domenica 23 ottobre 2011

Tagli alla scorta per i magistrati: la denuncia dei PM di Napoli


     Le ultime novità dal settore Magistratura sono di quelle che mettono paura per la troppo facile prevedibilità dei loro effetti. Dal 6 ottobre la Procura di Napoli si ritrova impossibilitata a pagare gli autisti che con le auto blindate fungevano da scorta per i magistrati che si occupano di camorra. Nell’attuale governo, dove la regola è il taglio ai finanziamenti, sentir dire che non ci sono fondi è diventata ormai routine, ma limitare la scorta alla magistratura che combatte per far processare la malavita organizzata è cosa che riesce a sorprendere lo stesso.
Nitto Francesco Palma, attuale ministro della Giustizia.
     La notizia viene dalle alte sfere: precisamente dal Ministero della Giustizia, attualmente guidato da Nitto Francesco Palma, PDL, che dallo scorso 27 luglio sostituisce Angelino Alfano nella gestione del dicastero. Palma ha dimostrato di adattarsi bene alle esigenze di tagli promossa dal governo e adesso, secondo il comunicato, 17 magistrati partenopei si ritrovano senza scorta tutte le domeniche e tutti gli altri giorni dalle ore 18 in poi. Come se la camorra avesse orari preferenziali per attentare alla vita dei magistrati; come se i camorristi avessero un orario di chiusura, oltre il quale non esercitano; tutti sanno che non ci vuole niente ad ammazzare qualcuno: Falcone e Borsellino saltarono in aria in una frazione di secondo e Dalla Chiesa si ritrovò trivellato di proiettili proprio nella sua auto prima che avesse il tempo di capirlo. E loro, che erano di grande rinomanza, avevano fior fior di agenti di scorta!
     La cosa è anzi tanto più grave proprio perché i periodi in cui i magistrati si ritrovano senza protezione sono proprio quelli fuori dall’orario di lavoro, cioè quelli in cui sono più a contatto con la loro famiglia e con i propri conoscenti. Quelli, insomma, in cui sono più vulnerabili. Nella circolare ministeriale viene detto che se una procura finisce i fondi annui, il Ministero non erogherà finanziamenti… e se la macchina della Giustizia si blocca poco importa. Ci sono i tagli da fare. Fino alla fine dell’anno, quindi, questi magistrati di Napoli dovranno pensarci due volte prima di scendere da casa, per esempio, per fare la spesa, o per andare dal medico, oltre le 18, perché sanno che saranno senza protezione e potranno essere uccisi molto più comodamente; se la domenica vorranno passare del tempo con la propria famiglia, sanno che rischieranno la vita assieme alle proprie mogli e ai propri figli, perché saranno completamente scoperti.
     È chiaro che chi rischia di più merita più protezione, tanto più se si tratta di funzionari dello stato che agiscono nell’interesse della collettività. E i magistrati antimafia e anticamorra non rischiano solo finché se ne stanno in ufficio, ma sempre, in ogni momento della giornata; e assieme a essi sono continuamente esposti a pericoli anche i loro cari. Nel caso presente, tra i magistrati colpiti da questa novità c’è anche chi è completamente assorbito nella lotta contro il clan dei Casalesi. È il caso di Catello Maresca, per esempio, PM della Dda, Direzione distrettuale antimafia, impegnato nelle indagini per scovare il latitante Michele Zagaria, e che il prossimo mercoledì presiederà in aula per cercare di far condannare il boss detto ’O Cecato, assieme ad altri 34 imputati con vari capi d’accusa.
     E proprio di Maresca è il caso di ascoltare questo stralcio di intervista pubblicato su L’Espresso, in cui il PM parla dell’effetto che la cosa sta avendo sulla sua vita e sulla Magistratura in generale.


     Eppure allo stesso Ministro Palma – che, ricordiamolo, 10 anni fa fu tra i più strenui sostenitori dell’immunità parlamentare – tutta questa preoccupazione sembra esagerata, al punto che non ha voluto perdere occasione di illuminare i magistrati brontoloni: «All’epoca mia le uniche manifestazioni di questo genere avvenivano in presenza di fatti molto gravi: penso al mese di protesta che venne fatto alla Procura di Roma dopo l’assassinio di Mario amato». Il che equivale a dire che un magistrato senza scorta non è un fatto grave; il che equivale a dire “Potrete lamentarvi quando cominceranno a uccidervi sul serio”. Intanto i magistrati si ritrovano limitati fin nella loro sfera più personale e quotidiana e questo si ripercuote anche sul lavoro, perché le indagini subiranno inevitabilmente un rallentamento; e, con uno spirito di iniziativa tipicamente partenopeo, hanno già cominciato a rimboccarsi le maniche… chiedendo il permesso di guidare da soli le auto blindate!

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