Voglio
continuare sulla scia del mio post precedente, dedicato al risparmio casalingo
del consumo di acqua, trattando questa volta il risparmio dell’energia
elettrica in casa. Anch’essa infatti rappresenta un peso non indifferente sull’ambiente
e le nostre bollette. Di conseguenza, se impariamo ad adottare una certa
condotta, possiamo giovare al mondo e alle nostre tasche. Anche qui dividerò
per argomenti i vari accorgimenti da adottare, per rendere più agevole la
consultazione.
Illuminazione
Fin dall’antichità il problema principale
dell’uomo è stato vincere le tenebre, ovvero ritagliarsi porzioni di tempo da
rubare al buio per organizzare una parte delle proprie attività anche dopo il
tramonto. Oggi, dopo migliaia di anni di evoluzione, l’uomo moderno non
apprezza più l’importanza di preservare le risorse dell’illuminazione poiché
non è più costretto ad accendere un fuoco con legnetti e paglia secca. Ebbene,
questo non vuol dire che produrre luce non richieda un costo! Lo richiede
eccome! Poiché parliamo di una delle forme energetiche più abusate in assoluto,
è bene dare qualche consiglio su come usare razionalmente le luci in casa.
Lampadina a incandescenza. |
Parliamo di lampadine. Dal 1878 fino al primo settembre 2012 le lampadine a incandescenza inventate da Thomas Edison hanno illuminato la
nostra vita: 130 anni di onorato servizio che però hanno sollevato delle giuste
questioni economiche e ambientali che dal 2009 hanno portato l’Unione Europea a
prendere provvedimenti per ridurre i consumi energetici, orientando la vendita
delle lampadine verso modelli che fossero più ecologici (cioè che emettessero
meno anidride carbonica) ed economici (che consumassero meno energia). La
lampadina a incandescenza infatti usa un meccanismo energeticamente molto dispendioso
(converte in luce solo una minuscola percentuale dell’energia che riceve e il
resto se ne va via sotto forma di calore) ed è per questo che l’UE ha
cominciato a limitarne la vendita dal 2009, fino ad arrivare al primo settembre
scorso, quando la lampadina a incandescenza è entrata ufficialmente “fuori
legge”. Al suo posto nascono lampadine di nuova generazione a risparmio
energetico: lampade alogene (che
dovranno scomparire anch’esse entro il 2016), lampade a fluorescenza (dette anche a basso consumo) e LED
(light emitting diode, diodo ad emissione luminosa).
Lampadine a basso consumo. |
Come si misura il
dispendio energetico delle lampadine
Il vantaggio di queste lampade è semplice:
consumano meno e sprecano meno.
Questo significa che occorre meno energia per farle funzionare. E qui può
tornarci utile aprire una parentesi, giusto per capire le quantità che
chiameremo in causa: quando si parla di consumi di lampadine si usa come unità di misura il watt.
Senza addentrarci in disquisizioni sulla fisica, diremo molto velocemente,
giusto per dare un’idea concreta, che consumare un watt significa consumare 1
joule al secondo, ovvero consumare l’energia, erogata per la durata di un
secondo, necessaria ad accelerare un corpo di un chilogrammo per la distanza di
un metro facendo aumentare la sua velocità di un metro al secondo. Sembra
macchinosa come definizione, ma solo perché è buttata via così. A noi basta
sapere che quindi le lampadine, che alla fine producono luce, spendono
l’equivalente dell’energia necessaria a muovere gli oggetti!
Vantaggi delle moderne
lampadine
Detto questo, facciamo un po’ di calcoli
per capire quanto sono convenienti le nuove lampadine rispetto a quelle a
incandescenza. Basa sapere che…
Le lampade a incandescenza erano lampade
che arrivavano a 100 watt: ciò
significa che in un secondo una lampadina a incandescenza consumava l’energia
necessaria a spostare 100 corpi di un chilogrammo per la distanza di un metro
facendoli aumentare la loro velocità di un metro al secondo. Le nuove lampade a
risparmio energetico invece consumano molto meno: solo 15 watt (e i LED consumano ancora meno)! Questo significa che
il 75% dell’energia spesa per farle funzionare viene risparmiata! Al momento
dell’acquisto di una lampadina, quindi, impariamo a controllare quanto consuma,
così potremo fare dei raffronti per poter scegliere non solo quella più adatta
alle nostre esigenze, ma anche, a parità di illuminazione, quella che consuma
di meno!
