Alla fine di ottobre 2012 Silvio
Berlusconi veniva condannato in
primo grado a 4 anni di carcere, 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e
10 milioni di risarcimento all’Agenzia delle Entrate perché dichiarato colpevole del reato di frode fiscale
riguardo i diritti dei film delle sue case televisive. Sei mesi dopo, la
conferma definitiva della colpevolezza del Cavaliere arriva con la sentenza
della Corte d’Appello di Milano: Berlusconi
ha effettivamente truffato lo Stato.
Lo hanno stabilito, tramite prove, i giudici della seconda sezione
penale della Corte d’Appello lo scorso 8 maggio 2013, confermando quanto emerso nel processo di primo grado. E quando anche la Corte d’Appello
conferma il capo di imputazione attribuito a un imputato vuol dire che i fatti
contestati in primo grado sono stati dichiarati veri e provati. Per cui, anche se ora Berlusconi ricorrerà in Cassazione
per sollevare i soliti dubbi sui vizi di forma della sentenza, tuttavia resta
stabilito che l’evasione fiscale fatta ai danni dello Stato (cioè a noi) è un fatto effettivamente avvenuto.
Questa è la prima volta che l’ex premier viene condannato anche in
appello: in tutti questi anni infatti ha fatto tutto quanto era in suo potere
per schivare le condanne, attraverso lodi e scudi, leggi ad personam e
riduzione dei tempi della prescrizione. Stavolta i giudici hanno avuto meno
dubbi: la sentenza d’appello conferma gli elementi più importanti della
vicenda, che si possono così riassumere:
- Berlusconi ha ideato in prima persona un sistema di evasione fiscale sfruttando la compravendita dei diritti tv dei film trasmessi da Mediaset;
- L’evasione e la frode si sono protratte nel tempo ed sono state effettuate grazie all’aiuto di società e individui con funzione di prestanome (come il produttore Frank Agramo, anche lui condannato) che facevano gonfiare apposta i prezzi dei film, tramite una serie di passaggi di vendita finti ad intermediari, le società off shore all’estero e i privati, appunto. La consapevolezza del reato, l’uso di complici e la reiterazione nel tempo hanno impedito che i giudici concedessero le attenuanti generiche.
- L’evasione si è accompagnata all’accumulo di un capitale nero privato per Berlusconi, che ha così aumentato ancora di più i suoi mezzi economici «all’estero, ai danni non solo dello Stato, ma anche di Mediaset e, in termini di concorrenza sleale, delle altre società del settore», come cita la sentenza.
È bene ricordare che quando partirono le indagini i reati contestati a
Berlusconi erano ben tre: frode fiscale,
falso in bilancio e appropriazione
indebita. Poi questi ultimi due sono caduti in prescrizione (ancora una
volta quindi la magistratura non ha avuto modo di appurare fino in fondo la
natura dei reati) durante i ben 6 anni di processo di primo grado.
I giudici hanno rilevato che Berlusconi non era solo semplice
beneficiario di questa complessa e contorta strategia di evasione e frode
fiscale, bensì era proprio l’ideatore del meccanismo. Si legge nella sentenza
di appello: «Bisogna considerare il ruolo di Berlusconi, di direzione e di ideatore, fin dai primordi del gruppo, di una attività delittuosa
tesa ad una scientifica e sistematica evasione di portata eccezionale. Va poi
considerata la particolare capacità a
delinquere dimostrata nell’esecuzione del disegno consistito nell’architettare
un complesso meccanismo fraudolento ramificato in infiniti paradisi fiscali. Dalla
suddetta attività è conseguita per l’imputato una immensa disponibilità
economica all’estero» (il grassetto è mio).
Ora Berlusconi spera non tanto nella Cassazione, ma nell’uso della
Cassazione per arrivare alla prescrizione anche di quest’altro reato: tale
prescrizione arriverà nell’estate 2014.
