sabato 11 giugno 2011

Indagini sul premier, ma il bunga bunga non si ferma. Intercettazioni Briatore-Santanché: «Berlusconi è malato»

     Lo aveva detto la sua ex moglie Veronica Lario nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa al tempo della separazione. Lo aveva ribadito Travaglio in uno dei suoi video “Passaparola”. Ora, anche… anzi: perfino il suo “amico” Flavio Briatore lo ribadisce: «È malato». E ci si riferisce, in tutti questi casi, a Silvio Berlusconi. Questa e altre sconcertanti rivelazioni emergono dalle intercettazioni telefoniche tra l’ex manager di Formula Uno Flavio Briatore e il sottosegretario Daniela Santanché, inviate dalla Guardia di Finanza alla Procura di Milano, dove si sta indagando per il processo Ruby, di cui ho parlato nei post degli scorsi 14, 21 e 24 gennaio 2011.
     La Guardia di Finanza stava indagando su Briatore per il reato di evasione fiscale: Briatore non avrebbe infatti pagato le tasse per il suo yacht Force Blue; e, tra le tante conversazioni, sono state trovate quelle che Briatore ha fatto con la Santanché in cui emergono interessanti confessioni sulle serate di bunga bunga organizzate da Silvio Berlusconi, con la collaborazione del “giornalista” Emilio Fede e dell’agente fallito Lele Mora.
     Da queste conversazioni, pubblicate nel numero odierno de la Repubblica in un articolo di Piero Colaprico, si evince chiaramente il fatto che Berlusconi abbia continuato a organizzare festini privati presso di sé, “costringendo” Lele Mora a fargli da “fornitore” della “materia prima”. Anche dopo l’inizio delle indagini, quindi, quando Berlusconi e tutta l’Italia sapevano che la Procura di Milano aveva gli occhi puntati su questo scandalo sessuale, il premier ha continuato con quelle che lui definì “cene eleganti tra persone per bene” come se niente fosse.

     Briatore e la Santanché hanno fatto queste conversazioni lo scorso aprile. Ma leggiamo direttamente le parole degli interessati da una conversazione del 3 aprile scorso:
Flavio Briatore e Daniela Santanché, intercettati dalla Guardia di 
Finanza nel corso di indagini per evasione fiscale.

Santanché: «Ma sei sicuro che lui [Berlusconi] ha ripreso?»
Briatore: «Al cento per cento.»
Santanché: «Io sono senza parole … ma perché insiste [con il bunga bunga]?»
Briatore: «È malato, Dani! Il suo piacere è vedere queste qui, stanche, che vanno via da lui. Stanche, dicono. Oh, che poi queste qui ormai lo sanno! Dopo “due botte” cominciano a dire che sono stanche, che le ha rovinate. Mora mi ha detto che tutto continua come se nulla fosse.»
Santanché: «Roba da pazzi!»
Briatore: «Non più lì [alla villa di Arcore], ma nell’altra villa […] Tutto come prima, non è cambiato un cazzo. Stessi attori, […] stesso film, proiettato in un cinema diverso […]. Come prima, più di prima. Stesso gruppo, qualche new entry, ma la base del film è uguale, il nocciolo duro, “Cento vetrine”.»
Santanché: «Ma ti rendi conto? E che cosa si può fare?»
Briatore: «Lele è stato da me due ore, mi fa pena. Dice. “Fla’, mi hanno messo in mezzo. E sono talmente nella merda che l’unico che mi può aiutare è lui [Berlusconi], sia con la televisione, sia con tutto. Faccio quello che mi dicono, faccio quello che mi chiedono”. E poi quella roba di Fede! È indecente.»

     E ancora, da una conversazione del 7 aprile:
Briatore: «Dani, io ti dico un’altra roba. Se il presidente continua a fare che cosa fa…»
Santanché: «Ah, non dirmi niente!»
Briatore: «Siamo nelle mani di Dio qui, eh? Perché ieri sera, l’altra sera, ho saputo che c’era stata un’altra grande festa lì, eh?»
Santanché: «Ma tu pensa! E che cazzo dobbiamo fare?»
Briatore: «Ha ragione Veronica, è malato. Perché uno normale non fa ’ste robe qui. Adesso Lele, che gli continua  a portare, a organizzare questo è persino in imbarazzo lui! E dice: “Ma io che cazzo devo fare?”»
Santanché: «Ve be’, ma allora qua crolla tutto!»
Briatore: «Daniela, qui parliamo di problemi veramente seri di un paese che deve essere riformato. Se io fossi al suo posto non dormirei di notte. Ma non per le troie. Non dormirei per la situazione che c’è in Italia.»
Santanché: «E con il clima che c’è uno lo prende di qua, l’altro che scappa di lì.»

Silvio Berlusconi e Ruby, protagonisti principali del "Ruby gate".

     Mi è venuto in mentre, leggendo queste intercettazioni, del recente scandalo sessuale del deputato statunitense Anthony Weiner che, come ricorderete, ha intrattenuto delle “conoscenze” con più donne su Twitter e altri social network, in cui sono circolate anche delle foto dei suoi genitali nudi: Wiener non ha dato le sue dimissioni, ma appena la cosa è stata scoperta, ha avuto il buon senso di indire seduta stante una conferenza stampa in cui ha ammesso le sue colpe davanti a tutto il mondo. Qui in Italia, invece, si deve arrivare sotto la fine di un processo (e a volte anche oltre la sentenza definitiva: vedi il caso Corona), per continuare a non vergognarsi di certe condotte, per continuare ad andare in TV tranquillamente e a sorridere con tanto di aureola sul capo. E se la cosa riguarda un politico non fa alcuna differenza. Anzi…

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