lunedì 10 novembre 2014

Scripta manent, n. 21 – I figli secondo “Il Profeta”

     Il profeta è un bellissimo testo di Kahlil Gibran del 1923, in cui un saggio dispensa delle “piccole” grandi verità a una folla che lo ascolta sui temi più diversi della vita. Le sue riflessioni, lunghe appena una paginetta, spaziano dall’amore al dolore, dalle leggi alla libertà, dal cibo agli abiti. Il passo che segue riguarda i figli: in esso viene descritta una visione molto bella di cosa i figli dovrebbero essere. Chiunque sia genitore o voglia un giorno diventarlo farebbe bene a leggere queste poche righe.



E una donna che reggeva un bambino al seno disse: Parlaci dei Figli.
Ed egli disse:
I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie dell’ardore che la Vita ha per se stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
e benché vivano con voi non vi appartengono.

Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
poiché essi hanno i loro propri pensieri.
Potete dar ricetto ai loro corpi ma non alle loro anime,
poiché le loro anime dimorano nella casa del domani, che neppure in sogno vi è concesso di visitare.
Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercate di rendere essi simili a voi.
Poiché la vita non va mai indietro né indugia con l’ieri.
Voi siete gli archi da cui i vostri figli come frecce vive sono scoccate.
L’arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e piega e vi flette con la sua forza perché le sue frecce vadano veloci e lontane.
Fate che sia gioioso e lieto questo vostro esser piegati dalla mano dell’Arciere:
poiché come ama la freccia che scaglia, così Egli ama anche l’arco che è saldo.

Kahlil Gibran, Il Profeta



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