giovedì 23 giugno 2011

Scripta manent, n. 8 - La parola che non dice

     E dopo la bella prosa di Seneca dello scorso numero di Scripta manent, ritorno ai versi. Questa volta il poeta è un contemporaneo: Eugenio Montale. E i contemporanei, lo sappiamo, amano smascherare le crisi, preferiscono far emergere le contraddizioni che per secoli ci siamo taciuti coprendole con le “formule” (parola chiave questa) ereditate dal pensiero antico.
     Montale compie in questa lirica, tratta dalla raccolta Ossi di seppia, un atto a mio avviso doveroso per un poeta: rivelare una verità. Reagendo con disgusto all’idea di una politica e di una società (quella fascista) che guardava al poeta come a un “vate” che dovesse prescrivere alla gente i valori “positivi” da seguire, Montale delinea una nuova missione per il poeta: quella di mostrare il lato oscuro delle cose. Il messaggio del poeta si fa quindi pieno dell’ineffabilità e un nuovo accento viene posto sulla verità – che pure dev’essere detta – secondo cui la sola certezza che abbiamo è non aver certezze: non esistono formule che possano rappresentare fedelmente l’animo umano, non si possono dire parole che possano “squadrare” l’uomo, che possano descriverlo minuziosamente, né nella sua sfera sociale, né in quella etica, né in quella politica… E il monito che ne consegue è tanto crudo quanto illuminante: che un poeta può dire solo ciò che l’uomo non è. Un inno e un invito a concedersi il lusso di dubitare e negare certezze rassicuranti ma fallaci.

gdfabech

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti:
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Eugenio Montale, Non chiederci la parola, in Ossi di seppia


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