venerdì 22 novembre 2013

Processo Ruby: la sentenza con le prove che Berlusconi inquinò. Si va verso un Ruby-ter

     Sette anni di condanna, di cui 6 anni e 4 mesi per il reato di concussione, 8 mesi per la prostituzione minorile. Questa fu la pena attribuita a Silvio Berlusconi quando il 24 giugno scorso il collegio giudicante apriva una frattura profonda nel record di processi bloccati che Berlusconi aveva vantato fino a quel momento. Da allora la paura è cresciuta sempre più e sempre più si sono succedute complicazioni giudiziarie per uno dei maggiori pregiudicati della storia del nostro paese.
     I giudici di primo grado hanno reso note da poche ore le motivazioni della sentenza elencando le prove che fanno di Berlusconi un uomo che ha violato la legge.


Sproporzioni di condotta
     Innanzitutto sono da tenere a mente alcune sproporzioni comportamentali che non si riescono in alcun modo a giustificare se non con l’esistenza dei reati ascritti e che Berlusconi ha tenuto nel corso della vicenda. I giudici, in particolare, sottolineano l’eccessivo stato di allerta che quella famosa notte portò Berlusconi a fare la telefonata in Questura a Milano (reato di concussione) perché facesse rilasciare Ruby, una reazione che non si addice assolutamente a un Presidente del Consiglio dei Ministri (per lo più nell’esercizio delle sue funzioni) per una semplice ragazzina di 17 anni beccata a rubare; in secondo luogo, ancora più evidenti sono le troppo ingenti somme di denaro e regalie che Berlusconi versava e ha continuato a versare alla ragazze che partecipavano alle sue feste private ad Arcore: questi “doni” consistevano in denaro contante, gioielli, automobili, pagamento di canoni di locazione, appartamenti in via Olgettina dove le ragazze vivevano e perfino contratti di lavoro in Mediaset (per quelli che credessero a Berlusconi quando, a proposito della condanna per frode fiscale, dichiarò che non si occupava più di Mediaset da anni). Alla stessa Ruby furono corrisposti ben 57000 euro, per l’apertura di un centro estetico (mai aperto ovviamente).

Berlusconi ha effettuato un vero e proprio inquinamento probatorio
     Con queste considerazioni i magistrati hanno rilevato le prove di un consistente inquinamento delle prove che doveva servire a sviare le indagini e ad ostacolare l’emergere della verità. In quest’ottica si aprirebbe un nuovo capo di imputazione, quindi, che porta a una nuova inchiesta, la quale a sua volta potrebbe sfociare in un nuovo processo, il Ruby-ter. Rischiosa anche la posizione dei legali di Berlusconi, Niccolò Ghedini, «la radice di tutti i mali di Berlusconi», come l’ha definito l’ex senatore De Gregorio, e Pietro Longo, perché potrebbero aver consigliato a Berlusconi di pagare le ragazze perché mentissero ai processi.

Le prove: Berlusconi ha davvero fatto sesso con Ruby
     Ma veniamo alle motivazioni della sentenza. Dove i giudici hanno individuato prove che giustifichino la colpevolezza dei reati ascritti? Su questo blog sono state già elencate una piccolissima ma molto significativa parte delle telefonate che Ruby e altre ragazze, protagoniste del bunga-bunga gate, hanno tenuto e che testimoniano molto esplicitamente la natura di quegli incontri ad Arcore e che si possono riascoltare a questo link. Oltre alle telefonate dai contenuti fin troppo espliciti, molti SMS confermano che le ragazze venivano espressamente assunte per show a contenuto erotico, consistenti in balletti, spogliarelli, toccamenti reciproci tra le ragazze e tra esse e gli invitati, travestimenti; ancora, molte testimonianze (alcune provenienti dalla stessa Ruby nelle prime fasi di interrogatorio, prima che iniziasse a fingere di non ricordare niente) mettono in chiaro che tra le invitate il Presidente Berlusconi ne sceglieva alcune in conclusione di serata per terminare la festa con veri e propri rapporti sessuali e che Ruby avesse partecipato a tali incontri sessuali è accertato almeno per un paio di volte. Dalle stesse fonti si prova anche la correlazione tra le prestazioni stesse e le ricompense patrimoniali.

Berlusconi sapeva che Ruby fosse minorenne
     Questo per quanto riguarda il reato nei suoi caratteri generali. C’è poi la questione dell’età di Ruby. La ragazza era infatti minorenne all’epoca dei fatti (da cui il reato di prostituzione minorile) e Berlusconi ha sempre dichiarato di non essere mai stato a conoscenza di questo particolare. Purtroppo per lui anche qui le prove sono più di una e abbastanza chiare: in primo luogo, quando Berlusconi telefonò in Questura per chiedere il rilascio della ragazza, ne chiese l’affido, e l’affido è riservato esclusivamente ai soggetti minorenni; c’è inoltre la testimonianza della stessa Ruby che aveva fatto sapere a Berlusconi che non aveva la maggiore età per comparire sul contratto di locazione dell’appartamento che egli le mise a disposizione; infine figura il fatto che tutti, comprese le altre ragazze, Emilio Fede e Lele Mora, conoscevano l’età della ragazza e appare molto improbabile che in un clima così coeso e in un sistema di prostituzione così chiuso la notizia non fosse arrivata anche a Berlusconi.

     Nella sentenza i giudici hanno rilevato la grande «capacità a delinquere dell’imputato», una “dote” che anche i giudici del processo Mediaset avevano sottolineato nelle loro sentenza. Una propensione, un vizio, una pulsione che pare proprio irrefrenabile per quest’uomo, che commette reati per coprire altri reati. In questi giorni Berlusconi è davvero fuori di sé. Dopo la condanna definitiva uscita dal processo Mediaset, la votazione palese e l’imminente decadenza da senatore prevista per il 27 novembre, il suo umore è nerissimo. Accusa i magistrati di aver rese note le motivazioni della sentenza a meno di una settimana dal voto sulla decadenza apposta, con lo scopo di screditarne ulteriormente l’immagine. In verità, anche ammesso che i magistrati abbiano fatto questa “lettura politica” delle motivazioni della sentenza (ora nasce anche questa contestazione), i fatti non cambiano assolutamente. Tutti sanno quali sono i fatti accaduti, tutti conoscono i reati di cui Berlusconi si è macchiato e tutti sanno che la sentenza di primo grado l’ha dichiarato colpevole. L’opinione pubblica del Parlamento non ha bisogno che i giudici ribadiscano queste cose già note per decidere se votare per o contro la decadenza di Berlusconi da parlamentare. Il solito sbraitare fine a se stesso che da anni è il leitmotiv dei turpiloqui demagogici di quest’uomo.

     La paura di perdere tutto è forte: con l’imminenza del voto sulla decadenza, Berlusconi rischia di essere arrestato. Quando sarà decaduto perderà i benefici che il suo status di senatore gli garantisce e la cosa lo preoccupa enormemente. La possibilità della grazia (chiesta e richiesta più volte) è esclusa, né è possibile rinviare la seduta della settimana prossima. Il tempo stringe, il mito decade, la parabola antidemocratica compie il suo decorso. Forse una zavorra in meno sta per gravare sulle sorti di questo bellissimo e disgraziato paese.

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