venerdì 21 gennaio 2011

L’apologia di Arcore. Commento al video di Berlusconi sul caso Ruby

Nel post precedente ho fatto un rapido cenno alla vicenda del caso Ruby, senza però approfondire la questione e senza parlare di ciò che è venuto fuori dalle indagini. Vorrei farlo qui. Recentemente il nostro premier ha ritenuto opportuno correre ai ripari dal polverone che si è alzato ai suoi danni. Giacché la magistratura ha già iniziato le indagini e poiché le prove (già diffuse) sono davvero forti, il Presidente del Consiglio ha pensato bene di diffondere questo video su Sky TG24 in cui, in uno studio dall’arredamento bianco-purezza, con tanto di sfondo abbellito di foto di bambini e della sua famiglia, ha lanciato la sua invettiva nei confronti della magistratura di parte che da anni lo perseguita ingiustamente. E, già che c’era, ha anche speso due parole (o forse dovremmo dire chiacchiere non provate?) sulla sua innocenza.
Dimentichiamo per un attimo l’assurdità secondo la quale nel nostro paese gli imputati possono andare in televisione e pubblicizzare la loro presunta innocenza, dimentichiamo quanto di vergognoso ci sia in questo. Concentriamoci invece sul contenuto di questo breve filmato, a cui vogliamo replicare con altrettante battute, visto che ci piace così tanto il dialogo democratico. Lo guardiamo? Ma sì, guardiamolo…



Ora, se non siete inorriditi troppo, riprendiamo le affermazioni più salienti e tentiamo di confutarle…

«Alcuni noti PM della Procura di Milano hanno effettuato una gravissima intromissione nella mia vita privata»
     Il premier ci dice che la magistratura ha violato la sua libertà personale e la sua privacy e questo, detto così, indignerebbe chiunque. In realtà quella che Berlusconi chiama «intromissione nella mia vita privata» tecnicamente si chiama indagine giudiziaria, che come sappiamo è una procedura che si effettua quando si ha motivo di ritenere che qualcuno abbia commesso dei reati, al fine di trovare indizi che quel reato è avvenuto davvero e, quindi, al fine di punire chi il reato, l’ha commesso. Per fortuna ci sono numerose prove e testimonianze, raccolte dagli inquirenti ormai da tempo, che provano l’attuazione dei due reati in particolare da parte di Silvio Berlusconi di cui si è parlato in questi giorni (e a cui ho rivolto due righe nel post precedente): i reati in questione sono prostituzione minorile e concussione. Berlusconi dice che i pubblici ministeri non hanno il diritto di compiere queste indagini perché questo viola la sua privacy, ma la legge non solo ammette l’uso di intercettazioni o perquisizioni per fini d’indagine, bensì stabilisce anche che, quando si parla di indagini, la privacy passa in secondo piano per ovvi motivi (vedere gli articoli 13, 14 e 15 della Costituzione, tanto per fare un esempio). Davanti alla necessità di compiere indagini, cioè, non esiste alcuna privacy, anche perché se così non fosse, allora tutti i criminali potrebbero nascondere le prove in casa loro e dire «Ehi, come ti permetti di entrare in casa mia? È una violazione della privacy!» e molti reati resterebbero impuniti per mancanza di prove. Nell’azione giudiziaria a carico di quest’uomo non c’è quindi alcuna violazione, né della legge, né della privacy.

«A questi pubblici ministeri non è evidentemente piaciuto il voto di fiducia del 14 dicembre, tanto che subito dopo mi hanno iscritto nel registro degli indagati»
     Un classico del nostro premier è quello di voler gettare fango sull’immagine della magistratura, così che quando viene accusato di un qualunque reato possa apparire come un perseguitato dai giudici. Anche qui si riprende questo schema oratorio: in particolare, secondo la versione del Cavaliere, i pubblici ministeri avrebbero compiuto una vera e propria vendetta, una ripicca quasi, nei suoi confronti e con un tempismo perfetto: appena dopo che il Governo ebbe avuto il voto di fiducia, Berlusconi fu indagato. In realtà questa, oltre a essere un falso, è anche un assurdo, poiché i fatti per i quali è in corso l’indagine si sono verificati molti mesi prima del voto di fiducia (in particolare da febbraio a maggio 2010, mentre il voto di fiducia risale a dicembre). Chiunque capisce che è impossibile che si tratti di vendetta, anche perché i fatti accaduti sono stati causati da Berlusconi stesso, e non sono stati indotti dai magistrati, che li avrebbero poi usati per incolpare il premier. Berlusconi ha fatto tutto da solo: se se ne stava buono i magistrati non avrebbero avuto quella che lui chiama una scusa per incolparlo. Infine il motivo per cui egli non è stato subito iscritto nel registro degli indagati è che nei mesi successivi ai fatti gli inquirenti si sono dedicati alla raccolta di prove, un’operazione per la quale occorre chiaramente tempo, giacché non si può sospettare di qualcuno senza avere un minimo di indizi a carico.
     A conti fatti, l’unico tempismo lo ha usato proprio il nostro premier, perché questo suo video apologetico è uscito, guarda caso, subito dopo che gli incartamenti del processo sono stati resi pubblici.

