Le ultime novità dal settore Magistratura sono di quelle che mettono
paura per la troppo facile prevedibilità dei loro effetti. Dal 6 ottobre la
Procura di Napoli si ritrova impossibilitata a pagare gli autisti che con le
auto blindate fungevano da scorta per i magistrati che si occupano di camorra.
Nell’attuale governo, dove la regola è il taglio ai finanziamenti, sentir dire
che non ci sono fondi è diventata ormai routine, ma limitare la scorta alla
magistratura che combatte per far processare la malavita organizzata è cosa che
riesce a sorprendere lo stesso.
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Nitto Francesco Palma, attuale ministro della Giustizia. |
La notizia viene dalle alte sfere: precisamente dal Ministero della
Giustizia, attualmente guidato da Nitto
Francesco Palma, PDL, che dallo scorso 27 luglio sostituisce Angelino
Alfano nella gestione del dicastero. Palma ha dimostrato di adattarsi bene alle
esigenze di tagli promossa dal governo e adesso, secondo il comunicato, 17 magistrati
partenopei si ritrovano senza scorta tutte le domeniche e tutti gli altri
giorni dalle ore 18 in poi. Come se la camorra avesse orari preferenziali per
attentare alla vita dei magistrati; come se i camorristi avessero un orario di
chiusura, oltre il quale non esercitano; tutti sanno che non ci vuole niente ad
ammazzare qualcuno: Falcone e Borsellino saltarono in aria in una frazione di
secondo e Dalla Chiesa si ritrovò trivellato di proiettili proprio nella sua
auto prima che avesse il tempo di capirlo. E loro, che erano di grande
rinomanza, avevano fior fior di agenti di scorta!
La cosa è anzi tanto più grave proprio perché i periodi in cui i
magistrati si ritrovano senza protezione sono proprio quelli fuori dall’orario
di lavoro, cioè quelli in cui sono più a contatto con la loro famiglia e con i
propri conoscenti. Quelli, insomma, in cui sono più vulnerabili. Nella circolare
ministeriale viene detto che se una procura finisce i fondi annui, il Ministero
non erogherà finanziamenti… e se la macchina della Giustizia si blocca poco
importa. Ci sono i tagli da fare. Fino alla fine dell’anno, quindi, questi
magistrati di Napoli dovranno pensarci due volte prima di scendere da casa, per
esempio, per fare la spesa, o per andare dal medico, oltre le 18, perché sanno che
saranno senza protezione e potranno essere uccisi molto più comodamente; se la
domenica vorranno passare del tempo con la propria famiglia, sanno che
rischieranno la vita assieme alle proprie mogli e ai propri figli, perché
saranno completamente scoperti.
È chiaro che chi rischia di più merita più protezione, tanto più se si
tratta di funzionari dello stato che agiscono nell’interesse della
collettività. E i magistrati antimafia e anticamorra non rischiano solo finché
se ne stanno in ufficio, ma sempre, in ogni momento della giornata; e assieme a
essi sono continuamente esposti a pericoli anche i loro cari. Nel caso presente,
tra i magistrati colpiti da questa novità c’è anche chi è completamente
assorbito nella lotta contro il clan dei Casalesi. È il caso di Catello Maresca, per esempio, PM della Dda,
Direzione distrettuale antimafia, impegnato nelle indagini per scovare il latitante
Michele Zagaria, e che il prossimo mercoledì presiederà in aula per cercare di
far condannare il boss detto ’O Cecato, assieme ad altri 34 imputati con vari
capi d’accusa.
E proprio di Maresca è il caso di ascoltare questo stralcio di
intervista pubblicato su L’Espresso,
in cui il PM parla dell’effetto che la cosa sta avendo sulla sua vita e sulla
Magistratura in generale.
Eppure allo stesso Ministro Palma – che, ricordiamolo, 10 anni fa fu tra
i più strenui sostenitori dell’immunità parlamentare – tutta questa
preoccupazione sembra esagerata, al punto che non ha voluto perdere occasione
di illuminare i magistrati brontoloni: «All’epoca mia le uniche manifestazioni
di questo genere avvenivano in presenza di fatti molto gravi: penso al mese di
protesta che venne fatto alla Procura di Roma dopo l’assassinio di Mario amato».
Il che equivale a dire che un magistrato senza scorta non è un fatto grave; il che
equivale a dire “Potrete lamentarvi quando cominceranno a uccidervi sul serio”.
Intanto i magistrati si ritrovano limitati fin nella loro sfera più personale e
quotidiana e questo si ripercuote anche sul lavoro, perché le indagini
subiranno inevitabilmente un rallentamento; e, con uno spirito di iniziativa
tipicamente partenopeo, hanno già cominciato a rimboccarsi le maniche…
chiedendo il permesso di guidare da soli le auto blindate!
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