Un epilogo da soap opera: da una parte c’è il leader storico, che si finge agguerrito ancora più di prima, dall’altro il figlio “ingrato”, che avrebbe tradito alle spalle il suo mentore. Si beccano nelle dichiarazioni pubbliche, ma si promettono rispetto, si odiano, ma dicono di voler collaborare. Sono le due entità del centrodestra italiano che ci ritroviamo da poche ore, dopo la decisione di Angelino Alfano di costituire gruppi autonomi per non aderire agli “estremismi” della nuova Forza Italia, nome riciclato dalla pattumiera dell’umido della storia con cui Berlusconi vuole identificarsi ai suoi elettori.
Angelino Alfano ha dichiarato di essere stato mosso in questa scelta da “amore” per l’Italia. Anche Berlusconi esordì nel ’94 con lo stesso tema («L’Italia è il paese che amo»): i discepoli si riconoscono dai loro maestri. Berlusconi dal canto suo si dice rammaricato per lo strappo voluto da Alfano – «Non me l’aspettavo da lui, per me era come un figlio» – e il figlio-allievo-collaboratore prova a smussare l’impatto del suo gesto sull’opinione pubblica pidiellina dichiarando di voler continuare a sostenere le istanze dell’ex Pdl e che anzi il prossimo 27 novembre Nuovo Centrodestra (così si chiama il suo partito) voterà contro la decadenza di Berlusconi da senatore. Sostegno a oltranza per il “presidente” Berlusconi, quindi, nonostante le divisioni. E Berlusconi? A quel Congresso Nazionale stranamente avverte tutti di non proiettare rabbia sugli scissionisti alfaniani, nemmeno lui insulta o offende, come spesso fa con chiunque non la pensi come lui. Niente attacchi. Verrebbe da chiedere perché si siano separati, se hanno tutto questo amore l’uno per l’altro. La risposta di Berlusconi è stata “divergenze personali”: per quelle non è stato possibile andare avanti insieme. Già, perché è così che deve funzionare la politica, per moventi personali, non tenendo presente i bisogni della collettività.
Anche i contenuti non sono dissimili: non che i due gruppi concordino nel senso che hanno lo stesso contenuto, ma nel senso che entrambi ne hanno di molto vaghi. Per cosa si caratterizzano FI e Ncd? Che posizione occupano nel panorama europeo? Né Alfano né Berlusconi si sono ancora degnati di spiegarlo. Nessuno ha parlato di proposte che intendono portare avanti, nessuno che abbia in mente una soluzione chiara e trasparente da proporre al Parlamento, per quel poco che ancora vale nel panorama legislativo del nostro paese (oggi vanno di moda i “saggi”, piccole oligarchie che si sostituiscono alle Camere, sempre più fuori moda in tempi in cui si sente aria di presidenzialismo). Se poi per spiegare il contenuto si intende riprendere le proprie citazioni tratte dal primo monologo del 1994 (e si intende proprio leggere parola per parola!) allora si chiede scusa. Perché è questo che ha fatto Berlusconi: si è autocitato! Nulla di nuovo, assolutamente nulla. Anzi…
C’era puzza di vecchio in quella sala. Vecchio e stantio, cose risentite e ripresentate trasformisticamente agli italiani, come un cibo prima vomitato e poi reingerito con l’illusione di variare la dieta. Non mancava proprio niente a quel congresso: c’era il battesimo di Forza Italia, il divorzio da Alfano, c’erano i soliti figuranti pagati per applaudire e per non lasciare i posti vuoti, c’era il piccolo malore ipoglicemico del leader che a un certo punto ha avuto bisogno del suo medico, i richiami nostalgici del ’94, i giornalisti indipendenti che tessono lodi apologetiche, ci sono gli arrivisti e i leccapiedi che scodinzolano all’attrattiva di un nuovo posto nella neonata FI, senza dimenticare l’Esercito di Silvio che aspettava il proprio idolo dopo il discorso ma che se l’è visto scappare via senza fermarsi.
Peccato per Berlusconi, perché, guarda caso, proprio nei giorni in cui Alfano si è separato, aveva intenzione – questa volta sul serio, eh – di far cadere il governo. «Ma ora non abbiamo più i numeri», confessa rammaricato Berlusconi. Ha giocato per mesi a fare il bello e il cattivo tempo, ha ricattato decine di volte l’esecutivo e proprio quando stava per mantenersi coerente a se stesso ecco che gli vanno a rompere le uova nel paniere! Che guastafeste!
Che grigiore emana ormai quest’uomo! Fino a dove si può trascinare certe cose! Assistiamo ai tentativi letteralmente patetici di un pazzo innamorato del suo stesso mito che, tutto infervorato dai finti applausi di sostenitori che perseguono solo i propri interessi personali e gli fingono fedeltà, continua ostinatamente a forzare gli eventi del suo destino ignorando completamente i fatti. Ignorando che il suo tempo è tramontato, che è ora di andarsene.
Berlusconi continua a comportarsi come un paziente con problemi cognitivi perché pare ignorare tutto ciò che non gli piaccia. Lo elimina dalla memoria, lo cancella dalla propria attenzione e si comporta come se non fosse mai esistito: l’hanno condannato? E lui fonda di nuovo un partito. Vuole proporre una nuova offerta politica? E la chiama col nome vecchio. Gli hanno negato la grazia molte settimane fa? E lui continua a dire che Napolitano gliela deve. Aveva detto che avrebbe sostenuto il governo a tutti i costi? E ora dice di aver sempre voluto la crisi di governo. Ha votato una legge che esclude i condannati dal parlamento? E ora dice che quella legge non va bene.
La forma più infima di decadenza, una schizofrenia del pensiero politico, un delirio che non si regge in piedi, che non si degna nemmeno più di indossare i panni nuovi restando vecchio, ma che resta vecchio con panni vecchi ma pretende che lo si riconosca come novità! Non ci sono davvero parole per qualificare una condotta così greve. Quando impareranno gli italiani a ignorare queste cose?
E' tutta una finzione, come nelle baruffe chiozzotte...
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