In questa lirica il poeta Pablo Neruda descrive l’esperienza
dell’ascolto del silenzio della donna che ama. Al di là di ogni artificioso
ossimoro, infatti, la donna cantata da Neruda riesce a comunicare moltissimo
anche quando tace o, sarebbe meglio dire, il poeta ha saputo ascoltare e
cogliere ciò di cui il silenzio dell’amata si permea e l’ha tradotto in versi.
Quante volte, infatti, ci rintaniamo da soli dentro quella nostra
dimensione personale, a rimuginare su ciò che ci succede, su ciò che vorremmo
fare, sulle cose che temiamo o che sognamo? Me la sono figurata tante volte
questa donna, magari seduta su un muretto in un silenzioso pomeriggio
primaverile, intenta a guardare chissà cosa (forse il vuoto), con un’espressione
pacata, le labbra semiaperte, tenendosi il viso con una mano e appoggiando l’altra
su una gamba. Quella donna tace, sembra persa in un altro mondo, sembra perfino
morta, per come sta impassibile. A guardarla viene voglia di entrarle nella
mente e guardare i suoi pensieri. Ma non si può: tutto ciò che si può fare è
ascoltare la forma esteriore del suo silenzio, vederla e anzi coglierla in quel
momento di intimità così inviolabile e tuttavia così potente.
Tratti da una raccolta pubblicata nel 1924, questi di Neruda sono versi
delicatissimi, pieni di rispetto, perché il modo con cui il poeta tende l’orecchio
a questo tacere è un atto quasi pudico: è un vero e proprio vedere
non invasivo, un’attesa rispettosa, uno starsene a guardare con pazienza e con
fiducia. È una lirica molto innamorata se il poeta dice “mi piaci” perfino
quando la sua donna sembra distante, o assente, anzi: quella donna piace al
poeta proprio nel suo essere assente. È quel modo di essere assente, quel modo
di assomigliare alla notte silenziosa e stellata, che giunge a innamorare
Neruda. Non so come dev’essersi sentita la destinataria di questa lirica: se l’avessero
dedicata a me, mi avrebbe squarciato il petto.
Ah, dimenticavo: quando scrisse questi versi, Pablo Neruda non aveva
neanche vent’anni!
Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lontano, e la mia voce non ti tocca.
Sembra che ti si siano dileguati gli occhi
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.
Siccome ogni cosa è piena della
mia anima
tu emergi dalle cose, piena dell’anima mia.
Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima,
e assomigli alla parola malinconia.
Mi piaci quando taci e sei come
distante.
Sembri lamentarti, farfalla che tuba.
E mi ascolti da lontano e la mia voce non ti giunge:
lascia che io taccia con il silenzio tuo.
Lascia che ti parli anche con
il tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e stellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
Mi piaci quando taci perché sei
come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Poi basta una parola, un sorriso.
E sono
felice, felice che non sia vero.
Pablo Neruda, Veinte poemas de amor
y una canción desesperada, 15
La versione originale, molto orecchiabile anche per chi non parla
spagnolo, proposta anch’essa con un video, cantata da Paco Ibáñez, un cantante spagnolo famoso per mettere i musica poesie spagnole. Non ci neghiamo mai il
piacere dei suoni.
Me gustas
cuando callas porque estás como ausente,
y me oyes desde lejos, y mi voz no te toca.
Parece que los ojos se te hubieran volado
y parece que un beso te cerrara la boca.
Como todas las cosas están llenas de mi alma
emerges de las cosas, llena del alma mía.
Mariposa de sueño, te pareces a mi alma,
y te pareces a la palabra melancolía.
Me gustas cuando callas y estás como distante.
Y estás como quejándote, mariposa en arrullo.
Y me oyes desde lejos, y mi voz no te alcanza:
déjame que me calle con el silencio tuyo.
Déjame que te hable también con tu silencio
claro como una lámpara, simple como un anillo.
Eres como la noche, callada y constelada.
Tu silencio es de estrella, tan lejano y sencillo.
Me gustas cuando callas porque estás como ausente.
Distante y dolorosa como si hubieras muerto.
Una palabra entonces, una sonrisa bastan.
Y estoy alegre, alegre de que no sea cierto.
y me oyes desde lejos, y mi voz no te toca.
Parece que los ojos se te hubieran volado
y parece que un beso te cerrara la boca.
Como todas las cosas están llenas de mi alma
emerges de las cosas, llena del alma mía.
Mariposa de sueño, te pareces a mi alma,
y te pareces a la palabra melancolía.
Me gustas cuando callas y estás como distante.
Y estás como quejándote, mariposa en arrullo.
Y me oyes desde lejos, y mi voz no te alcanza:
déjame que me calle con el silencio tuyo.
Déjame que te hable también con tu silencio
claro como una lámpara, simple como un anillo.
Eres como la noche, callada y constelada.
Tu silencio es de estrella, tan lejano y sencillo.
Me gustas cuando callas porque estás como ausente.
Distante y dolorosa como si hubieras muerto.
Una palabra entonces, una sonrisa bastan.
Y estoy alegre, alegre de que no sea cierto.
loveeee !
RispondiEliminaci sta
RispondiEliminaLa migliore tradizione in assoluto di questa splendida poesia
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