Giulio Andreotti. |
Oggi 6 maggio 2013 muore Giulio Andreotti. Alla venerandissima età di 94 anni, dopo aver visto praticamente la nascita (e la decadenza) della Repubblica italiana, uno degli uomini più controversi della nostra storia passa a miglior vita, lasciandosi dietro una foschia di dubbi e sentenze di reati mafiosi che ne rendono impossibile anche la damnatio memoriae, la dannazione del ricordo che gli storici latini dedicavano agli imperatori peggiori.
Giulio Andreotti, il “divo” Andreotti, ha ricoperto per più volte una miriade di cariche politiche: esponente di spicco della DC, ha avuto la Presidenza del Consiglio, il Ministero degli Esteri, il Ministero della Difesa, dell’Economia, dell’Interno e ancora altro… Ha fatto parte perfino dell’Assemblea costituente che ha redatto la nostra Costituzione! Praticamente da quando esiste l’Italia repubblicana, lui c’è sempre stato. Era lì, era presente, fino alla sopravvenuta morte in qualità di senatore a vita.
Ai giornalisti che gli ricordavano le sue numerose accuse per reati di mafia disse una volta: «A parte per le guerre puniche, mi hanno accusato di tutto». In effetti sono molto gravi i reati contestati a questo personaggio. E giacché fra poco in tv partirà tutto il tour pubblicitario per smacchiare un po’ l’immagine del divo dallo sporco dell’illecito al fine di riconsegnarlo (soprattutto alle nuove generazioni) come una persona limpida e immacolata, come un politico eccelso e ammirevole, vale la pena ricordare uno dei fatti più significativi della vita di quest’uomo.
Nel maggio 2003 Giulio Andreotti viene dichiarato colpevole del reato di concorso esterno in associazione mafiosa a causa dei suoi contatti e delle sue collaborazioni con esponenti di Cosa nostra, reato SICURAMENTE commesso fino al 1980 (per i contatti con Cosa nostra avvenuti dal 1980 in poi - che pure sono avvenuti - i giudici hanno dichiarato le prove non sufficienti a emanare una sentenza di condanna).
Giulio Andreotti non ha scontato un solo giorno di carcere nonostante sia stato dichiarato colpevole di reati di mafia perché la sentenza è arrivata dopo la caduta in prescrizione del processo.
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