Altro vantaggio delle lampade a risparmio
rispetto a quelle a incandescenza: le
lampade di nuova generazione durano di più! Investendo su questo tipo di
lampade, quindi, avrete un prodotto che vi durerà di più nel tempo, riducendo i
costi per sostituirle. Orientativamente, basti sapere che se una lampada da 100
watt durava 5000 ore, una da 20 watt
dura 15000 ore!
A livello di ecologia invece, sappiamo che
le vecchie lampade a incandescenza emettevano molta più anidride carbonica che,
come sappiamo, è un gas tossico. Se consideriamo un periodo di accensione di 7
ore, una vecchia lampada “edisoniana” sputava fuori in media 76 chili di
anidride carbonica, mentre una lampada a risparmio energetico ne espelle solo
15. Questo significa che c’è un
emissione dell’80% inferiore!
È chiaro che le lampade di nuova
generazione costano più di quelle a incandescenza e questo sembrerebbe un punto
a sfavore che potrebbe diventare addirittura un deterrente al loro acquisto, ma
state tranquilli. Il costo (in media 10
euro a lampada, in via molto generale) viene ammortizzato subito dal
risparmio energetico che le caratterizza. Per cui spendiamo una sola volta un
po’ di più, ma in cambio recuperiamo in un attimo, tramite il risparmio in bolletta, i soldi spesi!
Ed è qui che dobbiamo dimostrare quel minimo di maturità e “investire”
intelligentemente sul futuro dei nostri risparmi.
I LED sono ancora più costosi (poiché
ancora più convenienti) e infatti il loro uso per ora è più limitato anche per
questo, ma il prezzo di questo prodotto è destinato a scendere nei tempi a
venire e, con essi, anche il loro acquisto, poiché troveranno un uso sempre più
ampio nel quotidiano delle famiglie.
Illuminare solo quando serve
Una bruttissima abitudine molto radicata è quella di lasciare accese le luci in casa inutilmente, in stanze che non sono abitate da nessuno o in un momento in cui c’è già abbastanza illuminazione solare. Potrebbe sembrare banale, ma è una delle forme di spreco più frequenti quando si parla di energia elettrica. Non dobbiamo lasciare accese le luci senza un motivo!
Smaltimento
Come spesso avviene, i prodotti più
vantaggiosi sono anche più delicati. Le lampadine a basso consumo non fanno eccezione. Infatti, nonostante le ridottissime
quantità di mercurio che possiedono, le lampade a risparmio energetico non devono essere
buttate insieme agli altri rifiuti (un po’ come si fa per le pile) perché contengono dei
metalli che, da una parte possono essere tossici, dall’altra sono preziosi e
quindi risulta molto conveniente riciclarle.
Le lampade a basso consumo vanno quindi raccolte in appositi centri di
riciclaggio. Esistono anche rivenditori che ritirano gratis le lampade
esaurite. In ogni caso i negozianti che le vendono hanno anche l’obbligo di
raccoglierle, come dimostrerebbe la piccola maggiorazione sul prezzo che essi
applicano, quindi se uno di loro si rifiuta di accettare lampade esaurite,
sappiate che non può farlo e quindi avete tutto il diritto di pretendere che
compia il suo dovere.
La “lucina rossa”: lo
spreco subdolo dello standby
Avete presente quando spegnete la TV, o il
lettore DVD, o lo stereo e continuate a vedere quelle simpatiche lucine
(generalmente rosse) presenti su questi oggetti? Il famoso “pallino rosso” è il
segno che quell’oggetto è stato messo in standby.
Ebbene, chiariamo subito: un oggetto in
standby non è un oggetto spento.
Per “spento” intendiamo un oggetto che non
consuma corrente elettrica. Quando tiriamo la spina, per esempio, o spegniamo
la TV col tasto facendo scomparire la lucina stiamo impedendo all’oggetto di
usare corrente per fare qualcosa.
Ma quando mettiamo l’oggetto in standby
gli stiamo in realtà dicendo «Fermati “quasi” completamente, ma non del tutto.
Usa una certa quantità di corrente per “tenerti pronto” a funzionare subito di
nuovo, senza dover partire da zero quando ti riaccenderò». Questo è il senso
dello stato di standby. Quindi, mettere
in standby un oggetto significa fargli consumare corrente anche se non lo si
usa.
