domenica 1 marzo 2015

Scavi di Pompei, dopo il restauro riapre la Villa dei misteri

     Gli scavi di Pompei riaprono le porte a quella che è probabilmente la maggior attrattiva dell’intero sito archeologico: la celeberrima Villa dei misteri, dopo un intenso lavoro di restauro, sarà di nuovo visitabile a partire dal prossimo 22 marzo 2015.

     La villa, edificata nel II secolo a.C., prende il nome da una bellissima pittura muraria, oggetto del restauro, raffigurante i riti dei culti misterici in onore del dio Bacco. Subì nel corso del tempo una serie di ampliamenti e numerosi restauri, l’ultimo dei quali proprio al momento in cui l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. la seppellì, e raggiunse il suo massimo splendore nell'età di Augusto. In origine la villa offriva un meraviglioso panorama giacché affacciava sul golfo di Napoli e ciò era una logica conseguenza della funzione iniziale per cui era stata concepita: nacque infatti come villa di otium, il genere di villa “da vacanza” tipica dei patrizi romani che amavano trascorrere periodi di riposo o di attività ricreativa in Campania, lungo le coste del golfo partenopeo. Non si trattava quindi di una struttura dedicata ad attività lavorative.

     Ma nel 62 d.C. un violento terremoto la danneggiò e quando fu riparata la sua funzione mutò, diventando una villa rustica, ovvero una casa di campagna che, pur continuando a ospitare nobili cittadini (in una zona detta pars urbana), fungeva anche da fattoria o piccola azienda agricola: furono quindi aggiunti locali adibiti alle attività di produzione (pars rustica) o adatti a contenere attrezzi da lavoro. Nella villa dei misteri si produceva e si vendeva vino, prodotto gettonatissimo in questa parte del territorio campano. Le terre di questa parte del sud Italia erano infatti famose in tutto l'impero per la loro incommensurabile fertilità. Si trattava in generale di una caratteristica comune a molti luoghi della regione, al punto che i romani parlavano di Campania felix (Campania felice).

    
     Si pensa che al momento dell'eruzione la villa fosse in ristrutturazione: infatti un’intera sua area è stata ritrovata priva di suppellettili. Il primo scavo risale al 1909, ma una seconda operazione fu eseguita nel 1929 e tutt’oggi esiste una parte dell’edificio che non è stata ancora riportata alla luce e che secondo gli esperti aggiungerebbe poco a ciò che già sappiamo.

      Molte sono le pitture, in diversi stili, che sono state rinvenute, tuttavia è la serie di affreschi della sala del triclinio ciò che più caratterizza il sito e lo rende la domus patrizia più famosa di tutta l’area archeologica. Le pareti raffigurano, come si diceva, un rituale che vede probabilmente una iniziata che deve diventare sposa del dio Bacco. Le figure sono state realizzate a grandezza naturale e l’autore le raffigurò con una tecnica chiamata per questo megalografia (raffigurazione di grandi dimensioni). Satiri, dei, vergini, amorini sono i protagonisti di queste bellissime scene, che si ispirano in parte alla pittura greca e sono dotati di una morbidezza che ingentilisce lo sguardo; corrono tutt’attorno alle pareti e lo spettatore ha davvero l’impressione di trovarsi fisicamente in mezzo al rituale, con figure raffigurate senza scala che paiono venire fuori dalle pareti e abitare il pavimento di piastrelle in palombino. Le figure sono aggraziate ma decise, ora aeree ora reali e fisicamente presenti e raccontano di una scena sul cui significato gli studiosi si interrogano ancora oggi: la “lettura” delle pareti si effettuerebbe da sinistra e si notano alcuni momenti tipici dei rituali in onore del dio Bacco: vediamo infatti un satiro che degusta del vino (Bacco era il dio del vino), oppure una baccante che scopre il fallo del dio, simbolo di fertilità, così come anche un’altra baccante che danza vigorosamente in preda all’estasi, un momento molto importante nei rituali dedicati a Bacco. Non mancano figure più composte, come una donna che effettua la toilette o una matrona ferma e assorta, come in pausa.



     I lavori di restauro sono iniziati nel 2003, con fondi della sovrintendenza pari a circa un milione di euro, e sono stati estesi a tutta l’abitazione (con l’eccezione del peristilio, oggetto di restauri a parte a causa del crollo di una trave); ai lavori hanno collaborato numerosi atenei, sia italiani sia stranieri, a testimonianza della grande risonanza di questo sito nel mondo. Il direttore del restauro, Stefano Vanacone, ha dichiarato che sono stati rimossi vari strati di una miscela di cera e benzina che sarebbe servita a conservare meglio le pitture nel corso del ’900 ma che, a causa dell’ossidazione, si era scurita, alterando il tono dei colori.

     Le pitture che si sono succedute nel tempo variano a seconda dell’epoca e del gusto dei proprietari: ci sono pitture che si rifanno a uno stile egiziano, di gusto esotico, e affreschi del secondo stile; non mancano un criptoportico, adibito alle passeggiate al fresco e il tipico impluvium dell’ingresso. Nei 2500 metri quadrati di questa villa i visitatori possono ammirare anche dei calchi di vittime e perfino una copia di un torchio vinario.

     I lavori dovevano terminare il 20 febbraio, ma le avverse condizioni atmosferiche e la necessità di ultimare alcuni dettagli hanno richiesto un altro po’ di tempo. La Sovrintendenza ha quindi deciso di rinviare l’apertura al pubblico il prossimo 22 marzo. Si legge infatti sul sito: «Si informa che la riapertura al pubblico della Villa dei Misteri è stata posticipata al 22 marzo, per consentire l’ultimazione degli interventi di restauro degli apparati decorativi, che hanno subito ritardi a causa di condizioni meteorologiche e climatiche eccezionalmente avverse».

     Una bellissima occasione per rientrare in contatto con l’arte e la cultura, un evento imperdibile a cui è moralmente obbligatorio partecipare.

     Vale la pena ricordare che da pochi mesi è uscito un bellissimo libro, scritto da Alberto Angela, che racconta proprio la scomparsa di Pompei ad opera dell’eruzione del 79 d.C. Lo trovate in libreria col titolo I tre giorni di Pompei, edito Rizzoli.

Nota: Alberto Angela e Rizzoli devolveranno una parte del ricavato derivante dalle vendite del libro al restauro di un altro importante affresco di Pompei, lAdone ferito, nella casa omonima. Una bellissima decisione che aggiunge un ulteriore contributo al mantenimento in vita di questo sito straordinario il cui valore e la cui preziosità non sono eguagliate da nessun altro sito archeologico in tutto il mondo.

Alberto Angela posa assieme all'Adone ferito, l'affresco che verrà
restaurato acquistando il suo libro I tre giorni di Pompei: la foto è
stata scattata lo scorso 8 gennaio, poco prima della presentazione
del libro nell'Auditorium degli Scavi di Pompei.

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