venerdì 19 luglio 2013

Strage di via D’Amelio: così Scarpinato ricordava Borsellino

     Ricorre oggi il ventunesimo anniversario della morte del giudice Paolo Borsellino, ucciso in via D’Amelio a Palermo il 19 luglio 1992 assieme agli uomini della sua scorta.
     Già da cinque anni a Palermo si usa commemorare questo evento, invitando cittadini, magistrati e autorità. Anche oggi si è rinnovata questa tradizione, ma io voglio lasciare qui un paio di interventi del giudice Roberto Scarpinato dell’anno scorso, quando si espresse al riguardo in un modo a mio avviso molto illuminante.

     Il primo video che vi propongo è un breve intervento introduttivo fatto a Servizio pubblico: qui Scarpinato afferma quella che secondo lui è la funzione educatrice di una commemorazione del genere e sottolinea l’importanza della versione da trasmettere ai giovani sulla mafia, che non è quella di un gruppo di zotici che sono andati contro lo Stato, ma quella di un potere, parallelo a quello dello Stato, costituito anche e soprattutto, fin dalle sue origini, da uomini delle istituzioni, che hanno collaborato assieme ai mafiosi latitanti, i boss, i padrini comunemente intesi.
     Segue la lettera, bellissima e piena di valori culturali da osannare, che il giudice Scarpinato ha letto l’anno scorso a Paolo Borsellino e nella quale lancia un’accusa esplicita alle autorità che siedono a pochi metri da lui in quel momento. Un atto di dovere e integrità morale senza eguali che merita di risuonare nella nostra memoria.


L’intervento a Servizio pubblico




La lettera a Borsellino (19 luglio 2012)




Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo.

Paolo Borsellino

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