Questo significa che la lucina rossa va spenta. Ora, sebbene consapevoli del fatto che
un oggetto dev’essere spento completamente per non continuare a consumare
corrente, diciamoci la verità: siamo troppi pigri o troppo distratti per
preoccuparci di premere il pulsantino o andare a staccare la spina di un
elettrodomestico ogni volta. Ecco allora una semplice soluzione che ci evita di
fare la fine di Lino Banfi in una famosa scena di Vieni avanti, cretino. Dividiamo gli “aggeggi” in gruppi basati sulla loro
vicinanza alle prese della corrente: per esempio, potremo avere il gruppo di
elettrodomestici vicino al computer che comprenderebbero: computer, stampante,
scanner, modem… Oppure potremmo avere un altro gruppo che comprende un
televisore, un digitale terrestre, un lettore DVD, un lettore Blu-Ray… Tutti
gli oggetti di uno stesso gruppo possono essere collegati a una stessa multipresa (detta anche “ciabatta” nel gergo) che come sappiamo
è un oggetto che può ospitare un numero multiplo di spine alle quali viene
contemporaneamente erogata corrente elettrica a patto che sia acceso un solo
pulsante (luminoso in genere).
Ogni volta che si vogliono spegnere gli oggetti
di uno stesso gruppo facendo attenzione che non vengano messi in standby
basterà spegnere l’unico interruttore della multipresa e così si sarà sicuri di
aver interrotto il flusso di corrente a tutti gli oggetti collegati a quella
multipresa.
Per esempio, se stiamo lavorando al
computer, dopo aver finito dovremmo: spegnere l’interruttore del monitor,
spegnere l’interruttore delle casse, spegnere l’interruttore del fax, spegnere
l’interruttore della stampante, spegnere l’interruttore dello scanner e così
via… altrimenti li lasceremmo in standby facendogli consumare un fiume di
corrente. Invece se li colleghiamo tutti alla stessa ciabatta, basta spegnere
la ciabatta stessa e possiamo andar via tranquilli.
Ma
quanto può consumare lo standby?
Ovviamente dipende dal tipo di elettrodomestico, ma in generale la percentuale non
è affatto piccola rispetto a quella della corrente che si consuma nell’uso vero
e proprio! Per avere un’idea delle cifre in gioco, possiamo dare un’occhiata a
questo video tratto da una
puntata di Report, condotto
dall’ottima Milena Gabanelli.
Questo sistema conviene soprattutto perché
ci sono elettrodomestici in casa che devono necessariamente vivere in un
perenne stato di standby, come il frigorifero, o il fax… Da persone
intelligenti, allora, risparmieremo su quelli che possono sottrarsi a questo
stato.
Frigorifero e
congelatore
Si tratta di due strumenti che devono
necessariamente essere dotati costantemente di corrente elettrica e, quindi
sono tra quelli che consumano di più. Poiché non è possibile limitare ad essi
l’energia elettrica, l’unica accortezza, oltre alla scelta di un modello più
ecocompatibile, è quella di posizionarli
il più possibile lontano da fonti di calore. Tenendoli vicini al calore,
infatti, faranno più fatica a mantenere bassa la temperatura interna, ovvero
sarà necessaria più energia elettrica per permettergli di raffreddare i cibi.
Questa cosa è ancora più facile da fare con il congelatore, se questo è un
pezzo a parte rispetto al frigorifero. Lo si può mettere in un ripostiglio, in
una cantina, per esempio, o in garage.
Inoltre occorre perdere la brutta
abitudine di tenere aperto il
frigorifero inutilmente per tanto tempo: in questo modo eviteremo al calore
di entrare ed alzare la temperatura degli alimenti. Ricordo che abbassare la
temperatura dei cibi serve a rallentare il metabolismo dei batteri che
inevitabilmente finiscono sopra di essi (anche se sono stati lavati) e che li fanno
avariare. Ad alte temperature, infatti, tutte le reazioni chimiche sono più
veloci e i cibi vanno a male più in fretta.
In generale, quindi, è consigliabile
tenere il calore il più lontano possibile dall’ambiente del frigorifero e
quindi vanno evitati tutti quei comportamenti che alzerebbero la temperatura
degli alimenti (come anche mettere una stufetta portatile vicino al frigo).
Lavatrice
La lavatrice è tra i più energivori degli
elettrodomestici in quanto fa uso di più forme di energia: essa usa l’acqua per
lavare e risciacquare i panni, ma anche di elettricità, che le serve a
funzionare, senza contare che l’acqua dev’essere anche calda, e l’acqua calda
costa di più perché occorre energia per riscaldarla.
Temperatura di
lavaggio
Lavare a 90° oggi è quasi del tutto
inutile.
