lunedì 9 settembre 2013

Berlusconi: l’ora è Giunta. Ma la tattica è perdere tempo

     Era stata fissata ad oggi 9 settembre 2013 la riunione della Giunta per le autorizzazioni del Senato per decidere se votare pro o contro la decadenza di Berlusconi da senatore. Il pregiudicato infatti ha subìto una condanna definitiva che lo obbliga a decadere da parlamentare in base a una legge, votata anche dal suo stesso partito e fatta passare appena pochi mesi fa, che dice essenzialmente che un condannato nelle sue condizioni (ovvero con pena superiore ai due anni di reclusione) debba perdere automaticamente la carica che eventualmente riveste al momento della sentenza al fine di avere un Parlamento pulito.

La Giunta per le elezioni e le immunità del Senato della Repubblica.

     Mari e monti sono stati smossi in queste ultime settimane per rallentare questo processo. Mille dubbi di costituzionalità sono stati sollevati sulla stessa legge Severino, sopra accennata, che sarebbe secondo i legali e gli “amici” del Berlusconi una legge che va contro la Carta costituzionale. Lasciamo stare la domanda che verrebbe lecita a questo punto, ovvero: se è così evidente che sia incostituzionale, come avete fatto a votarla? Come avete fatto a farla approvare?
     Lasciamo stare anche il pessimo e imbarazzante tempismo del Pdl, che per accorgersi che questa legge sia incostituzionale ha dovuto attendere che fosse condannato proprio il suo leader, come a dire: se la legge condanna altri, chi se ne frega, ma se condanna Berlusconi, allora aspetta… qui c’è qualcosa che non va! Un atteggiamento tipico solo del bimbo viziato e capriccioso che, nel momento in cui la sua squadra sta perdendo alla partita di calcio, prende il pallone e va via accusando tutti di aver imbrogliato.
     Lasciamo stare tutto questo e concentriamoci piuttosto su quello che avverrà: è assai improbabile che la giornata di oggi si concluda con una risposta definitiva. I senatori della Giunta sono spaccati. Quelli del Pd, se non fanno i voltagabbana all’ultimo minuto come hanno fatto di recente, dovrebbero votare per far decadere Berlusconi. Ma il pregiudicato minaccia di far cadere il governo se non gli danno modo di restare in scena ancora del tempo. E lasciamo stare anche il fatto che si usi la tenuta del governo, che dovrebbe servire a tutta la comunità indipendentemente dalle vicende personali di un solo uomo, come ricatto per averla vinta. Questa e altre forme di vigliaccheria sono ben familiari al pregiudicato Berlusconi.

     Le ipotesi sono varie: c’è chi vede che la questione dovrebbe essere portata davanti la Corte Costituzionale e chi come quelli del Pdl vogliono appellarsi alla Corte di Strasburgo! Quindi la strategia, come si vede, è sempre la stessa: perdere tempo. Far passare settimane e forse anche mesi prima di mettere un punto a questa ormai asfissiante questione. Si pretende che la cosa vada riesaminata, che vadano ascoltati i pareri di “illustri costituzionalisti”, che si ragioni e si ponderi per bene…
     Quanta efficienza e quanta premura hanno questi nostri senatori! E se state pensando che Berlusconi vorrebbe usare quel tempo per poter continuare a spingere sulla riforma della giustizia e soprattutto per introdurre una leggina piccola piccola che gli commuti la pena o almeno gli faccia evitare carcere e decadenza… avete capito tutto!
     Perdere tempo… A tutti i costi. Tanto le “scuse” si trovano, le motivazioni le sanno far apparire legittime e sacrosante. E poi chi li contraddice? Le poche voci che si oppongono non hanno molto spazio nei media: nessuno ascolta i Cinque Stelle o Ingroia, o altri costituzionalisti altrettanto illustri come Stefano Rodotà.

     E se gli eventi dovessero precipitare, se il Pd non dovesse dare a Berlusconi il tempo che gli serve, gli scagnozzi del pregiudicato hanno già pronto un piccolo assedio al Quirinale.
     Non so voi, ma da questa vicenda traspare chiara ed evidentissima tutta una serie di prove del fatto che Berlusconi sia colpevole davvero
     Per esempio, nessuno ci fa caso, ma tutta la discussione non si incentra più sulla sua innocenza (che non è più sostenibile perché i “fatti” sono stati già provati in secondo grado), bensì si distrae l’attenzione della gente parlando della costituzionalità della legge Severino: Berlusconi cioè ha smesso di sbandierare la sua innocenza e fa confluire le sue “argomentazioni” sulla pena che quella legge gli dà. Una cosa è dire, infatti, “Sono innocente e quindi non merito la pena”, un’altra è dire “Non parliamo della mia innocenza, parliamo del fatto che non dovrei avere quella pena”. Se qualcuno di voi avrà un minimo di buon senso comprenderà che per un parlamentare già solo il fatto di essere stato scoperto colpevole di un reato basterebbe da solo a richiedere le sue dimissioni immediate, sia per un fatto di dignità personale, sia in rispetto alla Costituzione stessa, che all’articolo 54, comma 2, recita: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Tutto questo indipendentemente dalla costituzionalità della legge Severino. Berlusconi è stato accertato colpevole, con un regolare processo, arrivato fino al suo ultimo grado e sostenuto da prove che tutti possono conoscere: se anche la legge Severino fosse incostituzionale lui avrebbe compiuto il reato ed è questo che conta agli occhi del decoro delle istituzioni, è questo che ai cittadini dovrebbe interessare. Non dovremmo accettare di essere governati da un criminale.

     E poi secondo voi cos’è più probabile? Che un giudice e tutti i suoi colleghi per vent’anni si siano presi il disturbo di prendere di mira un imprenditore “onesto” per fargli i dispetti o che quell’imprenditore, su cui pendono indizi che abbia perfino legami con la mafia, sia davvero colpevole e provi a gettare fango sui giudici che lo devono condannare? Perché se secondo voi è più probabile la prima cosa, allora siete un po’ tonti e non sapete bene come va il mondo.
     

1 commento:

  1. B. cerca qualsiasi cavillo, non ultimo, quello di capire se i suoi peli del c..o. fossero caduti prima o dopo la legge Severino

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