martedì 1 febbraio 2011

La telefonata di Masi ad Annozero e altri modi di boicottare l’informazione

     La sera dello scorso 27 gennaio andava in onda l’ennesima puntata di Annozero, programma di approfondimento politico in onda su RAI Due e condotto dal giornalista Michele Santoro. Ora, essendo Annozero un programma di approfondimento politico, esso approfondisce – appunto! – eventi di cronaca politica, invitando vari ospiti (politici e non) a parlare su un tema. Quel giorno, così come ancora in questi giorni, il tema in questione era il cosiddetto Ruby-gate, ovvero lo scandalo che ha coinvolto il Presidente Berlusconi, che è tutt’ora indagato dalla magistratura con la duplice accusa di concussione e prostituzione minorile.
     Il programma inizia. Come di consueto, parte il “Prima di Annozero”, ovvero un’anteprima in cui vengono mostrati al pubblico dei documenti che introducono il tema della serata. I documenti mostrati in questo anteprima sono le dichiarazioni e le testimonianze di alcuni dei protagonisti del Ruby-gate, tra cui Lele Mora, che raccontano una parte di ciò che avvenne ad Arcore durante le serate di bunga-bunga.

Mauro Masi, attuale direttore generale
della RAI.
     Subito dopo il “Prima di Annozero”, però, ecco che in diretta arriva una telefonata: è Mauro Masi, direttore generale della RAI. Con uno strano fiatone che tradisce palesemente la sua ansia e la sua agitazione, Masi dice a Santoro che si sente in dovere di dissociarsi dal modo con cui il giornalista sta conducendo la sua trasmissione e che addirittura la sua condotta starebbe violando le regole con cui è consentito ai programmi televisivi di narrare vicende giudiziarie (le vicende giudiziarie a cui Masi fa riferimento sono appunto le indagini sul caso Ruby). Allora Santoro fa appello alle responsabilità che Masi ha in qualità di direttore generale e gli chiede formalmente se debba interrompere la trasmissione, visto che egli parla di violazione di regole: «Io vado in onda solo se sto rispettando la regole». Ma Masi fa il vago, tituba e non si permette di interrompere la puntata, limitandosi a ribadire che egli, a livello personale, vuole prendere le distanze dal programma. Irritato, Santoro saluta allora il direttore con un seccato «Buonanotte!». Prima di fare un commento a questo brevissimo scambio, ascoltiamo le esatte parole che i due si sono scambiati…