Con i moderni detersivi, le moderne lavatrici e lo stile di vita che abbiamo i
90° sono uno spreco ingiustificato. L’acqua a 90° costa moltissimo e un
lavaggio a temperature così alte appare del tutto inutile sui capi solo
moderatamente macchiati: riserviamo questa temperatura di lavaggio solo per i
panni di nostro figlio che ha deciso di passare tutto il giorno a rotolarsi
nell’erba a casa dell’amico, dopo una bella seduta di pittura seguita da una
partita di calcio. Evitiamo quanto più
possibile i 90° e anzi, impariamo a fare dei gruppi di abiti in base a
quanto sono sporchi. Per gli abiti che lo sono solo lievemente dedicheremo
tranquillamente lavaggi a temperature di 60° o 40°, a seconda.
Secondo “Legambiente”, infatti, cicli di
lavaggio a più basse temperature porterebbe a un risparmio medio di € 4,50 al
mese sulla bolletta, nonché a una minore emissione di anidride carbonica
nell’ambiente. Ricordiamoci infine che i lavaggi a 90° danneggiano anche più
facilmente i tessuti dei nostri abiti.
Attenti al prelavaggio
Non sempre è necessario fare il
prelavaggio.
Si può sostituire questa operazione usando specifici prodotti sullo sporco più
difficile prima di inserire i capi in lavatrice. Dobbiamo cercare di limitarlo
il più possibile. Se necessario, eliminarlo del tutto.
Quando lavare
Perché porsi il problema dell’orario più
conveniente per usare la lavatrice? Dopotutto essa compie sempre lo stesso
lavoro, quindi ha bisogno della stessa energia sia di giorno che di notte.
Ebbene, nonostante questo sia vero,
risulta più conveniente usare la lavatrice di sera e di notte perché esistono
le cosiddette tariffe biorarie,
ovvero dei periodi del giorno in cui la corrente costa di meno, in base al
ritmo di consumo dell’energia elettrica nel paese. Precisamente esistono tre
tariffe biorarie.
La
prima è la tariffa di fascia F1, che
è quella in cui la corrente costa di più e che va dalle 8 alle 19 di tutti i giorni lavorativi (dal lunedì al
venerdì): in questa fascia oraria la richiesta di energia è maggiore perché si
svolgono la maggior parte delle attività produttive, specialmente quelle
industriali, che abbisognano di grandi quantità di energia elettrica. Di
conseguenza, in proporzione a quanta ne serve, l’energia elettrica costa di
più.
La fascia
F2 invece è quella che va dalle 19
alle 8 del giorno successivo: si tratta del periodo in cui le industrie
tengono spenti i macchinari e la richiesta energetica è più bassa.
Infine,
la fascia F3 è quella che comprende i sabati, le domeniche e i giorni festivi,
indipendentemente dall’ora. Anche nella fascia F3 si paga di meno.
Risulta quindi chiaro che è più
conveniente, almeno solo per questo motivo, fare il bucato di sera o nel week
end. Ma questo discorso, riassunto bene in questo video illustrativo, è solo uno dei
motivi per cui conviene evitare la lavatrice nelle ore di luce dei giorni
feriali.
Infatti si deve tener presente che l’energia usata nelle fasce economiche è
una forma di energia più pulita: essendo l’energia nel nostro paese
prodotta per la maggior parte da meccanismi che liberano anidride carbonica
nell’ambiente e solo in minima parte da altri sistemi ecologici (eolico,
nucleare importato dall’estero, idroelettrico, geotermico…), accade che quando
le attività più costose sono ferme, è possibile sospendere anche la produzione
di energia tramite i metodi che liberano anidride carbonica, potendo dare più
peso alle forme pulite, inquinando di meno l’ambiente.
Risciacquo freddo
Risciacquare con acqua fredda non peggiora
la qualità igienica della pulizia del bucato, ma consente di risparmiare
sull’energia spesa per riscaldare l’acqua. Per cui è conveniente risciacquare con acqua fredda.
Durezza dell’acqua e
detersivi
Sapete che la quantità di detersivo
necessaria per l’igiene dei capi dipende dalla durezza dell’acqua? Ma
soprattutto: sapete tutti cos’è la durezza dell’acqua? Ok, cominciamo da
questo: la durezza dell’acqua è la
quantità di calcio e di magnesio che essa possiede. Acque molto dure sono
acque che contengono alte concentrazioni di calcio e magnesio. Occorre stare
attenti alla durezza dell’acqua poiché quanto
più dura è l’acqua tanto più detersivo sarà necessario aggiungere per avere
la stessa pulizia. La presenza dei soluti, infatti, diminuisce il potere del
detersivo di sciogliersi in acqua e, quindi, di pulire i capi. Sarebbe
conveniente, quindi lavare con acque dolci (dolce qui è inteso ovviamente come
contrario di dura). Inoltre, un’acqua
troppo dura produce incrostazioni nelle tubature e negli impianti.