«È gravissimo, ed è inaccettabile che, trascorsi 15 giorni dall’inizio di queste indagini, non abbiano mandato gli atti delle stesse indagini al Tribunale dei Ministri come assolutamente prescrive la legge»
     Innanzitutto il Tribunale dei Ministri è una sezione del Tribunale di Roma che giudica espressamente i reati commessi dai ministri quando sono nell’esercizio delle loro funzioni. In questo caso Berlusconi si riferisce al secondo reato per cui è indagato, quello di concussione, ovvero l’aver fatto pressioni in prima persona sulla Questura di Milano per far rilasciare l’allora 17enne Ruby, onde evitare che la ragazza potesse raccontare agli agenti qualcosa riguardo alle serate di bunga-bunga avvenute ad Arcore. La sera della telefonata in questura Berlusconi ha approfittato della sua posizione di capo del Governo per impedire alla Questura di compiere accertamenti sulla ragazza (che si trovava lì perché era stata denunciata per un furto). Il problema è che il reato di concussione non è un reato che si può compiere nell’esercizio delle proprie funzioni, bensì si deve obbligatoriamente uscire dalle proprie funzioni per poterlo compiere (per definizione stessa di concussione!). Ma se questo reato commesso dal Presidente del Consiglio è compiuto al di fuori delle proprie funzioni, e non nell’esercizio delle proprie funzioni, allora non è più di competenza del Tribunali dei Ministri. Il reato di concussione è stato commesso da Berlusconi per coprire l’altro reato, quello di prostituzione minorile.

«Inoltre è gravissimo che abbiano tentato di accedere ai locali della mia segreteria politica per ricercare poi chissà cosa, visto che sostengono di avere prove così evidenti da chiedere addirittura il giudizio immediato»
     Gli inquirenti, sempre al fine di scovare gli indizi e le prove che dimostrino la colpevolezza del reato, hanno anche compiuto delle perquisizioni, tra cui quelle citate dal Cavaliere. Lasciamo stare che egli trovi strano che si effettuino perquisizioni sulla sua persona (ormai abbiamo capito che è una cosa normalissima prevista dalla legge, che è necessaria e che si fa da sempre) e concentriamoci piuttosto sul modo con cui viene sminuito il peso di queste prove. Esse sarebbero talmente evidenti da chiedere che Berlusconi venga processato col cosiddetto rito abbreviato: il rito abbreviato è una forma di processo espressamente prevista dal codice di procedura penale (art. 441). Si tratta di un processo in cui l’imputato ha sempre la facoltà di difendersi (ci mancherebbe!), ma con la differenza che si riduce il numero di operazioni di accertamento perché si hanno già le prove di un coinvolgimento troppo evidente dell’imputato nel reato che gli viene ascritto, cioè quando la colpa è proprio sfacciatamente palese. Laddove è possibile, infatti, la giustizia accelera i tempi delle operazioni, poiché sappiamo tutti quanto lunghi possano essere i processi e quanto lenta sia la giustizia italiana in generale a causa dei cavilli e dei codicilli a trappola insiti nei nostri codici legislativi.
     Ma se anche il rito abbreviato non fosse applicabile, ciò non cambierebbe la sostanza delle cose, poiché le prove raccolte restano quelle, i capi di imputazione anche. Accusare la magistratura di esagerare a proporre il rito abbreviato è quindi un espediente retorico molto debole: se Berlusconi preferisce il processo completo non fa altro che prolungare la sua agonia.
     Ma quali sono queste prove? Berlusconi le chiama «chissà cosa»: in realtà sono le bustarelle (quindi pagamenti in forme di denaro) che egli mandava alle ragazze che hanno partecipato alle serate hot ad Arcore, i loro “premi” per aver partecipato a questa o a quella esibizione: parliamo di bustarelle con diverse migliaia di euro, che variano a seconda della ragazza e a seconda della prestazione. Ma non basta: queste ragazze ricevevano anche in comodato d’uso gratuito degli appartamenti in alcuni parchi di Milano Due, dove abitavano (e in cui sono state rinvenute le bustarelle). Rientrano infine tra le prove anche le intercettazioni dei movimenti dei cellulari delle persone coinvolte, con cui sono stati ricostruiti i tempi e i luoghi degli spostamenti delle ragazze che hanno partecipato ai festini di Arcore.

