martedì 19 agosto 2014

Scripta manent, n. 20 – Il coraggio di continuare: “L’anguilla” di Montale

     Montale scrisse L’anguilla nel periodo molto arido della seconda guerra mondiale. L’animale, in contrasto con una forte tradizione letteraria, diventa un simbolo di speranza e salvezza per l’umanità. L’anguilla è animale che striscia, che si muove a fatica e che è costretto a vivere in ambienti paludosi, in mezzo alla melma, al fango, dove la poca acqua è contesa ed è messa quasi in minoranza dalla terra. In un ambiente così povero, così privo di risorse, l’anguilla deve riuscire a creare la vita, a compiere il suo ciclo e a riprodursi. Questa «anima verde» deve riuscire nell’ingrato compito di continuare la sua specie «là dove solo / morde l’arsura e la desolazione», costretta a ricominciare da capo dove si è vista la fine di tutto («tutto comincia quando tutto pare / incarbonirsi»), lei, strisciante e forse ultimo degli esseri viventi, è testimone e allegoria di un messaggio di solidarietà e coraggio, di tenacia e fede. Per questo l’anguilla è anche «sirena», come dice il poeta al primo verso. In chiusura invece Montale si rivolge alla sua ispiratrice (Clizia), anche lei donna, anche lei essere su cui grava la responsabilità di continuare la vita, di perpetuarla, a tutti i costi, in mezzo alle brutture del mondo, in mezzo a un ambiente ostile, rischiando la vita. Del resto, la donna e l’anguilla sono «sorelle».


L’anguilla, la sirena
dei mari freddi che lascia il Baltico
per giungere ai nostri mari,
ai nostri estuari, ai fiumi
che risale in profondo, sotto la piena avversa,
di ramo in ramo e poi
di capello in capello, assottigliati,
sempre più addentro, sempre più nel cuore
del macigno, filtrando
tra gorielli di melma finché un giorno
una luce scoccata dai castagni
ne accende il guizzo in pozze d’acquamorta,
nei fossi che declinano
dai balzi d’Appennino alla Romagna;
l’anguilla, torcia, frusta,
freccia d’Amore in terra
che solo i nostri botri o i disseccati
ruscelli pirenaici riconducono
a paradisi di fecondazione;
l’anima verde che cerca
vita là dove solo
morde l’arsura e la desolazione,
la scintilla che dice
tutto comincia quando tutto pare
incarbonirsi, bronco seppellito;
l’iride breve, gemella
di quella che incastonano i tuoi cigli
e fai brillare intatta in mezzo ai figli
dell’uomo, immersi nel tuo fango, puoi tu
non crederla sorella?

Eugenio Montale, Languilla, in La bufera e altro



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