Domanda: come faccio a misurare la durezza
della mia acqua? Non esiste una sola unità di misura, ma noi usiamo il
cosiddetto grado francese (simbolo: °f). Senza impelagarci in discorsi chimici,
basti sapere che esiste la seguente scala di durezza dell’acqua, cui fare
eventualmente riferimento per usare le corrette quantità di detersivo.
Da 0 °f a 7°f si parla di acque molto dolci;
da 7 °f a 14 °f si parla di acque dolci;
da 14 °f a 22 °f si parla di acque mediamente dure;
da 22 °f a 32 °f si parla di acqua discretamente dure;
da 32 °f a 54 °f si parla di acque dure;
oltre i 54 °f si parla di acque molto dure.
Esiste anche l’unità di misura del grado
tedesco (simbolo: °d). per fare le conversioni basta sapere che 1 °f = 0,56 °d.
Infine, come sappiamo, i detersivi inquinano l’ambiente, quindi l’uso di poco
detersivo porta un vantaggio anche di tipo ecologico.
Quando usare la
lavatrice
Come per la lavastoviglie, è molto stupido
usare la lavatrice per pulire quattro magliettine. Gli elettrodomestici vanno
usati a pieno carico: solo così si
riesce a ottimizzare l’energia spesa per farli funzionare.
No all’asciugatura
automatica, sì allo stendino
Se siamo fanatici e vogliamo la
bat-lavatrice anche per asciugare i panni allora siamo degli spreconi. Possiamo
lasciar asciugare i panni sul caro vecchio stendino, da tenere in veranda o
fuori al balcone. In questo modo risparmiamo un bel po’ di corrente elettrica. Tanto
si tratta solo di far evaporare gocce di acqua e il sole ci riesce benissimo.
Manutenzione
Esistono delle pratiche regolette per la
manutenzione della lavatrice, come potete vedere in questo video. In generale sono
buone le seguenti norme…
Se
prendiamo l’abitudine di asciugare
l’acqua rimasta sulla guarnizione dopo un lavaggio e lasciare l’oblò aperto potremo contrastare la comparsa di muffa e
di cattivi odori.
Inoltre è molto importante la tutela della serpentina, che è una
delle cause più frequenti di rottura della lavatrice: possiamo proteggerla
dalla formazione del calcare usando prodotti anticalcare specifici.
Non dimentichiamoci poi di pulire a
intervalli regolari il filtro da cui
passa l’acqua di scarico.
Lavastoviglie
La lavastoviglie è per molti aspetti
simile alla lavatrice; di conseguenza molte cose dette per quest’ultima valgono
anche per la lavastoviglie. In particolare, anche per la lavastoviglie si
consiglia l’uso a pieno carico, l’utilizzo nelle fasce F2, evitare il
prelavaggio e l’asciugatura automatica…
Cosa possiamo aggiungere? Che prima di
usare la lavastoviglie possiamo tenere a mollo le stoviglie da lavare per
indebolire l’adesione dello sporco su di esso: in questo modo il lavaggio sarà
migliore e anzi potremo usare un programma di lavaggio più economico perché ci
sarà bisogno di meno lavoro. Ancora meglio se mettiamo le stoviglie a mollo
nell’acqua usata per far bollire la pasta (come ho già consigliato nel post
dello scorso 14 settembre 2012): così facendo
sfrutteremo il potere sgrassante dell’amido in essa contenuto.
Se abbiamo residui di cibo particolarmente
grossi e ostinati, prendiamoci il disturbo di rimuoverli con un tovagliolo di
carta, prima di infilarli nella lavastoviglie. Il suo uso infatti si giustifica
perché evita di perdere molto tempo a lavare manualmente le posate e i piatti;
ma se dopo un lavaggio vediamo che rimangono comunque residui di cibo, perché
giustamente l’elettrodomestico non fa miracoli, tanto vale lavare a mano
(almeno solo le stoviglie più sporche).
Sostituiamo i filtri ogni 5 lavaggi: i
filtri raccolgono appunto i residui di cibo che la lavastoviglie ha raccolto e
se si intasa sono cavoli amari!
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