giovedì 26 maggio 2011

Il senso della vita: una risposta scientifica

     Qual è il senso della vita? Chissà quante volte ce lo siamo chiesti. I più idealisti molte volte di sicuro. Vi risponderebbero la Psicologia e la Filosofia che il senso si può solo attribuire alle cose, che nulla ha un senso in sé, ma che siamo sempre noi che gliene diamo uno. O, se siamo credenti, allora rimettiamo il senso delle cose alla volontà di Dio, o delle altre divinità in cui eventualmente crediamo. Insomma, ogni prospettiva dà una risposta diversa al problema.
     Nessuno però dà mai una risposta da un punto di vista “scientifico”. E io non credo che sia meno interessante, anzi, forse è il solo approccio a poter dare una risposta supportata da prove. Non che la Scienza sia la sola a poter dare risposte, ci mancherebbe altro, ma avrà pure i suoi meriti. Proviamo a rispondere alla domanda dicendo una cosa sconvolgente: secondo le scoperte scientifiche il senso della vita è la morte.
     No, non è un gioco di parole e se permettete vi spiego perché, cercando di semplificare più che posso le argomentazioni scientifiche che chiamano in causa fenomeni molto complessi.

Cos’è vita?
     Partiamo da una definizione di vita. La biologia che ci insegnano a scuola dice che un essere è vivente se nasce, cresce, si riproduce e muore, ma questa risposta implica che l’essere vivente in questione sia dotato di processi biochimici al suo interno che gli permettano di fare tutte quelle cose: per nascere, ad esempio, occorre che uno spermatozoo (che è una cellula) dia il suo DNA (che è una molecola) a un ovulo (altra cellula); oppure è necessario che un batterio (che è una cellula) si divida sdoppiandosi (processo che si chiama mitosi). Per crescere è necessario che le cellule di un organismo incamerino delle sostanze nutritive (che sono molecole) al loro interno e che queste sostanze vengano trasformate chimicamente in altre sostanze o in energia per permettere all’organismo di assumere forme e dimensioni diverse…
Una cellula animale rappresenta già da sola un esempio di alta
organizzazione e ordine strutturale e funzionale.
     Chi compie studi di tipo biologico sa che per permettere questi tipi di processi (che alla fine sono reazioni chimiche e fisiche) la Natura, nella sua somma fantasia, deve organizzarsi in un modo molto razionale e ordinato, ovvero: i processi caotici e disordinati sono contrari alla vita.
     Pensate a un’automobile: essa viaggia e fa il suo dovere perché ognuno dei suoi componenti è montato e tenuto in un certo modo, ogni pezzo fa un lavoro specifico e ciascuno di essi comunica in qualche modo con gli altri, da cui dipende. Il volante è collegato alle ruote, cui sono attribuite delle sospensioni e dei freni ecc… Inoltre un’automobile continua a viaggiare se viene di volta in volta controllata per prevenire eventuali danni e se le viene dato del carburante, da cui (tramite processi fisici) viene ricavata l’energia che la fa funzionare. Esattamente come un’automobile, progettata secondo un ordine ben preciso, così gli esseri viventi (anche i più insignificanti e “semplici” come un batterio) possiedono al loro interno strutture molecolari che farebbero invidia al migliore progetto ingegneristico mai pensabile, con un’organizzazione interna assolutamente perfetta.
     Torniamo all’automobile: immaginate di avere tutti i pezzi di un’automobile (carrozzeria, telaio, ruote, albero motore, cambio…) raggruppati alla rinfusa in un angolo, senza che siano collegati tra essi secondo schemi logici. Cosa avreste in quel caso? Avreste comunque le parti costituenti l’automobile, ma non l’automobile in quanto tale, poiché essa non sarebbe in grado di funzionare in quanto i suoi pezzi non potrebbero comunicare per permetterle di fare il suo lavoro. Allo stesso modo un organismo vivente non “vive”, ovvero non svolge le sue funzioni vitali (nascere, crescere, riprodursi e morire) se al suo interno quelle strutture non sono organizzate secondo certi criteri e se non comunicano tra loro in modo preciso.

