8 luglio 2015: il
parlamento europeo, presieduto da Martin Schultz, è in seduta
plenaria e attende l’ingresso di Alexis Tsipras, il premier greco a
cui è stata data facoltà di parola davanti ai parlamentari per
esporre il caso del suo paese. Al suo ingresso i leader della
sinistra europea gli danno un caloroso benvenuto: dai seggi molti cartelli con il NO del referendum, a richiamare la bella vittoria morale del popolo greco, si mostrano orgogliosi; si levano applausi, qualcuno si avvicina al premier per stringergli la mano; i più audaci si
lasciano andare perfino a un abbraccio.
Tsipras è l’uomo
del momento in Europa per via della scelta che ha fatto domenica 5
luglio: dare la parola al suo popolo con un referendum.
Nel corso di pochi
minuti Tsipras ha parlato con franchezza ai suoi colleghi, ammettendo
verità per lo più delicate che spesso non si vuole sollevare nei
dibattiti dell’Eurogruppo.
Ecco riassunti i punti essenziali del suo discorso (segue video integrale con traduzione in italiano alla fine). Laddove necessario, sarà fornita qualche nota per meglio comprendere le questioni citate.
Ecco riassunti i punti essenziali del suo discorso (segue video integrale con traduzione in italiano alla fine). Laddove necessario, sarà fornita qualche nota per meglio comprendere le questioni citate.
1. Il referendum non è
un modo per dire no all'Europa, la Grecia non vuole una rottura con l’Europa.
Molti ancora oggi
credono infatti erroneamente che il referendum dovesse servire per
scegliere se restare o meno in Europa o nell’Euro, ma la verità è
che con quel referendum Tsipras chiedeva ai suoi elettori se fossero
d’accordo che il governo accettasse le ennesime barbare condizioni di
violazione di sovranità in cambio di aiuti economici, alimentando la
spirale di riforme che hanno contribuito ad aggravare la crisi del
paese.
2. La politica di
austerità non ha rappresentato uno strumento per lo sviluppo, ma ha
aggravato la crisi.
Un punto sacrosanto
che vale non solo per la Grecia ma per tutti gli altri paesi. In
Italia sappiamo benissimo cosa questo abbia rappresentato. È bello
che un leader europeo lo abbia dichiarato davanti a tutto il
parlamento.
3. La Grecia è stata
usata come un laboratorio per sperimentare l’austerità.
La dichiarazione più
coraggiosa dell’intervento di Tsipras, pensata da tutti ma taciuta
quasi da tutta la stampa e soprattutto dai grandi leader (Mario Monti
addirittura, in uno dei suoi deliri, dichiarò che la Grecia
rappresentava una vittoria per l’euro).
4. I fondi stanziati
per la Grecia non sono stati usati per il popolo greco, bensì sono
stati stanziati per il salvataggio delle banche.
Questo è il punto
che più interessa approfondire in questo articolo: Özlem Onaran
(economista, docente di Politica del lavoro a Greenwich), ha fatto
emergere tramite l’istituzione ad aprile di una commissione di verità
le prove che il debito greco è «non
solo illegittimo e non sostenibile», ma addirittura «illegale».
Pare infatti che, di tutte le centinaia di miliardi di euro che sono
stati inviati al paese, il 90% di essi sia stato dirottato alle
banche al fine di salvarle e non alla spesa pubblica del paese,
ovvero quei soldi sono stati sottratti ai cittadini e ai loro bisogni. Un
meccanismo folle che sfiora il crimine contro l’umanità, giacché
con questa condotta sono morte delle persone e di molte altre sono
state violate la dignità e molti diritti fondamentali garantiti
dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Perfino Massimo D'Alema, in un suo recente intervento, ha confermato questa scandalosa verità. Secondo Onaran «degli oltre 243 miliardi che il Paese ha ricevuto negli ultimi cinque anni sono stati utilizzati per ripagare debito precedentemente contratto. Un altro 20% è andato alla ricapitalizzazione del sistema bancario, mentre solo un decimo di quei fondi ha alimentato la spesa pubblica. Insomma quei miliardi, il 60% dei quali prestati dal Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf) oppure bilateralmente dai Paesi dell’eurozona, sono stati per lo più indirizzati verso creditori privati e istituti di credito greci, tedeschi o francesi».
5. Le giuste riforme
che avrebbero potuto salvare la Grecia sono state volutamente
evitate.
Sempre grazie ad
Onaran sappiamo, o meglio, abbiamo le prove che il default della
Grecia non è stato uno stupido imprevisto, ma una cosa voluta,
perché si conoscevano bene le conseguenze a cui il paese sarebbe
andato incontro: «Commissione
Europea e Bce assieme al Fondo Monetario Internazionale, con
l’imposizione di povertà, disoccupazione e diseguaglianza, hanno
dunque violato le loro stesse regole e princìpi»
[…] «In Grecia […] non è stata la popolazione a trarre
benefici dai prestiti internazionali». Continua Onaran: «Già
nel 2010 il Fondo Monetario Internazionale aveva teorizzato
l’insostenibilità del debito senza una ristrutturazione, ma
Bruxelles impose le sue condizioni. Nel report della Commissione sono
menzionati documenti dell’organizzazione che ammettono tale
consapevolezza. Secondo Philippe Legrain, che fu advisor del
presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso fino al
2014, gli interessi delle banche furono sistematicamente privilegiati
rispetto a quelli dei cittadini. Sapevano a cosa saremmo andati
incontro, eppure si è voluto che le cose procedessero fino a un
braccio di ferro che lascia poco spazio alla razionalità economica e
troppo all’ideologia».
E conclude: «Nel 1953 metà del debito della Germania fu
cancellato con l’accordo di Londra. Oggi, come allora, l’Europa
necessita di una conferenza sul debito. Coloro che sono usciti
vincitori dalla crisi finanziaria non hanno interesse a cambiare le
cose, ma le persone hanno diritto di sapere che i propri soldi sono
stati usati per salvare le banche. La faccenda non riguarda solo la
Grecia: attraverso le stesse dinamiche e con le stesse
giustificazioni gli errori dell’austerity sono stati riprodotti
negli altri Paesi europei».
6. La debolezza della
Grecia è in realtà una debolezza dell’Europa: essa non sa
affrontare in modo efficace le politiche economiche. Occorre quindi
un intervento europeo non solo per la Grecia ma per tutta l'unione.
Queste parole ci
rimandano al vero spirito dell’Unione europea: quello di una
collaborazione e una cooperazione tra democrazie, non un’egemonia di
pochi paesi che ne ricattano altri che non entrano nel merito dei
casi specifici, pretendendo l’assurdo solo perché credono di essere
in posizioni di prevalenza finanziaria. Tsipras con queste parole ha restituito all’Unione il suo significato più pulito e autentico: i leader europei dovrebbero prendere esempio.
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