Domenica 12 e lunedì 13 giugno 2011 noi italiani saremo chiamati a esprimere la nostra volontà su alcune questioni molto importanti tramite referendum abrogativo e io vorrei qui dare qualche informazione riguardo questa chiamata, giacché in TV non se ne sta parlando.
La prima cosa da dire è che qui stiamo parlando di un referendum, ovvero l’opportunità che i cittadini hanno di esprimere direttamente la loro preferenza su argomenti che riguardano la loro vita e gli affari del loro paese. Partecipare a un referendum è importante sia perché esso è il solo strumento di democrazia diretta che ci è rimasto, sia perché esso ha validità soltanto nel caso in cui vi partecipi la metà degli aventi diritto al voto più uno, ovvero quello che tecnicamente si chiama quorum, cioè il numero legale.
La seconda cosa da ricordare è che questo sarà un referendum abrogativo, cioè un referendum che chiede la cancellazione (o abrogazione) totale o parziale di alcune norme. Questo non è banale, perché in un referendum abrogativo la domanda viene posta nei termini di «Volete voi che siano abrogati gli articoli ecc...?». Quindi, nel caso di referendum abrogativo, se il cittadino vuole che una norma venga cancellata perché non gli piace, deve rispondere alla domanda con un “Sì”. State quindi attenti a non confondervi: scegliendo l'opzione “No” si accetta di conservare le norme vigenti, ovvero si sceglie di non abrogarle.
E veniamo alla questione. Il referendum prevederà 4 quesiti sui tre seguenti temi:
- il legittimo impedimento;
- il ritorno dell’Italia all’energia nucleare;
- la privatizzazione dell’acqua.
Ciascun quesito chiederà se il cittadino desidera abrogare totalmente o parzialmente degli articoli delle leggi che disciplinano questi temi. Prima di spendere due parole sugli oggetti del referendum, voglio sottolineare la necessità di una cosa molto importante quando si parla questioni di pubblico interesse: l’informazione! Cari signori, toglietevi pure dalla testa di fare una cosa utile andando a votare se non sapete un’acca delle tematiche sopraelencate. Un referendum è un momento importantissimo di partecipazione sociale e andare a votare a caso o affidandosi a voci incerte di corridoio è solo una perdita di tempo da una parte, e un’offesa alla democrazia dall’altra.
Ho letto già da molti mesi diversi appelli in rete che incitano a partecipare e a votare per i famosi 4 “Sì” per dire “No”. E il sottoscritto è anche d'accordo. Tuttavia, credo che, piuttosto che affidarsi ciecamente al parere di qualcun altro (anche se è un parere detto in buona fede), risulti ancora meglio per il cittadino arrivare al momento del voto pienamente consapevole della propria scelta, perché si è informato personalmente; è necessario che il cittadino abbia una propria idea di ciò che riguarda la sua vita sociale, perché in questo modo il rischio di farsi plagiare (da chiunque, non ha importanza), si riduce; il cittadino deve pensare con la propria testa! Certo, nessuno pretende che ci si barcameni da soli in questioni tecniche, espresse con un linguaggio a volte complesso per la maggior parte delle persone, però l’informazione, bisogna cercarsela, altrimenti saremo manovrabili. Si può cercare informazione in molti modi: si possono leggere i giornali, si possono ascoltare i programmi televisivi che parlano di queste questioni, si può chiedere consulenza ad amici o conoscenti che studiano in questi settori, che magari sono avvocati e quindi sanno leggere e comprendere i testi di legge (che sono molte volte comprensibili anche per chi non studia Giurisprudenza: il sottoscritto ne ha letti più di uno ed è sopravvissuto tranquillamente), oppure si può andare in rete e cercare qualunque altra informazione si desideri.
Insisto sulla necessità di informarsi prima anche per un altro motivo: in genere i quesiti referendari sono brevi, ma altre volte possono essere lunghi e pieni di citazioni, al punto da essere incomprensibili. Uno dei quattro quesiti di questo prossimo referendum è proprio così (è il quesito sul nucleare). Trovarsi di fronte a una domanda così lunga e complessa può far desistere il cittadino dal concentrarsi su di essa, può indurlo a votare con superficialità per sbrigarsi il più velocemente possibile, o addirittura può farlo rinunciare a votare. Se invece si sa in anticipo cosa verrà chiesto, al momento di votare si potrà esprimere tranquillamente il proprio parere, qualunque esso sia.