Fino ad allora occorrerà chiudere questa faccenda. Nel caso in cui Berlusconi
non riuscisse nel suo intento dovrebbe scontare un anno di carcere (3 dei 4
previsti dalla sentenza sarebbero indultati), dovrebbe risarcire lo Stato con
10 milioni di euro assieme agli altri coimputati, sarebbe interdetto da
qualunque carica societaria per 3 anni e, cosa molto più importante, non
potrebbe candidarsi ad alcuna carica istituzionale per ben 5 anni.
Esponenti del Pdl che inneggiano all'odio verso i magistrati. |
Intanto arrivano direttive ben precise agli esponenti del Pdl:
Berlusconi impartisce ordini, dà istruzioni, distribuisce frasi fatte da
esibire alla stampa. La parola d’ordine è “non mettere in mezzo il governo”.
Già, perché il Cavaliere fraudolento, reduce da ben cinque condanne, si sarebbe
pure potuto permettere il lusso di minacciare la “stabilità” del governo che
abbiamo ora e che non ci siamo scelti. Inoltre, giusto perché nel Pdl sono
coerenti, Berlusconi ha dato il via all’ennesima, ridicola manifestazione di
protesta dei pidiellini davanti al Tribunale di Milano, capitanati da Alfano
(che in questo momento ricopre tra l’altro le cariche di ministro degli Interni e vicepremier:
alla faccia dell’imparzialità e della professionalità istituzionale!). Perché
ai pidiellini non stanno bene le decisioni dei giudici… anche se sono emanate a
fronte di prove. È davvero tristissimo assistere ancora una volta a questi
patetici tentativi di mobilitare l’opinione pubblica, soprattutto in un
contesto in cui Napolitano (che ha creato un brutto governo piuttosto che
restare senza governo per qualche giorno in più) e Letta ci imbottiscono con
quella stronzata del “non divisismo” e della “pacificazione”, ovvero quella
ridicola pretesa che, almeno in questa fase “transitoria” (?), le forze
politiche abbiano la capacità di appianare i loro contrasti e le loro
differenze in nome di un più alto e nobile spirito di coesione e fratellanza
per il bene del paese. Anche bevendoci questa insulta minestra per tonti,
Berlusconi non è riuscito nemmeno in questo: eccolo lì infatti a muovere i fili del
dissenso, a spargere odio e sfiducia nei confronti dell’istituzione della
magistratura. Ancora più vile, quindi: non solo Berlusconi non accetta di
pagare per i reati che ha commesso, non solo si ritrova ad avere mezzi
economici e potere guadagnati violando la legge con cui gestisce la vita
politica del nostro paese e incrementa il suo potere personale a nostre spese, non solo ha fatto pressioni su Napolitano affinché
desse ai suoi uomini i posti chiave nell’esecutivo, non solo prova a plagiare
la gente raccontando la sua versione senza contraddittorio, ma addirittura sfrutta i suoi guai
giudiziari per incolpare i giudici di una cosa che sta facendo lui, ovvero
dividere la gente e disgregare le forze politiche.
Ora, per fine mese, è prevista anche l’emanazione della sentenza di
primo grado per il processo Ruby, quello che lo vede imputato per prostituzione
minorile e concussione. A tal proposito il porco di Arcore ha già provveduto a
organizzare sulle sue reti un documentario sul caso, ovviamente raccontato a
modo suo, per apparire l’angioletto casto e puro che ha fornito migliaia di
mezzi a ragazzine invitate alle sue feste solo per evitare che si
prostituissero. La vaccata andrà in onda domani.
Intanto, tra i mille matti e le pecore indottrinate, ci sono anche molti che sperano che questo losco individuo paghi il suo conto alla giustizia, magari senza dimenticarsi di certi altri oneri che potrebbe lasciare in sospeso…
Intanto, tra i mille matti e le pecore indottrinate, ci sono anche molti che sperano che questo losco individuo paghi il suo conto alla giustizia, magari senza dimenticarsi di certi altri oneri che potrebbe lasciare in sospeso…
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