Cos’è morte?
     Questa riflessione ci porta allora a definire la morte. La morte è quella situazione in cui qualche processo (o molti processi) fisiologici di un essere vivente si comportano in modo diverso da come dovrebbero, al punto da influenzare anche tutti gli altri processi con cui sono collegati, fino ad arrivare a uno squilibrio e a un caos interno tale che quei processi non riescono più a continuare come prima e si fermano. Come la nostra automobile che, mentre sta viaggiando, subisce un surriscaldamento eccessivo del motore, che porta a un aumento di temperatura tale da compromettere il buon funzionamento del motore stesso.
     La morte, biologicamente intesa, si ha quindi nel caso in cui dei processi chimici si verificano, ma in maniera caotica e disorganizzata, ovvero senza quell’organizzazione logica di cui dicevamo prima; in un cadavere ci sono sempre processi chimici e fisici che continuano a essere presenti, ma che non sono quelli giusti, perché non permettono più alle strutture delle cellule di svolgere le funzioni che avevano svolto fino a poco prima. Perciò concludiamo che la vita è una forma di ordine biochimico, mentre la morte è una situazione di disordine biochimico.
Un essere vivente lasciato esposto all'azione caotica dei fenomeni
naturali perde la sua capacità di tenere insieme le sue parti, si
corrompe e si disfa.
     Infine, quando un sistema è lasciato in disordine, esso si corrompe, si usura. Pensate a un’automobile lasciata per anni all’aperto: se non la si controlla e la si pulisce, ovvero se la si espone al caos dei fenomeni naturali, subirà danni; la polvere si insinuerà nell’abitacolo e negli interstizi delle parti meccaniche, la carrozzeria si scolorerà, la pressione dei pneumatici non sarà più quella di una volta e molte parti metalliche, a contatto con l’ossigeno dell’aria, si arrugginiranno, indebolendosi. Così un cadavere in cui i processi di controllo, di pulizia e di riparazione siano fermi comincia a subire danni alle sue strutture e deperisce: ecco allora che il cuore non batte più, il sangue non circola, le sostanze nutritive nel sangue non arrivano più alle cellule, le cellule muoiono, se muoiono non si riproducono più, se non si riproducono non possono sostituire quelle vecchie, quindi tutto il complesso dell’organismo non si tiene più insieme e la pelle subisce l’effetto delle intemperie, la carne si consuma e perfino le ossa, che sono resistenti, col tempo diventano polvere.

La Natura tende spontaneamente al disordine
Delle carte lanciate in aria sono un esempio
di come la Natura crei spontaneamente il
disordine.
     La Fisica ha dimostrato che la Natura nel suo complesso, ovvero in ogni suo fenomeno, tende a produrre disordine. Disordine molecolare, perché le molecole tendono a muoversi nel modo più caotico possibile; disordine energetico, perché l’energia tende a distribuirsi nell’ambiente circostante in modo da occuparlo tutto (pensate al calore che diffonde in una camera). Se prendete un mazzo di carte e lo lanciate in aria, le carte tenderanno a cadere in ordine sparso, ovvero in disordine per terra; non avverrà mai che delle carte sparse tornino spontaneamente in un mazzo belle e ordinate, a meno che qualcuno non spenda energia per rimetterle a posto. Ugualmente se accendete una stufa in una stanza, il calore che essa libera tenderà a occupare pian piano tutta la stanza; non avverrà mai che il calore si riunisca spontaneamente in un unico punto della stanza, a meno che qualcuno non forzi questo processo.
     Delle carte sparse per terra, così come del calore sparso per tutta la stanza rappresentano forme di disordine energetico e molecolare, che sono appunto ciò su cui si basa la morte. Questo disordine in Natura è spontaneo, ovvero avviene senza che serva spendere energie per farlo accadere: se, dunque, è più facile che accada, vuol dire che accadrà ogni volta che potrà, ovvero in ogni fenomeno che non sia controllato. Ma se la Fisica (così come gli esempi descritti) dimostra che in Natura tutti i processi tendono a creare disordine, allora com’è possibile che esista la vita, fatta invece di processi ordinati? La vita è ordine, e l’ordine non è spontaneo in Natura. Ovvero la vita non dovrebbe esistere, a meno che non ci siano processi che permettano a quell’ordine di realizzarsi.

