Ricorre oggi il ventunesimo anniversario della morte del giudice Paolo
Borsellino, ucciso in via D’Amelio a Palermo il 19 luglio 1992 assieme agli
uomini della sua scorta.
Già da cinque anni a Palermo si usa commemorare questo evento, invitando
cittadini, magistrati e autorità. Anche oggi si è rinnovata questa tradizione,
ma io voglio lasciare qui un paio di interventi del giudice Roberto Scarpinato
dell’anno scorso, quando si espresse al riguardo in un modo a mio avviso molto
illuminante.
Il primo video che vi propongo è un breve intervento introduttivo fatto
a Servizio pubblico: qui Scarpinato
afferma quella che secondo lui è la funzione educatrice di una commemorazione
del genere e sottolinea l’importanza della versione da trasmettere ai giovani
sulla mafia, che non è quella di un gruppo di zotici che sono andati contro lo
Stato, ma quella di un potere, parallelo a quello dello Stato, costituito anche
e soprattutto, fin dalle sue origini, da uomini delle istituzioni, che hanno
collaborato assieme ai mafiosi latitanti, i boss, i padrini comunemente intesi.
Segue la lettera, bellissima e piena di valori culturali da osannare,
che il giudice Scarpinato ha letto l’anno scorso a Paolo Borsellino e nella
quale lancia un’accusa esplicita alle autorità che siedono a pochi metri da lui
in quel momento. Un atto di dovere e integrità morale senza eguali che merita
di risuonare nella nostra memoria.
L’intervento
a Servizio pubblico
La
lettera a Borsellino (19 luglio 2012)
Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo.
Paolo Borsellino
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