Ora la mia speranza è, come ho detto, che le persone si informino in ogni modo sulle questioni che saranno oggetto del referendum, poiché esse cambieranno la vita del nostro paese. Tuttavia, mi rendo anche conto che c’è gente che non ci sta capendo nulla o che non ne sa nulla. Quindi, fermo restando che l’opinione dev’essere libera e personale, spenderò due parole su ciascuno dei tre temi, sperando che esse fungano almeno da spunto per coloro che sono più all’oscuro sulla questione, ma che vogliono comunque capirci qualcosa.
Partiamo dal legittimo impedimento: esso è un insieme di norme che permettono a un imputato di non comparire in tribunale durante un processo. Questa cosa, apparentemente priva di importanza, assume invece importanza enorme se si pensa che in Italia in questo momento ci sono molte personalità importanti appartenenti proprio al mondo della politica che hanno tutto l’interesse a sottrarsi ai processi che stanno subendo per aver commesso gravi reati (e in questo il nostro premier non smette mai di essere un esempio fulgido). Il legittimo impedimento è una norma fatta apposta per evitare che politici come Berlusconi vengano processati. Immaginate: Berlusconi sfrutta il legittimo impedimento per non comparire ai processi, i giudici si vedono costretti a rimandare le sedute e intanto il tempo passa, i tempi del giudizio si dilatano enormemente e questo è grave perché la giustizia italiana, con tutti i suoi cavilli e codicilli, è già abbastanza farraginosa di suo e normalmente fa durare i processi troppo, troppo tempo (al punto che poi qualcuno fa cadere il processo in prescrizione e se la svigna); durante quel tempo perso Berlusconi si sottrae al giudizio e ha la possibilità di portare avanti i suoi progetti relativamente indisturbato, può apportare le modifiche necessarie ai codici legislativi in modo che la legge non possa più processare chi, come lui, commette certi reati per avere dei vantaggi.
La scusa che i sostenitori del legittimo impedimento hanno trovato per giustificare questa cosa è che il lavoro di ministro assorbe troppo tempo... Oooh, poverini questi ministri che si sbattono 25 ore su 24 a lavorare per il bene del paese; rinunciano a tutto, questi ministri, non hanno mai tempo per loro, figuriamoci per la legge! Non sono liberi di organizzare, che so?, una festicciola nelle loro ville, magari con delle ragazze, così, tanto per tenere il clima allegro; non possono farsi un giro sul loro yacht; non possono spendere i milioni che guadagnano ogni anno... e oltre a questo dovrebbero anche subire il fastidio di presentarsi in tribunale? Per quale futile motivo poi? Perché potrebbero aver commesso dei reati! Certo che non c’è proprio rispetto per la gente che rub... ehm... che lavora!
Scherzi a parte, questa cosa del legittimo impedimento, oltre a permettere a chi ha la coda di paglia di svignaserla dal fare i conti con la giustizia, avrà anche l’aggravante di aumentare la spaccatura sul piano sociale tra i cittadini e i loro rappresentanti: bisogna che queste persone si mettano in testa che le legge è uguale per tutti!
Ora io, che non voglio il legittimo impedimento, decido di abrogare le norme che lo disciplinano, quindi voterò “Sì” al quesito sul legittimo impedimento.
Ora io, che non voglio il legittimo impedimento, decido di abrogare le norme che lo disciplinano, quindi voterò “Sì” al quesito sul legittimo impedimento.
E veniamo alla questione dell’energia nucleare. Nel 1987 gli italiani, tramite referendum abrogativo, rinunciavano alle centrali nucleari. Oggi, per la serie “La storia insegna, ma noi ce ne fottiamo di imparare”, noi italiani siamo ben lieti di fare un passo indietro e ci è stata riproposta l’opportunità di ritornare a questa forma di approvvigionamento energetico. Certo, è vero che il nucleare rappresenta una fonte allettante di energia, perché si basa su processi fisici che liberano una grande quantità di energia, tuttavia molti e molto complessi sono gli effetti collaterali e le questioni legate a questo mondo, di cui alcuni voglio portare alla vostra attenzione.
Prima di tutto produrre centrali nucleari significa per forza produrre scorie radioattive che dovranno pur essere smaltite in appositi centri. Ricordiamo che le scorie, se non conservate bene, provocano gravissimi danni agli esseri viventi, perché hanno il potere di modificare il DNA dei tessuti animali e vegetali e questo significa malformazioni alla nascita per uomini e animali, ma anche aberrazioni nei campi coltivati, con grandissimi danni all’agricoltura e all’allevamento.
