sabato 30 aprile 2011

Scripta manent, n. 6 - «Illusioni!» grida il filosofo

     La primavera è definitivamente giunta. Direi che è proprio il caso di segnalare in questo sesto numero della rubrica Scripta manent uno dei passi più dolci e “primaverili” della letteratura italiana.
     Voglio portarvi nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis, romanzo epistolare uscito dalla penna di Ugo Foscolo: un giovane studente, Jacopo Ortis, durante la sua permanenza sui colli Euganei, tra solitudine e rammarico per la sua patria, conosce la giovane Teresa, promessa da suo padre a un uomo che lei non ama. Tra i due giovani nasce intesa, fanno insieme chiacchierate in mezzo alle bellezze del paesaggio veneto, fino a quando, unica volta in tutto il romanzo, i due si baciano. Per Jacopo quel bacio è davvero la primavera dei sensi ed egli ne racconta gli effetti all’amico Lorenzo (destinatario delle epistole del romanzo), arrivando a fare, nell’ultima parte della lettera, una bella riflessione sulle illusioni umane e sul bisogno, tutto umano, di illudersi. Chiude il passo una promessa che Jacopo fa a se stesso, che mi fece applaudire quando la mia prof. di Lettere ce la lesse al Liceo.

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15 maggio

     Dopo quel bacio io son fatto divino. Le mie idee sono più alte e ridenti, il mio aspetto più gajo, il mio cuore più compassionevole. Mi pare che tutto s’abbellisca a’ miei sguardi; il lamentar degli augelli, e il bisbiglio de’ zefiri fra le frondi son oggi più soavi che mai; le piante si fecondano, e i fiori si colorano sotto a’ miei piedi; non fuggo più gli uomini, e tutta la Natura mi sembra mia. Il mio ingegno è tutto bellezza e armonia. Se dovessi scolpire o dipingere la Beltà, io sdegnando ogni modello terreno la troverei nella mia immaginazione. O Amore! le arti belle sono tue figlie; tu primo hai guidato su la terra la sacra poesia, solo alimento degli animi generosi che tramandano dalla solitudine i loro canti sovrumani sino alle più tarde generazioni, spronandole con le voci e co’ pensieri spirati dal cielo ad altissime imprese: tu raccendi ne’ nostri petti la sola virtù utile a’ mortali, la Pietà, per cui sorride talvolta il labbro dell’infelice condannato ai sospiri: e per te rivive sempre il piacere fecondatore degli esseri, senza del quale tutto sarebbe caos e morte. Se tu fuggissi, la Terra diverrebbe ingrata; gli animali, nemici fra loro; il Sole, foco malefico; e il Mondo, pianto, terrore e distruzione universale.
     Adesso che l’anima mia risplende di un tuo raggio, io dimentico le mie sventure; io rido delle minacce della fortuna, e rinunzio alle lusinghe dell’avvenire. - O Lorenzo! sto spesso sdrajato su la riva del lago de’ cinque fonti: mi sento vezzeggiare la faccia e le chiome dai venticelli che alitando sommovono l’erba, e allegrano i fiori, e increspano le limpide acque del lago. Lo credi tu? io delirando deliziosamente mi veggo dinanzi le Ninfe ignude, saltanti, inghirlandate di rose, e invoco in lor compagnia le Muse e l’Amore; e fuor dei rivi che cascano sonanti e spumosi, vedo uscir sino al petto con le chiome stillanti sparse su le spalle rugiadose, e con gli occhi ridenti le Najadi, amabili custodi delle fontane. Illusioni! grida il filosofo. - Or non è tutto illusione? tutto! Beati gli antichi che si credeano degni de’ baci delle immortali dive del cielo; che sacrificavano alla Bellezza e alle Grazie; che diffondeano lo splendore della divinità su le imperfezioni dell’uomo, e che trovavano il BELLO ed il VERO accarezzando gli idoli della lor fantasia! Illusioni! ma intanto senza di esse io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor più) nella rigida e nojosa indolenza: e se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele.

Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis


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