«Le accuse che hanno formulato nei miei confronti sono totalmente infondate e addirittura risibili: il capo della Polizia che sarebbe stato concusso da ma nega di esserlo mai stato, e la persona minorenne nega di avere mai avuto né avances né tanto meno rapporti sessuali e afferma di essersi presentata a tutti come 24enne.»
     Questa è la parte più divertente, perché è quella più assurda. Secondo Berlusconi il semplice fatto che una persona neghi di essere coinvolta in un reato costituisce prova certa della sua innocenza. Immaginate di applicare questa logica assurda a tutti gli altri reati possibili: un malvivente vi fa uno scippo per strada, scappa dietro un vicolo e, prima che un agente di polizia lo fermi, nasconde la refurtiva. L’agente interroga il malvivente: «Dove hai messo la borsa?». E il malvivente: «Che borsa? Io non ho nessuna borsa. Nego di averne mai rubata una». E l’agente: «Ah, ok: può andare». Fine della storia. Secondo quest’uomo dovremmo credergli sulla parola quando si dice innocente: qualcuno, per favore, gli spieghi che non è così che si dimostra l’innocenza.
     È chiaro che sia al capo della Polizia che a Ruby non convenga confessare: se il poliziotto confessasse, avremmo il caso di un pubblico ufficiale macchiato della colpa di non aver fatto il suo lavoro agli occhi di tutta l’Italia; se invece Ruby confessasse, il suo benefattore non avrebbe più interesse ad aiutarla, a inviarle bustarelle o a elargirle altre forme di «beneficenza».
     Infine, vale la pena citare la seguente contraddizione dello stesso premier, il quale dice di aver sempre creduto che Ruby fosse più che maggiorenne all’epoca dei fatti. Ebbene, dovete sapere che la notte in cui Ruby fu portata alla Questura di Milano (perché denunciata per un furto), Silvio Berlusconi telefonò personalmente da Parigi e avvertì i poliziotti che la ragazza doveva essere rilasciata immediatamente (con quale balla idiota, poi: «È la nipote di Mubarak», il Presidente d’Egitto). Ordine di affidarla alla consigliere regionale Nicole Minetti come suo tutore legale: infatti la ragazza, che è una sbandata senza fissa dimora scappata più volte da centri di accoglienza giovanili, aveva bisogno che qualcuno garantisse per lei, per essere rilasciata. E infatti la Minetti si reca personalmente in questura, si dichiara tutore della ragazza e la fa uscire. Ma qui viene il bello: la figura di tutore è riservata espressamente ai minorenni, poiché un maggiorenne, in quanto tale, non ne ha bisogno. Accettare quindi che la Minetti si dichiarasse tutore di Ruby implica che Berlusconi sapesse già che Ruby fosse minorenne! SBAM!
     Piccola curiosità: chi ha avvertito Berlusconi del fatto che Ruby fosse finita in questura? Gliel’ha detto una ragazza brasiliana (anch’essa prostituta) che aveva ospitato Ruby in passato e che aveva ricevuto da Berlusconi stesso il permesso di poterlo chiamare sul suo cellulare personale (addirittura?) in casi di urgenza. E una ragazzina minorenne sbandata che potrebbe rivelare particolari pericolosi e sollevare scandali sessuali per il Presidente del Consiglio costituisce un’urgenza per Berlusconi.

Salto la parte, patetica all’ennesima potenza, della sceneggiata che riguarda la storiella dell’imprenditore che, essendosi fatto da solo, sa quali sono le difficoltà dei giovani di oggi e quindi si prodiga ad aiutarli. Mi rifiuto di commentarla, perché va oltre la mia concezione di decenza.