     Potremmo fare molte riflessioni sul motivo che abbia spinto Masi ad intervenire addirittura in diretta. Di certo non sta in piedi la scusa della violazione delle regole di rappresentazione mediatica delle vicende giudiziarie, poiché, se davvero Santoro avesse violato qualche regola, non ci sarebbero stati santi: il programma avrebbe chiuso di sicuro. Tuttavia è strano che il direttore generale della RAI si prenda il disturbo di chiamare in diretta durante la messa in onda di un programma della sua stessa rete, solo per dire che vuole prenderne le distanze. Verrebbe da rispondere: «E chi se ne importa?». Ognuno è libero di pensare ciò che vuole, ma non si comprende che utilità abbia disturbarsi addirittura a telefonare in diretta per dirlo! Se la telefonata fosse servita a far sospendere la trasmissione allora sarebbe stata una cosa motivata: in quel caso l’intervento del direttore generale sarebbe stato appropriato e tempestivo. Ma, poiché non sono state violate regole, allora anche all’occhio più ingenuo questa dichiarazione puzza un po’.
     Puzza in particolare di servilismo, poiché esso aveva tutte le sembianze del monito. Quelle parole suonavano come un invito a Santoro a stare attento perché, lassù in alto, qualcuno non gradisce che si parli di certi argomenti, anche se questi argomenti riguardano direttamente e da vicino il mondo politico italiano.
     Di cosa voleva, il nostro Masi, che si parlasse in un programma come Annozero? Voleva forse che si facesse una bella puntata sull’aumento del prezzo delle zucchine? O forse avrebbe preferito che Santoro dedicasse la puntata all’uscita dell’ultimo concorrente del Grande Fratello? Annozero è un programma politico, ergo vi si affrontano temi politici. E poiché Silvio Berlusconi è il primo politico del nostro paese, allora fare informazione sulle vicende giudiziarie a suo carico rientra perfettamente nella rosa dei temi di un simile programma.
     E questo vale tanto più se consideriamo che in Mediaset (la TV che appartiene a Berlusconi) di queste cose, ovviamente, non si parla mai. Oh, in Mediaset hai voglia di trovare culi e tette! A Mediaset il pubblico può distrarsi felicemente con le facce da soap opera di Barbara D’Urso, oppure con la titanica incompetenza di Alessia Marcuzzi, o ancora con la patetica mancanza di imparzialità di Emilio Fede… Ma guai a chi osa sollevare temi scomodi contro il premier! Quelli sono argomenti tabù. La gente deve essere portata a pensare ad altro, deve tenere la mente occupata in queste frivolezze e non deve avere accesso alla vera informazione.
     Considerato questo, ben venga che in RAI qualcuno si “azzardi” a parlare di queste tematiche. Badate che non faccio apologia della RAI, né di Annozero, meno che mai di Santoro stesso, di cui non mi importa nulla. Il fatto è che la telefonata di Masi è solo l’ultimo segnale di qualcosa di più grosso: la libertà di informazione nel nostro paese non è più garantita e rispettata come una volta. Magari qualcuno, da un’altra rete, se vuole può dire cose opposte a quelle dette da Santoro (evviva il pluralismo di opinioni), ma non esiste che si sminuisca in questo modo quello che, fino a prova contraria, è e resta il lavoro di un giornalista che parla portando prove e documenti ufficiali, senza inventarsi fandonie. Cosa sono questi tabù? Come ci si può permettere di screditare l’informazione in questo modo? Se a Masi non piace Annozero, che guardi L’isola dei famosi: non importa a nessuno il suo parere personale! E invece ci voleva anche la minaccia velata in diretta.
     In verità in RAI questa cosa non è nuova: sono molti i casi di censura televisiva, diretta e palese, oppure più celata e discreta. Solo per citare i casi più eclatanti: a Sabina Guzzanti fu cancellato dal palinsesto il programma R[a]iot – Armi di distrazione di massa, poiché nella prima puntata parlava delle vicende economiche di Berlusconi; il comico Paolo Rossi si vide sospeso a metà il suo spettacolo Questa sera si recita Molière poiché secondo gli esperti in RAI esso conteneva troppe parolacce (una scusa balorda per mascherare il fatto che lo spettacolo si configurava come parodia del personaggio berlusconiano); lo stesso Santoro, assieme a Enzo Biagi e a Daniele Luttazzi, dovette subire l’allontanamento dalla TV perché nei loro programmi avevano parlato di vicende che riguardavano il premier… e l’elenco potrebbe continuare.

     In apertura a Raiperunanotte (andata in onda lo scorso 25 marzo) Santoro, riferendosi ai più recenti eventi di censura mediatica firmati Berlusconi (era ancora fresco il caso della vicenda Mills, l’avvocato corrotto da Berlusconi), così parlava al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Caro Presidente Napolitano, noi non siamo al fascismo […], ma certe assonanze sono tuttavia preoccupanti!», e io mi sento di dargli ragione: questo modo di manovrare l’informazione ricorda molto da vicino quello che si faceva durante gli anni mussoliniani, quando tutto ciò che poteva infangare o compromettere l’immagine del Duce non doveva essere divulgato. Anzi, lo stesso Duce poteva controllare personalmente la stampa, la radio e i cinegiornali, affinché essi trasmettessero solo notizie che lo dipingevano come capo infallibile e immacolato agli occhi della gente.
     In questi anni, per fortuna, ci sono tante televisioni e ognuno può dire la sua; inoltre siamo ancora in democrazia e abbiamo ancora una carta costituzionale a garanzia di ciò, quindi parlare di regime dittatoriale sarebbe esagerato. Però, appunto, queste analogie ci sono! E non notarle significa avere i paraocchi. Non voglio fare paragoni biechi, ma sottolineare che è in corso un modo di fare molto pericoloso. Le verità devono essere divulgate, tanto più se il nostro capo del governo si permette di usare il suo potere come gli pare e piace, per esempio telefonando in diretta nei programmi, insultando la gente che racconta la verità sul suo conto o che semplicemente discute sui problemi che lo vedono protagonista, nella più totale maleducazione e nella piena violazione delle regole del buon senso, come se stesse nel salotto di casa sua. Come quella volta che Berlusconi telefonò in diretta da Santoro perché sentiva il bisogno di dirgli che il suo programma non gli piaceva…


                … oppure quando, molto più recentemente (era appena il 24 gennaio scorso, tre giorni prima della telefonata di Masi), Berlusconi, in preda al delirio di onnipotenza più puro e incontrollabile, alzò la cornetta e chiamò, sempre in diretta, Gad Lerner durante la conduzione de L’infedele, insultandolo maleducatamente e mettendo giù, nella massima tranquillità. Ripeto: come se stesse a casa sua.


               

Nessun commento:

Posta un commento