martedì 17 gennaio 2012

Scripta manent, n. 12 - Mi piaci quando taci

     In questa lirica il poeta Pablo Neruda descrive l’esperienza dell’ascolto del silenzio della donna che ama. Al di là di ogni artificioso ossimoro, infatti, la donna cantata da Neruda riesce a comunicare moltissimo anche quando tace o, sarebbe meglio dire, il poeta ha saputo ascoltare e cogliere ciò di cui il silenzio dell’amata si permea e l’ha tradotto in versi.
     Quante volte, infatti, ci rintaniamo da soli dentro quella nostra dimensione personale, a rimuginare su ciò che ci succede, su ciò che vorremmo fare, sulle cose che temiamo o che sognamo? Me la sono figurata tante volte questa donna, magari seduta su un muretto in un silenzioso pomeriggio primaverile, intenta a guardare chissà cosa (forse il vuoto), con un’espressione pacata, le labbra semiaperte, tenendosi il viso con una mano e appoggiando l’altra su una gamba. Quella donna tace, sembra persa in un altro mondo, sembra perfino morta, per come sta impassibile. A guardarla viene voglia di entrarle nella mente e guardare i suoi pensieri. Ma non si può: tutto ciò che si può fare è ascoltare la forma esteriore del suo silenzio, vederla e anzi coglierla in quel momento di intimità così inviolabile e tuttavia così potente.
     Tratti da una raccolta pubblicata nel 1924, questi di Neruda sono versi delicatissimi, pieni di rispetto, perché il modo con cui il poeta tende l’orecchio a questo tacere è un atto quasi pudico: è un vero e proprio vedere non invasivo, un’attesa rispettosa, uno starsene a guardare con pazienza e con fiducia. È una lirica molto innamorata se il poeta dice “mi piaci” perfino quando la sua donna sembra distante, o assente, anzi: quella donna piace al poeta proprio nel suo essere assente. È quel modo di essere assente, quel modo di assomigliare alla notte silenziosa e stellata, che giunge a innamorare Neruda. Non so come dev’essersi sentita la destinataria di questa lirica: se l’avessero dedicata a me, mi avrebbe squarciato il petto.
     Ah, dimenticavo: quando scrisse questi versi, Pablo Neruda non aveva neanche vent’anni!


Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lontano, e la mia voce non ti tocca.
Sembra che ti si siano dileguati gli occhi
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.

Siccome ogni cosa è piena della mia anima
tu emergi dalle cose, piena dell’anima mia.
Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima,
e assomigli alla parola malinconia.

Mi piaci quando taci e sei come distante.
Sembri lamentarti, farfalla che tuba.
E mi ascolti da lontano e la mia voce non ti giunge:
lascia che io taccia con il silenzio tuo.

Lascia che ti parli anche con il tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e stellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.

Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Poi basta una parola, un sorriso.
E sono felice, felice che non sia vero.

Pablo Neruda, Veinte poemas de amor y una canción desesperada, 15



     La versione originale, molto orecchiabile anche per chi non parla spagnolo, proposta anch’essa con un video, cantata da Paco Ibáñez, un cantante spagnolo famoso per mettere i musica poesie spagnole. Non ci neghiamo mai il piacere dei suoni.

Me gustas cuando callas porque estás como ausente,
y me oyes desde lejos, y mi voz no te toca.
Parece que los ojos se te hubieran volado
y parece que un beso te cerrara la boca.

Como todas las cosas están llenas de mi alma
emerges de las cosas, llena del alma mía.
Mariposa de sueño, te pareces a mi alma,
y te pareces a la palabra melancolía.

Me gustas cuando callas y estás como distante.
Y estás como quejándote, mariposa en arrullo.
Y me oyes desde lejos, y mi voz no te alcanza:
déjame que me calle con el silencio tuyo.

Déjame que te hable también con tu silencio
claro como una lámpara, simple como un anillo.
Eres como la noche, callada y constelada.
Tu silencio es de estrella, tan lejano y sencillo.

Me gustas cuando callas porque estás como ausente.
Distante y dolorosa como si hubieras muerto.
Una palabra entonces, una sonrisa bastan.
Y estoy alegre, alegre de que no sea cierto.


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