Non per tutti l’arrivo dell’estate è stato sinonimo di vacanza. È il caso di Gaetano Ferrieri, 54 anni, consulente sposato con due figli da mantenere, che dallo scorso 4 giugno è venuto dal Veneto a Roma per iniziare uno sciopero della fame davanti Montecitorio al fine di raccogliere tre milioni di cittadini italiani attorno a una proposta di cambiamento del sistema politico del nostro paese che prevede i seguenti obiettivi che il Parlamento dovrebbe raggiungere tramite apposite leggi:
1. Taglio di almeno il 50% degli stipendi dei politici, con l’abolizione dei privilegi di cui godono (i rimborsi, gli esoneri, le pensioni d’oro, i vitalizi, le abusatissime auto blu, che nel nostro paese raggiungono la quota record di 600.000 unità).
2. Una nuova legge elettorale che permetta la preferenza diretta del candidato.
3. Lo scioglimento delle attuali Camere, che secondo Ferrieri non avrebbero rispettato l’art. 54, comma 2 («I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge»).
Gaetano Ferrieri (a sinistra) davanti al suo gazebo, circondato dal
tricolore italiano.
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Il ragionamento di Ferrieri è stato semplice: viviamo in un paese dove stanno emergendo in maniera sempre più pesante gli effetti malsani e le conseguenze negative delle precedenti legislature, al punto che ormai la crisi (economica, ma non solo) che grava sulle spalle della gente non può essere più nascosta né sminuita dagli interventi e dalle dichiarazioni fuorvianti dei politici. In un paese come questo, dove i nodi stanno preoccupantemente venendo al pettine e il blocco si estende a tutti i gangli della vita sociale ed economica, com’è che la classe politica non ha mutato di una virgola le sue condizioni? Una questione che non è più tanto normale nel 2011, dopo secoli di lotte e battaglie ideologiche fatte per alzare gli standard di quello che è il “minimo indispensabile” perché si parli di democrazia.
E allora Gaetano Ferrieri ha sfruttato un articoletto della nostra Costituzione, l’articolo 50, che dice: «Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità». In Italia, infatti, i membri del Governo e del Parlamento non sono i soli a poter decidere quali e quante leggi debbano essere fatte, bensì questa iniziativa può essere presa anche direttamente dai cittadini (è una forma di democrazia diretta, come il referendum). Uno di questi strumenti di proposta diretta è proprio la petizione che consiste in un’istanza che viene presentata da un numero qualunque di cittadini (anche da uno solo) al fine di portare il Parlamento a conoscenza di particolari bisogni e necessità dei cittadini. Per fare una petizione, quindi, non occorre un numero minimo di richiedenti, come nel caso di iniziativa legislativa (art. 71 Cost.), né serve presentare alle Camere un testo di legge già redatto e diviso in articoli. La petizione serve a dire: «Cari governanti che esercitate il potere in nome nostro, noi abbiamo questa esigenza e ve ne facciamo presente affinché facciate apposta una legge che ne disciplini gli aspetti al fine di risolvere questo problema». È, almeno sulla carta, una forma di dialogo democratico tra i cittadini e i loro rappresentanti.
Sulla carta, perché in pratica, stranamente, la cosa non sortisce effetti. Ferrieri è dall’inizio di questa estate sotto il suo gazebo, a propagandare queste petizioni, e non è stato ricevuto da nessuno. Nessuno dei politici lo ha ascoltato, nessuno gli ha neanche chiesto come stia (quest’uomo si sta facendo uno sciopero della fame, alimentandosi solo con proteine e sali minerali). Gli unici contatti col mondo di questa che possiamo tranquillamente definire “casta” politica sono stati i 5 euro elargiti molto arrogantemente da un noto esponente della Lega a Ferrieri, come fosse un accattone cui fare l’elemosina.