La vita è il giro più largo compiuto dalla morte
     Veniamo alla conclusione di questa riflessione. Abbiamo detto che la vita, fatta di ordine, non avverrebbe mai spontaneamente. Tuttavia avviene, quindi questo significa che ci sono dei processi in Natura che “forzano” questi fenomeni ordinati ad avvenire, giacché spontaneamente non avverrebbero mai. Domandina: e questi processi che forzano da dove vengono? La risposta è facile: sono proprio quei processi “disordinati”, quindi spontanei, di cui parlavamo prima.
I mulini sfruttano la caoticità di fenomeni
spontanei (il vento che soffia) per produrre
fenomeni non spontanei, ma ordinati.
     Facciamo un esempio: un mulino è uno strumento che compie un lavoro ordinato; il mulino non girerebbe mai da solo, perché l’ordine non è spontaneo. Come si fa girare un mulino? Sfruttando, per esempio, il vento o l’acqua corrente di un fiume! Lo scorrere dell’acqua e il soffiare del vento sono fenomeni naturali del tutto spontanei e la loro azione viene sfruttata per permettere a un fenomeno non spontaneo (il giro del mulino) di avvenire. È proprio questo cha accade con tutte quelle reazioni chimico-fisiche che permettono l’esistenza della vita. Esse avvengono perché sono “spinte” da altri fenomeni spontanei (quindi caotici, quindi contrari alla vita).
     È paradossale che la vita esista grazie a processi che sono tipici dello status di morte! Ma – e con questo concludiamo il ragionamento – se in Natura la sola cosa che avviene spontaneamente è ciò che è disordinato (ovvero ciò che porta alla morte), allora la vita non è altro che un modo diverso che la morte ha di compiersi. È una forma di morte che non si esaurisce immediatamente in processi caotici, ma che sfrutta processi caotici per produrre processi ordinati per un tempo limitato (il tempo della vita di un essere vivente), per poi culminare nel disordine caotico della morte vera e propria. Ovvero, è come se la morte, per compiersi, facesse un giro più largo. In questo senso dico che il senso della vita è la morte.


Post scriptum
     Se siete rimasti delusi da questa riflessione, se essa ha corrotto l’idea idilliaca che avevate del vivere o dello stare al mondo, siete liberi di ignorarla o canzonarla, ma sappiate che per me la consapevolezza di tutto ciò non toglie assolutamente dignità o bellezza alla vita in quanto tale. Sapere che le forze disordinate in Natura sono intimamente legate a quelle ordinate mi fa amare la vita ancora di più, mi dice che essa è un fenomeno molto più ricco e più bello di quello che ingenuamente possiamo pensare.

4 commenti:

  1. Quando si comprende che alla base della vita ci sono tanti processi biochimici coordinati e regolati da miriadi di fattori che la rendono una cosa fragile ed effimera,(almeno questo è quel che adesso sappiamo) si può scegliere l'atteggiamento con cui osservarla:
    1.Pensare che fragile = passeggero, irrilevante, con lo stesso significato intrinseco di una foglia d'albero, di una duna nel deserto ventoso...
    2.Pensare che fragile = destinato a perdersi, e quindi irripetibile,unico, bello,come una rosa che appassisce, come il volto di una bella ragazza che viene consumato dalla lebbra, come un amore giovanile.

    Il primo atteggiamento è utile per sminuire qualsiasi problema ti affligga. Il secondo, a esaltare qualsiasi gioia ti capiti.

    By Frater

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  2. La piu' grande delle avventure, che solo la consapevolezza ci puo' regalare.Questa e' la vita. Con l'improbabilita' del nostro esistere.

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  3. ho sempre avuto percezione di un pensiero come quello sopra descritto e credo che non sia affatto sbagliato.
    il caos è il motore che genera la vita nelle sue molteplici sfaccettature e al caos bisogna tornare.
    A ben guardare non vedo come possa essere diversamente. Credo che Dio stesso sia il caos, e quindi che il caos sia Dio. Nel caos non è detto che bisogna trovare un senso alla vita se pur FORSE c'è l'ha!!! Non è importante. Masturbarsi mentalmente a trovare per forza un senso alla vita, non serve a niente se non a riempire i vuoti del quotidiano che comunque è giusto riempire altrimenti il tutto si limiterebbe solo a un vivere vegetativo e basta. Se pur generati dal caos che ogni tanto il caos stesso mette in ordine vale vivere comunque.

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  4. lo scopo della vita è perpetuare la specie. E' come una corsa a staffetta: tutto gira per rimandare i geni tra una esistenza e l'altra e, in questo senso, la vita è eterna.

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