto tra editore e giornalista prevede delle clausole con cui è l’editore ad accollarsi eventuali spese di sanzioni economiche per ciò che egli stesso ha voluto pubblicare.
     In questo modo il giornalista è tutelato dal danno economico che graverebbe su di lui e questo, a sua volta, gli garantisce di continuare a scrivere senza condizionamenti e senza ricatti. È una forma di tutela della libertà di informazione.

     Se invece l’emendamento passa, ecco cosa accade: l’editore non è più tenuto a pagare la multa, nonostante si sia assunto la responsabilità di pubblicare l’articolo del giornalista. Con la proposta di Caliendo, è il giornalista stesso che deve pagare la multa. Vengono, cioè, rese nulle tutte quelle clausole del contratto tra editore e giornalista che prevedono che sia l’editore a pagare la multa. In questo modo il giornalista sa dall’inizio che non può azzardarsi a scrivere di temi troppo piccanti perché se va a disturbare la figura di un potente citandolo in un’inchiesta rischia di doverci rimettere di tasca sua! Assistiamo qui a una trovata a dir poco diabolica: laddove non possono impedire che non si scriva degli scandali dei politici (perché sarebbe troppo spudorato) trovano il modo di dissuadere il giornalista stesso a scrivere, lo bombardano di deterrenti e con la scusa della diffamazione a mezzo stampa, lo mettono sotto ricatto economico e lo costringono a chiudersi in una autocensura. Siamo a livelli veramente inarrivabili di vigliaccheria e vergogna!

     Chi colpisce questo emendamento? Tutti i giornalisti, indipendentemente dalla loro “categoria”: dai grandi giornalisti di inchiesta che vediamo in televisione, come Milena Gabanelli, Carlo Lucarelli, Michele Santoro, a quelli non protetti, come i giornalisti free lance o indipendenti, quelli che non hanno un “padrone” che si assume la responsabilità di tutelarli dalle querele paraculo dei corrotti impuniti che mentono sapendo di mentire.

     Cosa lede questo emendamento? L’emendamento viola in generale la libertà di stampa e impedisce, di fatto, la divulgazione dell’informazione relativa a uno dei temi più urgenti di questi tempi, ovvero l’inchiesta. Siamo un paese pieno zeppo di ladri, mafiosi, corrotti e il minimo che possiamo fare per costruire una base alla nostra salvezza è quella di poter denunciare apertamente queste cose, facendole conoscere alla gente e dandogli la massima divulgazione possibile. Del resto, alla stessa gente dovrebbe dar fastidio di non poter essere informati di ciò che viene fatto ai loro danni, giacché, come dice una vecchio foglio tristemente calpestato e dimenticato, «la sovranità appartiene al popolo» (che non sempre ne è degno).
     In particolare, l’emendamento viola l’articolo 21 della Costituzione, che dice (commi 1 e 2):

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parole, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

     La norma mira quindi a colpire esplicitamente un certo tipo di giornalismo, che offre un importantissimo servizio alle persone. Non è il primo atto di abbattimento della libertà di stampa e ritengo che non sarà nemmeno l’ultimo. Ora però mantenere la stampa libera è molto più importante che in passato proprio perché abbiamo un estremo bisogno di capire cosa succede. Del resto, il fatto stesso che certi politici si impegnino tanto nel promuovere queste proposte di legge è un chiaro segno della loro colpevolezza. «Non so voi, ma io non ho mai visto un innocente darsi tanto da fare per farla franca», diceva Luttazzi in un suo monologo.
     L’emendamento è stato ribattezzato norma anti-Gabanelli o ammazza Gabanelli, proprio perché la celebre conduttrice ha rischiato di vedersi negata proprio la clausola che la tutela: tutti sanno che con il suo programma Report lei si occupa di informare i cittadini delle questioni che riguardano le truffe, le logge, la malavita e la malapolitica. Ma la Gabanelli è solo la punta di diamante di questo esercito di ricattati. La giornalista ha dichiarato: «Ti dicono di andare in guerra, ma non ti danno l’elmetto né altri strumenti per difenderti».

     Le votazioni per l’emendamento sono previste per martedì 23 ottobre 2012, in sede di Commissione di Giustizia.


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