E siamo arrivati al 150esimo anniversario dell’unità nazionale. Si è molto discusso di questo evento nelle settimane scorse; qualcuno ha anche detto che non ci sarebbe stato bisogno di festeggiare, altri invece erano più propensi a omaggiare il nostro paese segnando rosso questo giorno sul calendario.
Non ho alcuna intenzione di entrare in polemiche relative al 17 marzo 2011, soprattutto dopo quello che è successo cinque giorni fa in tutta Italia. Per vostra (e anche per mia) fortuna, non mi addentrerò in discorsi di questo tipo. Oggi mi premeva piuttosto esprimere un concetto...
Umberto Bossi, leader della Lega Nord. |
L’Italia è uno stato giovane: è un paese che è diventato politicamente tale appena 150 anni fa; prima di allora era un puzzle di piccoli stati più o meno indipendenti e gli stati nazionali vicini, come la Francia, la Germania o l’Inghilterra, erano diventati tali già da qualche secolo. Dico “politicamente” perché sono convinto che per molti aspetti questa identità non sia stata completata sul piano sociale o, detto in altri termini, sono convinto che l’Italia sia uno stato, ma che non sia diventata una nazione a tutti gli effetti: c’è ancora qualcosina da mettere a punto su quel piano. Non si spiegherebbe altrimenti come mai ancora oggi, nel 2011, da qualche minoranza di ignoranti si sentono volare insulti specifici e calibrati come “terrone” agli abitanti del sud Italia, oppure come mai esista una cosa come la Lega Nord di cui uno dei principali obiettivi politici, esplicitamente dichiarato, è il federalismo (alla faccia dell’unità!). Cose come queste testimoniano che da noi l’identità di popolo non è proprio completa al 100%, e questo è comprensibile, perché, come ho detto, siamo una nazione giovane: dobbiamo darci tempo.
Inoltre la nostra unità è stata particolare rispetto a quella degli altri stati europei: in molti di quei casi l’identità nazionale si è formata prima di quella politica, ovvero è nato prima il popolo e poi lo stato politico. Prendiamo il caso della Francia, giusto per fare un esempio: non tanto dalle dinastie carolingie, ma sicuramente dalla Guerra dei Cento Anni contro l’Inghilterra (e siamo nel Medioevo) il popolo francese ha avuto ottimi motivi per scoprirsi “unito”. In quel caso il collante che teneva uniti i “sudditi” era il nemico comune contro cui combattere, che aveva spinto i francesi a lavorare fianco a fianco, a mettere da parte le diversità, che pure c’erano, e a scoprirsi vicini gli uni agli altri. Dopo quell’episodio secolare, dopo tanto sangue e tante guerre, era ovvio che i francesi si sentissero ancora più francesi... fino ad arrivare alla Rivoluzione settecentesca, il cui motto era, appunto, “Liberté, égalité, fraternité”, cioè “Libertà, uguaglianza, fratellanza”. Lo stato francese nacque perché c’era già un popolo francese che si sentiva nazione.
Nel nostro caso invece le cose stavano diversamente. Noi abbiamo preferito mantenerci indipendenti: nell’età dei comuni (verso la fine del Medioevo) c’erano la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano, la Repubblica di Firenze, il Regno di Napoli... e ognuno teneva a restare indipendente dal potere dell’Impero germanico e, anzi, spesso molti di questi staterelli si organizzavano in vere e proprie leghe quando uno di essi tentava di espandere troppo il proprio dominio: ogni tentativo di riunire sotto un comune vessillo le varie identità sociali veniva represso, come un agente patogeno che venga attaccato dagli anticorpi di un organismo appena si azzarda a diffondere un’infezione. Questo modo di concepire la vita sociale è rimasto forte per molti secoli e, per carità, io non lo biasimo, anche perché dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente l’Italia fu lasciata completamente in balia di se stessa, dovette ricominciare da zero ed è ovvio che se non esisteva un potere centrale forte e presente la gente si sarebbe organizzata in nuclei chiusi.
Ma in tutta questa frammentazione socio-culturale degli italiani ci sono anche aspetti positivi, e mi riferisco all’enorme (e invidiabile) ricchezza culturale delle varie identità regionali: i dialetti, i piatti tipici, le festività di questa o quella città, le tradizioni e i canti popolari, i patrimoni artistico-architettonici... Questo senza dubbio fa dell’Italia un’esplosione di microculture che, guarda caso, attira da sempre milioni di stranieri ogni giorno: è qualcosa di estremamente affascinante, nonché un grande vanto.
