La povertà non è un disonore, si sa, ma quando arriva a togliere la
dignità alle persone, la vergogna che ne deriva può spingere a gesti estremi
come togliersi la vita. E Romeo Dionisi, 62 anni, muratore disoccupato, e sua
moglie Anna Maria Sopranzi, 68 anni, ex artigiana, ne avevano molta, di
dignità: la morte che si sono dati lo scorso 5 aprile è stato il loro modo di
valorizzarla.
Questa è una di quelle storie di cui i giornali parlano una tantum,
quelle storie che fanno anche indignare ma che si dimenticano in fretta in
questo paese che non è capace di ricordare e, quindi, di imparare. È anche,
questa, una storia non nuova, già sentita, che aumenta il fardello che la
nostra (mala) politica si porta alle spalle. A Civitanova Marche (Macerata) si
è quindi consumato l’ennesimo imperdonabile caso di omicidio di Stato.
Romeo non riusciva a farsi pagare gli ultimi lavori svolti da muratore
ed era quindi senza lavoro; come se non bastasse, la ditta di Napoli per cui
aveva lavorato attualmente fallita, non gli dava i soldi che gli spettavano;
sua moglie Anna Maria viveva con una pensione indegna di circa 500 euro inutile
anche per l’affitto di casa. Dove trovare il denaro per mangiare? Vivere così,
con il peso delle tasse che incombono anche più che in passato e dei contributi
previdenziali da versare, avrebbe dovuto significare per loro, che hanno
lavorato per una vita intera, ridursi allo stato di straccioni o farsi
segnalare ai servizi sociali del comune.
Nel condominio in cui vivevano abita anche Ivo Costamagna, presidente
del consiglio comunale della città, che li avrebbe invitati al Comune per
discutere il loro caso. Ma la burocrazia italiana raramente è in grado di
risolvere questi problemi sociali e per i due anziani coniugi, che a quella
dignità tenevano tanto, ammettere di non poter mettere il piatto in tavola dopo
un’intera vita passata a lavorare era una vergogna troppo grande. La morte e il
silenzio che essa porta è parsa loro la sola soluzione accettabile.
Si sono impiccati entrambi, insieme, finché morti non li separi, da
bravi compagni di vita, in uno stanzino vicino al loro garage. Sono rimasti
uniti fino alla fine, insieme avranno approntato le corde, magari scambiandosi
un ultimo sguardo prima di lasciarsi andare, magari stringendosi la mano per
trasmettersi quel coraggio che pure occorre, e anche in abbondanza, per
compiere lucidamente un gesto del genere.
I cadaveri sono stati ritrovati dai carabinieri, prontamente chiamati
dai vicini di casa, che hanno scoperto il fatto grazie a un biglietto che i
coniugi stessi avevano lasciato nel garage del condominio: su di esso Romeo e Anna
Maria hanno lasciato innanzitutto parole di scusa, scusa per il gesto, per quel
gesto. Ma scusa dovrebbero chiedere i responsabili di tutto questo, quegli
individui lontani dalla realtà che costituiscono quell’istituzione che va
indegnamente sotto il nome di “Stato”.
Dal biglietto gli inquirenti hanno evinto il movente economico del
suicidio: è lì che la coppia ha lasciato trasparire quell’estremo bisogno di
preservare quella certa dignità che sentivano di aver perso nella loro
condizione di gente indigente e abbandonata dalle istituzioni. Il fratello di Anna
Maria, Giuseppe, che abitava nell’edificio accanto a quello della coppia, appena
saputa la notizia, preso dalla disperazione, si è gettato in mare dal molo:
morto anche lui. Dal dolore.
Tre vittime della negligenza, della strafottenza, di quel grave deficit
di empatia morale di cui i nostri politici si vestono con un’arroganza sempre
più insopportabile. Tre morti sulla loro coscienza. E la cosa peggiore è che passerà
presto di mente a tutti, a quei politici per primi che non sanno cosa sia la
crisi grazie ai loro stipendi d’oro e alle mille ruberie derivanti dai reati
finanziari che sono stati eccelsi nel commettere.
Ieri il sindaco, Tommaso Claudio Corvatta, ha proclamato una giornata di
lutto cittadino e oggi si sono svolti i funerali. La presidentessa della Camera
dei deputati, Laura Boldrini, aveva già annunciato di voler partecipare alle
esequie, e non solo perché lei è nata a 20 chilometri da Civitanova ed era
quindi conterranea, ma anche perché secondo lei «il primo dovere delle
istituzioni è esserci, metterci la faccia, tanto più nei momenti duri […]
Sarebbe troppo comodo, e per quanto mi riguarda inaccettabile, scegliere di
essere presenti soltanto dove è garantito l’applauso». È stata la sola politica
nazionale a presenziare al rito.
Ma la rabbia ai funerali era tanta. E molti si sono lasciati scappare
contestazioni, dal «Facevi meglio a non venire!», rivolto alla stessa
Boldrini, ai «Vergogna! Ladri! Omicidio della politica! Neanche gli animali sono
trattati così». Più secco e lapidario il commento lasciato invece da Giuseppe
Giudici, cognato di Romeo: «Tanto è inutile girarci attorno, lo sanno tutti chi
li ha uccisi: L’Inps, Equitalia. Insomma lo Stato».
Cresce ancora, dunque, il numero di morti per la crisi. E cresce aprendo il suo abbraccio mortale a più livelli della scala sociale: si uccidono gli imprenditori che, soffocati dai debiti e affamati dai crediti non riscossi, devono prima licenziare operai, poi ridurre la produzione, poi vendere la casa e infine chiudere l’azienda; si uccidono anche i pensionati, che dovrebbero restare tutelati perché sono tra la cosiddette categorie deboli. Chissà, forse domani ci sveglieremo e i giornali parleranno di un laureato toltosi la vita perché voleva sposarsi ma non poteva permettersi il lusso di sognarlo… o magari si parlerà di un malato di sla a cui lo Stato a negato i sussidi economici per la cure. Non rilassiamoci troppo: sono realtà già fin troppo vicine.
Cresce ancora, dunque, il numero di morti per la crisi. E cresce aprendo il suo abbraccio mortale a più livelli della scala sociale: si uccidono gli imprenditori che, soffocati dai debiti e affamati dai crediti non riscossi, devono prima licenziare operai, poi ridurre la produzione, poi vendere la casa e infine chiudere l’azienda; si uccidono anche i pensionati, che dovrebbero restare tutelati perché sono tra la cosiddette categorie deboli. Chissà, forse domani ci sveglieremo e i giornali parleranno di un laureato toltosi la vita perché voleva sposarsi ma non poteva permettersi il lusso di sognarlo… o magari si parlerà di un malato di sla a cui lo Stato a negato i sussidi economici per la cure. Non rilassiamoci troppo: sono realtà già fin troppo vicine.
Romeo Dionisi, Anna Maria e Giuseppe Sopranzi |
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