Ma questo Montecitorio indifferente non è la sola beffa subita. Qualcuno ha addirittura suggerito che Ferrieri sia un pericolo per la nazione, uno che inneggia alla rivoluzione. Ma l’opera di sensibilizzazione di Ferrieri è del tutto pacifica: al massimo le sue armi sono la Costituzione italiana, uno sciopero della fame e la bandiera italiana, unico colore sotto cui Ferrieri si raccoglie e si riconosce nel suo presidio a oltranza, un presidio del tutto pacifico, quindi, perfettamente legale e apartitico.
Uno degli aspetti più infelici della questione è che pochissimi giornali hanno dato importanza alla cosa e anzi i maggiori appoggi sono venuti da giornalisti stranieri. L’obiettivo di raccogliere un numero sufficiente di italiani che presidino Montecitorio per spingere i parlamentari a fare una legge per quelle petizioni non è un’impresa facile, certo, ma per un uomo come Ferrieri, che vuole apparire tutto meno che un eroe, sarebbe ancora peggiore non averci provato affatto.
Al fine di propagandare e rendere nota la sua azione, Gaetano Ferrieri aggiorna di volta in volta un apposito sito, www.presidiomontecitorio.it, sul quale ci sono tutte le informazioni riguardanti la sua sensibilizzazione, e una pagina Facebook.
Alcuni cittadini italiani che sostengono l'iniziativa di Gaetano Ferrieri. |
Comunque andrà a finire questa faccenda, alcune cose importanti sono emerse, o si sono riconfermate, da questa vicenda: 1) che nel nostro paese non esiste dialogo tra il popolo e i suoi rappresentanti, poiché questi non provano più pudore a ignorare le reali richieste della popolazione, anche se queste assumono le forme più esplicite; 2) la frattura sociale tra chi è al potere e chi manda avanti il paese si è allargata anche a livello economico, al punto che il popolo porta il peso delle scelte sbagliate o dei reati economici commessi dagli esponenti politici in questi anni; 3) l’informazione (tanto boicottata dalle proposte del centrodestra berlusconiano) e soprattutto l’istruzione (così penalizzata dalle riforme scolastiche e universitarie più recenti) si dimostrano ancora una volta i principali presupposti che stanno alla base dell’immunità dei cittadini nei confronti della cattiva politica che si compiace di attecchire presso di essi, e che dovrebbero invece essere i primi elementi a cui pensare per l’educazione del più giovani al fine di permettergli di diventare cittadini in grado di guidare il paese e di essere all’altezza di quella sovranità che la Costituzione gli ha posto nelle mani.
Grande! Lo appoggio!
RispondiEliminaDiversamente dalla premiata ditta Bonino-Pannella e dai loro ridicoli seguaci ipocriti che nei giorni scorsi hanno fatto lo scipero della fame e della sete in favore dei carcerati. Con tutti i problemi che abbiamo nel nostro paese, loro pensano a salvaguardare le chiappe dei delinquenti... Ma andate a cagare!
A tale proposito ti racconto un aneddoto. Quando sul finire del 2008 mi recai per un paio di giorni a Roma (non so se ricordi), un pomeriggio mi ritrovai a pranzare in un ristorante di Via della Panetteria e venni a scoprire che in quella via abitava l'onorevole Marco Pannella e che quest'ultimo era un affezionato cliente proprio del ristorante in cui mi trovavo. Parlandone con la padrona del locale, le menzionai i continui (quasi ossessivi) sciperi della fame e della sete che indice l'onorevole radicale. A quel punto la signora, dal forte accento romanesco, esclamò: "Ma quale scipero della fame!? Viene tutti i giorni quà a magnà!"
La premiata ditta Bonino-Pannella! Ahahahahahah!
RispondiEliminaNon me l'avevi mai narrato l'episodio del ristorante! Perché non ci ritorni in veste di giornalista per fare uno sputtanamento stile "Le iene"? ;)
Bella idea! Potremmo andarci insieme. Tu hai un'ironia più pungente rispetto a me. E non è da escludere che potremmo ritrovarci difronte proprio l'onorevole intento a strafogarsi, alla faccia del popolo italiano -.-'
RispondiEliminaAltro che penna e taccuino. Io mi munirei di fiamma ossidrica.
"Ciao, mi chiamo Marco Pannella: lo sciopero della fame è il mio... pane!" (O_O)
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