Inoltre pensate a quante sono le strutture in Italia abbandonate a se stesse o mal tenute, pensate agli ospedali che non sono a norma (ce n’è uno a due passi proprio da casa del sottoscritto), pensate che non siamo neanche capaci di risolvere il problema dei rifiuti creando siti di stoccaggio... Ma questo non è segnale di nulla? Vorrà pur dire qualcosa! Vuol dire che se non siamo capaci di gestire questi problemi, figuriamoci se la nostra burocrazia è all’altezza di gestire infrastrutture delicate come delle centrali nucleari. Non abbiamo né la mentalità, né il retroterra economico e culturale per un passo del genere.
Ancora, non dimentichiamo che l’Italia è territorio sismico: vedi il terremoto dell’Irpinia del 1980, vedi il territorio in Umbria e nelle Marche del 1997, vedi il più recente terremoto dell’Aquila... Un territorio come questo mal si presta ad accogliere impianti nucleari e se volete pensare alle conseguenze che ciò potrebbe avere, basta pensare al caso del Giappone.
Le fonti di energia alternativa ci sono, esistono e sono anche più di una. C’è l’energia solare, c’è l’energia eolica, ci sono le auto a idrogeno (quelle che dalla marmitta fanno uscire purissima acqua sotto forma di vapore!), ma gli interessi economici di pochi privati fanno sulla politica pressioni tali da spingere i governi ad adottare politiche energetiche che facciano guadagnare i pochi squali monopolisti, ovviamente a nostre spese.
Anche qui io, che non voglio l’installazione di impianti nucleari in Italia, al quesito relativo al nucleare voterò “Sì”, così abrogherò le norme che regolano la sua messa in atto.
Anche qui io, che non voglio l’installazione di impianti nucleari in Italia, al quesito relativo al nucleare voterò “Sì”, così abrogherò le norme che regolano la sua messa in atto.
Infine c’è la questione della gestione delle risorse idriche, meglio conosciuta come privatizzazione dell’acqua. L’acqua è un bene che si paga: e già questo è molto ridicolo, perché parliamo di un bene di prima necessità, esattamente come l’aria, senza il quale non si potrebbe vivere, quindi dovrebbe essere libero e gratis per tutti. Se il referendum sull’acqua non funziona, la gestione dell’acqua andrà in mano ad aziende private, che quindi non avranno concorrenti sul mercato: questo vuol dire che quelle aziende, avendo il totale controllo del mercato idrico, potranno imporre i prezzi che vorranno. Cioè: pagheremo l’acqua ancora di più. E non serve un laureato in economia per capirlo. Nel referendum i quesiti relativi all’acqua sono due e questo è il motivo per cui i temi sono tre, mentre i quesiti sono quattro. I due quesiti sulla privatizzazione dell’acqua sono stati fortemente voluti dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua.
Ai due quesiti sulla gestione dei servizi idrici io voterò “Sì”: in questo modo evito che si attui la privatizzazione dell’acqua.
Ai due quesiti sulla gestione dei servizi idrici io voterò “Sì”: in questo modo evito che si attui la privatizzazione dell’acqua.
Quindi, ricapitolando: è necessaria la partecipazione della metà degli aventi diritto al voto più uno affinché il referendum abbia valore. I quattro referendum si esprimono su tre temi importanti (i quesiti sull’acqua sono due) ed è importante fare attenzione alla forma della domanda. Voterà “Sì” il cittadino che vorrà cancellare la norma presentata in ciascun quesito: per esempio io, che non voglio il nucleare in Italia, voterò “Sì” al quesito sul nucleare; voterà “No” il cittadino che vorrà conservare la norma intatta. Chiaro?
Qualunque sarà la vostra scelta, mi auguro che la facciate con un minimo di informazione e coscienziosità, perché siamo in gioco noi stessi e se si dovesse fare la scelta sbagliata sarà veramente dura per questo paese che è già in ginocchio per molti problemi.
Vale la pena ricordare, sempre per capire le dinamiche che stanno dietro a certi eventi, che i quesiti per il legittimo impedimento e per il nucleare sono stati proposti dal partito Italia dei Valori e che sulle reti nazionali (Mediaset in primis) non si parla di questo referendum: anche questo vi serve per comprendere le ragioni di certe scelte e per capire chi ha la coda di paglia.
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