mercoledì 4 dicembre 2013

Addio Porcellum: la Consulta dichiara incostituzionale la “porcata” di Calderoli

Roberto Calderoli (Lega), 
autore
del Porcellum.
     Più di un tentativo, più di un ricorso era stato fatto in passato, ma mai si era riusciti a mettere il timbro di “incostituzionale” sul Porcellum, nome con cui è nota la legge elettorale 270 del 2006 pensata da Roberto Calderoli (Lega Nord), allora Ministro delle Riforme sotto il governo Berlusconi III. Lo stesso Calderoli ha definito in un’intervista quella legge «una porcata»: questo obbrobrio legislativo fu infatti fortemente voluto da Silvio Berlusconi, che tutt’ora la difende strenuamente, nonostante sia ormai riconosciuta da tutti (anche dai suoi alleati ed ex alleati) la sua natura deplorevole. Oggi, però, la Corte costituzionale si è finalmente pronunciata al riguardo:
La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza – sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica – alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione.
La Corte ha altresì dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali “bloccate”, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza.
Le motivazioni saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici. Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali.
     Il ricorso di incostituzionalità, sollevato per la prima volta dall’avvocato Aldo Bozzi nel 2009, che reclamò in tribunale di essere stato leso nel suo diritto di voto nelle elezioni successive all’entrata in vigore, è finalmente approdato alla Consulta, che è l’organo che decide se una legge è conforme o meno alla legge fondamentale dello Stato, ovvero alla Costituzione. In particolare si “accusavano” le parti di quella legge che descrivono le modalità di fissazione del premio di maggioranza (ovvero un insieme di seggi parlamentari assegnati al partito che ottiene una certa percentuale di voti, che nel Porcellum è decisamente abnorme) e delle liste bloccate (ovvero dell’impossibilità degli elettori di eleggere i propri rappresentanti, lasciando questa decisione ai partiti).

     La Corte costituzionale renderà note le motivazioni della sentenza tra qualche settimana: da quel momento la sentenza sarà vigente. Fino ad allora, come precisato dal comunicato citato sopra, il Parlamento avrebbe la possibilità di correggere le parti dichiarate incostituzionali. Oppure di presentare un nuovo testo di legge. Il Parlamento è infatti il solo organo che può legiferare.

     Cosa accadrà fino al momento in cui l’attesa scadrà? La Consulta ha lasciato chiaramente intendere alle Camere di dover intervenire in maniera diretta, ma secondo altri, se non ci saranno interventi, si ritornerebbe immediatamente alla legge elettorale precedente al Porcellum, il cosiddetto Mattarellum. E proprio con il Mattarellum – meglio di niente! – Beppe Grillo spera di andare a votare ora che questi «figli illegittimi della Repubblica» non hanno più alibi. Infatti tutti i parlamentari eletti dal 2006, compreso il Presidente della Repubblica – eletto da quei parlamentari – sono illegittimi, abusivi, contro la legge. Non dovrebbero stare lì perché la legge con cui sono stati eletti non era valida. Anche questo è un altro bel paradosso tutto italiano.
     Una terza ipotesi è che si passi automaticamente al Mattarellum, ma solo per cominciare a lavorare su un testo di legge nuovo: infatti non può esistere un vuoto legislativo, una legge deve esserci, per quanto brutta sia.

     Vale la pena di ricordare che la riforma della legge elettorale era uno dei tanti provvedimenti urgentissimi e improrogabili che Napolitano aveva imposto come condicio sine qua non al governo Letta quando nacquero le larghe intese: era una cosa da farsi subito, magari in estate, ma non sono bastati otto anni di rinvii e mancanza di volontà e accordi tra le forze politiche. Anche Letta si è accodato a questa abitudine infarcita di volontaria strafottenza, senza che la questione Porcellum fosse mai nemmeno portata in aula.
     Ora però il premier sarà costretto ad affrontare la cosa: e in questo grande rilevanza avranno le primarie del Pd, perché Letta si troverà a dover collaborare con il futuro segretario dei democratici al fine di avere i numeri per far passare una riforma elettorale. E poiché il candidato che più piace agli italiani è Matteo Renzi (che già spinge per una legge elettorale che gli assicuri una solida posizione), è molto probabile che i due stiano già mettendosi d’accordo, anche se formalmente Letta smentisce perché dice di voler attendere l’elezione del segretario Pd. Il tema della legge elettorale è un bocconcino troppo gustoso per le campagne elettorali e Renzi non se lo lascerebbe mai scappare.

     Tutto è comunque ancora da definire: bisognerà vedere cosa deciderà il Parlamento, con chi si accorderà Letta e quando potremo andare a votare di nuovo. Per ora l’importante è che sia scritto nero su bianco che il Porcellum deve essere abolito. Un piccolo passo, che suona come gran cosa nel nostro povero e disgraziato paese.

Intervista di Calderoli dopo la pronuncia della Corte costituzionale



Intervento di Grillo sul suo blog in seguito alla pronuncia

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