«Accade spesso, com’è noto a tutti, che quando si parla al telefono si usano modi e toni diversi rispetto al dialogo diretto tra persone […] e poi molto spesso nelle conversazioni private fra amici, ci si vanta, magari per gioco, di cose mai accadute, o si danno giudizi superficiali per amore della battuta»
     L’odore della paura è qui nell’aria. Berlusconi sa che saranno rese pubbliche le intercettazioni telefoniche (anch’esse prove d’indagine) che contengono i suoi discorsi riguardo i festini e, conscio di ciò che ha ammesso in quelle telefonate, ne sminuisce il contenuto, sempre stando attento a non scendere nei particolari. Credo che il picco di paraculaggine sia massimo in queste battute.

«Quello che i cittadini di una libera democrazia fanno tra le mura domestiche riguarda solo loro!»
     Tecnicamente, un reato è punibile anche se fatto tra le mura domestiche. Stare in casa propria al momento di commettere un reato non è mai stata un’attenuante, né una scusante. Anche qui mi immagino la scena:
«Aprite, polizia!»
«Eccomi… Cosa volete?»
«Dobbiamo perquisire l’appartamento… Per tutti i numi del cielo: ma questo appartamento è pieno di cocaina!»
«E allora? Questa è casa MIA!»
«Casa sua? E non poteva dirlo subito? Ci scusi per il disturbo. Brigadiere, andiamo: si torna al comando!»

«Del resto io, da quando mi sono separato (e non avrei mai voluto dirlo per non dare un’esposizione mediatica), ho avuto uno stabile rapporto di affetto con una persona che ovviamente era assai spesso con me, anche in quelle serate, che certo non avrebbe acconsentito che accadessero a cena o nei dopo cena quegli assurdi fatti che certi giornali hanno ipotizzato»
     NOOO! Ha rovinato tutto! Eh sì, perché finora faceva appello a cose simpatiche, ma ora no! Ora la presa per il culo è evidentissima! Ha rotto la bella atmosfera di gioco e di burla che stavamo creando tutti insieme. Qui si dà all’offesa dell’intelligenza di chi ascolta! Non so voi, ma io non mi sono più divertito quando ha menzionato questa fantomatica “dama bianca”. Fantomatica perché lui lo direbbe pure chi è, lui che non ha nulla da nascondere, ma lei non vuole che si sappia: è timida. Oppure, chissà, magari un bel giorno, per rendere la bugia più credibile, verrà scelta una fortuna per interpretare questo ruolo, almeno per il tempo necessario… Magari la pescheranno a caso da un’urna come i numeri della lotteria, scegliendo tra le tante subrettine di Mediaset…
     Piccola precisazione: Berlusconi non si è separato. Più precisamente è stato lasciato da sua moglie, Veronica Lario, la quale, all’epoca del divorzio, commentò: «La strada del mio matrimonio è segnata: non posso più stare con un uomo che frequenta le minorenni […] Ho cercato di aiutarlo, ho implorato le persone che gli stanno vicino di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene».


     Fermiamoci qui. Prima di segnalarvi una più valida fonte di informazione, mi piace farvi notare alcuni dei segnali non verbali che tradiscono le tensione del premier al momento di girare questo video: il tono di voce basso e a tratti intimidito, tipico di chi sa di essere in colpa o di chi comunque si sente in soggezione; lo sguardo spesso tendente verso il basso a evitare la telecamera (chi ha la coda di paglia tende a evitare forme di contatto dirette con il proprio interlocutore, anche a livello di sguardo); i numerosi – e qui più marcati – errori di pronuncia, le gaffes e i lapsus verbali che non dovrebbero accadere a un uomo abituato a parlare in pubblico da anni e che si ripassa più volte i suoi discorsi, ma che qui continuano ad accadere; il tic alla spalla destra… Perché le parole sanno mentire: il corpo no.


     Nel chiudere mi preme avvertire gli interessati alla faccenda che per una comprensione più completa e inquadrata del caso in questione esistono fonti molto più precise e serie del presente articoletto da blog. Io mi permetto di consigliarne una tra le tante, che è anche un video (così ci si riposa dalla lettura). Un video in cui Marco Travaglio descrive il caso e le novità sorte dalle indagini effettuate, indicando luoghi, tempi, protagonisti, modalità, confrontando le versioni delle due parti e descrivendo minuziosamente anche le parole chiave della faccenda (Chi è davvero Ruby? In che consiste il rito del bunga-bunga? Come vengono compiute le indagini?), in modo da far comprendere anche a chi è a digiuno di cronaca. In verità tengo più a che si veda questo video piuttosto che si legga questo post. Buona giornata e buona (vera) informazione!

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