Negli ultimi giorni il PD ha sollevato nei confronti della lista Rivoluzione civile di Antonio Ingroia
la cosiddetta questione del “voto utile”.
Il voto utile in politica è quella scelta elettorale che un elettore dovrebbe
fare per favorire una compagine a danno di un’altra sulla quale avrebbe dei
dubbi o graverebbero questioni scomode. Per chi non fosse informato, ecco cosa
è successo: la lista Rivoluzione civile
è in rapida ascesa nei sondaggi e ha superato la soglia minima prevista per
accedere alla Camera (la soglia è del 4% e Rivoluzione civile è oltre il 5%). Bersani,
leader del PD, che si alleerà con Monti, vorrebbe ottenere la maggioranza sia
al Senato che alla Camera e sa che gli elettori di Rivoluzione civile
potrebbero portargli via i voti necessari per ottenere questa maggioranza in
quattro regioni chiave, che sono la Lombardia, il Veneto, la Campania e la Sicilia (in queste
ultime due Rivoluzione civile sarebbe attestata a oltre l’11% e questo potrebbe
togliere il premio di maggioranza del 55% al PD). Per questo Bersani si appella
all’elettorato per un “voto utile”, ovvero per chiedere di non votare Rivoluzione civile. A Ingroia è arrivata quindi, anche
se in maniera mai precisamente esplicita da parte di Bersani, una richiesta di desistenza, ovvero
l’invito a non presentare liste in quelle regioni.
La cosa ha sollevato qualche polemica, soprattutto relativamente alla
posizione di Ingroia. Infatti il leader di Rivoluzione civile in principio,
quando l’alleanza tra Bersani e Monti non era stata ipotizzata né
spudoratamente annunciata come lo è ora, aveva invitato Bersani a instaurare un
dialogo (si badi: un dialogo, non un’alleanza politica). Bersani non si degnò
nemmeno di rispondere, nemmeno quando l’invito fu rivolto una seconda volta.
Ingroia si è posto fin dall’inizio come alternativa intransigente alle politiche di Berlusconi e di Monti,
quindi, all’inizio, cercò dialogo (ripeto: dialogo, non alleanza) con il
partito più lontano da essi, ovvero il PD. Molti lo accusarono di ambiguità,
gli chiesero maggiore chiarezza. Ebbene, oggi Ingroia in una dichiarazione
fatta in occasione della presentazione delle liste elettorali a Roma ha
risposto a questi scettici: chiuso ufficialmente
ogni dialogo col PD! E soprattutto: niente
desistenza!
Da quando Bersani si propone di fare un’alleanza con
Monti a prescindere, non ha senso che Rivoluzione civile cerchi un dialogo con il PD, in
quanto la lista di Ingroia si è proposta contro
Monti e contro Berlusconi con la massima intransigenza. E se prima
Ingroia rimproverava al PD e alla sinistra solo di non aver fatto sufficiente
opposizione alla destra in questi anni e di non aver approfittato degli
strumenti che ha avuto per regolarizzare molte falle normative e per combattere
il fenomeno berlusconiano, ora la strada al dialogo è chiusa definitivamente: le
posizioni, quindi, si assestano, prendono forma, si definiscono.
Le differenze tra la destra PDL e il governo Monti erano già minime:
Monti è stato appoggiato dalla destra berlusconiana per tutto il periodo del
suo mandato (checché ne dica Berlusconi, quando afferma che non poteva opporsi
per non guastare i rapporti, come se si trattasse di uno scontro sul piano
personale e non di riforme da fare per il paese). Le due ideologie si
equivalgono. Ora anche Bersani si accoda ufficialmente a questo trenino dell’orrore,
che si propone di smembrare pezzo per pezzo quello che rimane dell’Italia.
Più in generale, la questione del voto utile si pone in queste politiche
in tutta la sua pienezza. Si capisce che tener presente il subdolo sistema di alleanze diventa una priorità per l’elettore,
che non può permettersi semplicemente di votare “per” qualcuno, ma deve anche e
contemporaneamente considerare “contro” chi votare: oggi non ci sono più le
ideologie anti-berlusconiane o anti-comuniste: oggi vige l’anti-politica! Oggi
c’è diffidenza verso tutti! È quindi strettamente necessario discernere con
lucidità. Bisogna capire che destra, sinistra e moderati sono un’unica pericolosa coalizione.
Il dilemma del voto utile, in sé e
per sé, è una questione vera e legittima, poiché è possibile usare il voto per
contrastare qualcuno. Come l’ha messa Bersani, tuttavia, è un’emerita paraculaggine:
come ha notato lo stesso Ingroia, infatti, Bersani ha chiesto la desistenza ad
Ingroia con la scusa di non favorire Berlusconi (e figuriamoci se Ingroia fa
qualcosa per favorire Berlusconi: non è mica la sinistra, lui!); Bersani fa leva sullo spauracchio del
pericolo Berlusconi per dissuadere gli elettori a votare Rivoluzione civile,
esattamente come faceva Berlusconi quando faceva leva sul pericolo dell’ondata
comunista per spingere gli elettori a votare per lui.
Ecco dunque, almeno da parte del leader di Rivoluzione civile, risolta
la questione del voto utile e della desistenza. Come ha obiettato Marco Travaglio in un suo articolo de Il fatto quotidiano, ma se il PD vuol continuare a governare con Monti, perché la
desistenza non l’ha chiesta a Monti?
Vediamo di seguito una parte dell’intervento
di Ingroia riguardo questa e un altro paio di questioni attraverso questi due video
della conferenza di ieri.
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