Lati positivi e lati negativi, quindi. E pur tuttavia una cosa dobbiamo ammetterla, e qui vengo al punto: che, se è vero che siamo una nazione giovane perché abbiamo avuto una storia diversa dagli altri stati, e se è vero che le nazioni giovani hanno bisogno di tempo per acquisire una completa identità nazionale, allora da qualche parte dovremmo pur iniziare! Non voglio dire che dobbiamo diventare un popolo chiuso e sprezzante delle altre culture, assolutamente no! Io non sono uno sciovinista, non mi piace l'eccesso di patriottismo che sfocia nel disprezzo delle culture straniere, anzi, mi considero alquanto cosmopolita in questo senso perché mi piace aprirmi (e infatti mi interesso) anche a ciò che il resto del mondo ha fatto di bello. Ma voi capite che neanche posso fare a meno di essere fiero del mio paese e di quello che esso è stato: questo sì, mi pare giusto. Non posso non esaltarmi quando rivolgo la mia attenzione a tutto quello che la nostra penisola ha partorito e che ancora oggi riecheggia nel resto del mondo, dal diritto (l’hanno inventato i romani), all’arte (abbiamo la più alta percentuale di patrimonio artistico mondiale), alla letteratura (un nome per tutti: Dante Alighieri)... e si potrebbe continuare molto a lungo in questo elenco!
Sono molto fiero del mio paese, sono molto orgoglioso di quello che hanno fatto i miei antenati, sono contentissimo di essere figlio di tutto questo e lo sarò sempre. Perciò, giacché siamo in un processo di maturazione nazionale e poiché ne abbiamo ottimi motivi, allora ritengo che sia stato giusto rivolgere particolare attenzione a questa giornata, perché lo considero un passo in più verso quell’obiettivo. Ecco perché non mi appare sdolcinato rivolgere i miei auguri agli italiani, belli e brutti, di destra e di sinistra, settentrionali e meridionali, l’augurio per quel passato bello che vantiamo, ma anche l’augurio che nel futuro possiamo diventare un popolo nel senso più fedele del termine.
Il link, mi scuserai, l'ho ignorato, né ricordo più da dove presi queste foto, il cui fine era puramente illustrativo... Nessuno ha rubato la paternità della foto, nessuno ha detto o scritto che sia "nostra", quindi, caro anonimo, modera i termini, perché non c'è stato alcun furto, anzi, al massimo ti è stata fatta pubblicità.
RispondiEliminaP.S. Se davvero ci tieni che si sappia chi è il grande artista, potresti firmarti quando lasci un commento (facendo anche la figura della persona educata).
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Elimina1. La tua foto non è assolutamente elemento essenziale per i fini illustrativi del post, perciò se ne può fare tranquillamente a meno.
2. Ritengo che tu abbia voluto usare questo blog per farti pubblicità in un modo di pessimo gusto, ed è strano visto che, nel momento in cui si pubblica una tua foto già PUBBLICA e tu ci lasci il link (che, lo hai visto, è stato lasciato e non toccato fino al tuo ultimo commento), la pubblicità ti viene fatta eccome. Poteva dunque finire lì.
3. Una firma a fine commento si può lasciare per iscritto anche se non si possiede l'account personale per uno specifico sito.
Aggiungo una nota finale a carattere personale: ti sei comportato come un bimbo a cui hanno rubato il lecca lecca, hai lanciato accuse a destra e a manca senza sapere se c'era dolo o come se ti fosse stato fatto volontariamente un dispetto da parte di chi non niente da fare che andare a importunare giovani fotografi ignoti, quando bastava, da persona adulta, contattarmi (ci sono recapiti su questo stesso blog), segnalarmi la tua esigenza, magari in modo educato, e avrei io stesso soddisfatto la tua richiesta, aggiungendo anche una nota a fine post.
Allora aveva ragione il buon Orazio, quando diceva GENUS IRRITABILE VATUM, "generazione suscettibile di vati", anche se lui si riferiva ai poeti.
P.S. Ora che la causa del "contenzioso" è stata eliminata (in tutti i sensi), ci si augura che la tua vita vada avanti con serenità. Ovviamente, a causa dei tuoi toni sgarbati, ogni tuo ulteriore commento sarà rimosso da questa pagina.
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