domenica 20 gennaio 2013

Quella questione paraculo del “voto utile”


     Negli ultimi giorni il PD ha sollevato nei confronti della lista Rivoluzione civile di Antonio Ingroia la cosiddetta questione del “voto utile”. Il voto utile in politica è quella scelta elettorale che un elettore dovrebbe fare per favorire una compagine a danno di un’altra sulla quale avrebbe dei dubbi o graverebbero questioni scomode. Per chi non fosse informato, ecco cosa è successo: la lista Rivoluzione civile è in rapida ascesa nei sondaggi e ha superato la soglia minima prevista per accedere alla Camera (la soglia è del 4% e Rivoluzione civile è oltre il 5%). Bersani, leader del PD, che si alleerà con Monti, vorrebbe ottenere la maggioranza sia al Senato che alla Camera e sa che gli elettori di Rivoluzione civile potrebbero portargli via i voti necessari per ottenere questa maggioranza in quattro regioni chiave, che sono la Lombardia, il Veneto, la Campania e la Sicilia (in queste ultime due Rivoluzione civile sarebbe attestata a oltre l’11% e questo potrebbe togliere il premio di maggioranza del 55% al PD). Per questo Bersani si appella all’elettorato per un “voto utile”, ovvero per chiedere di non votare Rivoluzione civile. A Ingroia è arrivata quindi, anche se in maniera mai precisamente esplicita da parte di Bersani, una richiesta di desistenza, ovvero l’invito a non presentare liste in quelle regioni.

     La cosa ha sollevato qualche polemica, soprattutto relativamente alla posizione di Ingroia. Infatti il leader di Rivoluzione civile in principio, quando l’alleanza tra Bersani e Monti non era stata ipotizzata né spudoratamente annunciata come lo è ora, aveva invitato Bersani a instaurare un dialogo (si badi: un dialogo, non un’alleanza politica). Bersani non si degnò nemmeno di rispondere, nemmeno quando l’invito fu rivolto una seconda volta.

     Ingroia si è posto fin dall’inizio come alternativa intransigente alle politiche di Berlusconi e di Monti, quindi, all’inizio, cercò dialogo (ripeto: dialogo, non alleanza) con il partito più lontano da essi, ovvero il PD. Molti lo accusarono di ambiguità, gli chiesero maggiore chiarezza. Ebbene, oggi Ingroia in una dichiarazione fatta in occasione della presentazione delle liste elettorali a Roma ha risposto a questi scettici: chiuso ufficialmente ogni dialogo col PD! E soprattutto: niente desistenza!

     Da quando Bersani si propone di fare un’alleanza con Monti a prescindere, non ha senso che Rivoluzione civile cerchi un dialogo con il PD, in quanto la lista di Ingroia si è proposta contro Monti e contro Berlusconi con la massima intransigenza. E se prima Ingroia rimproverava al PD e alla sinistra solo di non aver fatto sufficiente opposizione alla destra in questi anni e di non aver approfittato degli strumenti che ha avuto per regolarizzare molte falle normative e per combattere il fenomeno berlusconiano, ora la strada al dialogo è chiusa definitivamente: le posizioni, quindi, si assestano, prendono forma, si definiscono.

     Le differenze tra la destra PDL e il governo Monti erano già minime: Monti è stato appoggiato dalla destra berlusconiana per tutto il periodo del suo mandato (checché ne dica Berlusconi, quando afferma che non poteva opporsi per non guastare i rapporti, come se si trattasse di uno scontro sul piano personale e non di riforme da fare per il paese). Le due ideologie si equivalgono. Ora anche Bersani si accoda ufficialmente a questo trenino dell’orrore, che si propone di smembrare pezzo per pezzo quello che rimane dell’Italia.

     Più in generale, la questione del voto utile si pone in queste politiche in tutta la sua pienezza. Si capisce che tener presente il subdolo sistema di alleanze diventa una priorità per l’elettore, che non può permettersi semplicemente di votare “per” qualcuno, ma deve anche e contemporaneamente considerare “contro” chi votare: oggi non ci sono più le ideologie anti-berlusconiane o anti-comuniste: oggi vige l’anti-politica! Oggi c’è diffidenza verso tutti! È quindi strettamente necessario discernere con lucidità. Bisogna capire che destra, sinistra e moderati sono un’unica pericolosa coalizione.



     Il dilemma del voto utile, in sé e per sé, è una questione vera e legittima, poiché è possibile usare il voto per contrastare qualcuno. Come l’ha messa Bersani, tuttavia, è un’emerita paraculaggine: come ha notato lo stesso Ingroia, infatti, Bersani ha chiesto la desistenza ad Ingroia con la scusa di non favorire Berlusconi (e figuriamoci se Ingroia fa qualcosa per favorire Berlusconi: non è mica la sinistra, lui!); Bersani fa leva sullo spauracchio del pericolo Berlusconi per dissuadere gli elettori a votare Rivoluzione civile, esattamente come faceva Berlusconi quando faceva leva sul pericolo dell’ondata comunista per spingere gli elettori a votare per lui.

     Ecco dunque, almeno da parte del leader di Rivoluzione civile, risolta la questione del voto utile e della desistenza. Come ha obiettato Marco Travaglio in un suo articolo de Il fatto quotidiano, ma se il PD vuol continuare a governare con Monti, perché la desistenza non l’ha chiesta a Monti?

     Vediamo di seguito una parte dell’intervento di Ingroia riguardo questa e un altro paio di questioni attraverso questi due video della conferenza di ieri.




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