La vicenda del caso Ruby si avvia verso una conclusione che ha dell’incredibile. Il processo che vedrebbe imputato il premier per prostituzione minorile ai danni di una ragazza minorenne non è certo il primo della sua carriera. Ogni volta il nostro Cavaliere è riuscito infatti a sgusciare fuori dal pasticcio grazie alle trovate dei suoi legali che hanno saputo fare appello a interpretazioni discutibili di questo o quel comma, oppure sfruttando i matusalemmiani tempi dei processi per invocare il sacro potere della prescrizione. Ora che invece le prove a suo carico sono veramente schiaccianti come liberarsi di questo scandalo?
Ebbene, la trovata partorita dagli uffici del PDL arriva e sbalordisce con la potenza di un tornado sulla faccia: abbassare il limite della maggiore età a 16 anni. Sì, avete capito bene. La genialata viene da quella cima di mente che risponde al nome di Gaetano Pecorella, deputato del PDL, ex avvocato penalista di Berlusconi (che strana coincidenza), ora legale di Emilio Fede, anch’esso indagato per lo stesso caso Ruby (che coincidenza ancora più strana). Ma esaminiamo con calma la cosa…
Berlusconi in questo momento è indagato per un reato che vede coinvolta una ragazza che, all’epoca dei fatti, era minorenne (aveva 17 anni): è questo che renderebbe Berlusconi colpevole di prostituzione minorile. La legge infatti stabilisce che non si può indurre una minorenne a prostituirsi o a compiere qualsiasi tipo di prestazione erotico-sessuale in cambio di denaro, favori, o regali di altro genere. Queste sono le regole del gioco. Ebbene, il grande Pecorella, sfruttando i suoi dignitosissimi 12 punti di quoziente intellettivo, ha pensato non di vincere la partita, ma di cambiare proprio le regole… durante la partita stessa! Infatti, se questa legge dovesse passare, e se avesse un effetto retroattivo (cioè se fosse applicabile anche a reati avvenuti prima della sua entrata in vigore), allora Ruby non sarebbe considerata più minorenne all’epoca dei fatti e, come per magia, il reato di prostituzione minorile non esisterebbe più. Le accuse cadrebbero, il fatto non costituirebbe reato. Berlusconi non solo non sarebbe condannato, ma non sarebbe condannabile. È come se, durante una partita di calcio, il capitano della squadra che perde alzasse la mano e dicesse: «Alt! Fermi tutti… così non ci siamo… Allora prendete nota, voi della FIFA: da oggi la squadra che perde ha diritto a tirare 10 rigori prima dello scadere del tempo». Una logica aberrante, che conferma ancora una volta la viltà dei nostri protagonisti, come uomini prima ancora che come politici.
Se questa proposta di legge fosse arrivata con qualche mese di ritardo, quando la gente si fosse dimenticata del caso Ruby, magari avremmo avuto il solito schema della legge ad personam applicato con “discrezione”. Ma questa volta l’insulto all’intelligenza degli italiani è veramente soverchiante: «No, per favore, anche il Lodo Ruby no! Abbassare l’età maggiorenne nel pieno dello scandalo che ha travolto il premier sarebbe una vera porcata. Ci risparmino quest’ennesima legge ad personam, ultima offesa alla Repubblica» (Antonio Borghesi, Italia dei Valori). Ma a Pecorella e a quelli del suo parere la cosa appare sensatissima. Dichiara infatti l’avvocato dal cognome meritatissimo: «Sono dell’idea che oggi l’età per diventare maggiorenni sia troppo alta rispetto alla maturità raggiunta dai giovani».
Ma al di là del fattaccio in sé, visto che siamo gente che riflette, vogliamo anche fare una riflessione da un punto di vista più ampio?
Rispondiamo innanzitutto a Pecorella, secondo il quale è giusto abbassare il limite della maggiore età perché oggi i ragazzi sono troppo precoci e diventano maturi molto prima rispetto a tanto tempo fa (chiaramente è una scusa: non è che lo pensa davvero… fa interessi di bottega), e diciamo che per maggiorenne si intende, per legge, una persona che si ritiene aver raggiunto una maturità tale da poter esercitare anche delle azioni giuridicamente valide (questo potere si chiama capacità di agire – vedi art. 2 del Codice Civile). Cioè il maggiorenne è uno che ha raggiunto una maturità psico-fisica tale che può esercitare con coscienza i suoi diritti e doveri senza turbare il funzionamento della macchina statale. E, stando alle indagini sociologiche e psicologiche, si è ritenuto fissare, nel 1975, questo limite a 18 anni. Ora voi capite, anche senza essere sociologi o psicologi, che per come mediamente si comportano oggi i giovani, per come sono istruiti e per come sono immaturi, perfino 18 anni sono pochi per poterli definire maggiorenni, ovvero per poterli considerare degni della capacità di agire. Per quello che vediamo attorno a noi, i ragazzi diciottenni sono ancora abbondantemente immaturi! E non solo i diciottenni, ma quelli più anziani: sono quelli che sono così civili da fare a botte sugli stadi, quelli che sono talmente coscienziosi da ubriacarsi e schiantarsi con le macchine quando escono dalle discoteche, quelli così istruiti che a stento sanno leggere, così interessati alla politica che non sanno nemmeno il nome del capo dello stato, sono gli stessi giovanotti che secondo lo stesso Berlusconi erano talmente immaturi e privi di capacità critica da farsi abbindolare e raggirare dai baroni universitari quando si parlò della riforma Gelmini (e ora invece eccoli già pronti e maturi per la vita adulta)… Quindi altro che diminuire il limite: al massimo bisognerebbe alzarlo! Da noi si diventa maturi tardi! Ma forse Pecorella ha ragione. Lui prende come criterio la maturità sessuale: per lui basta che una ragazza l’abbia data via entro i 16 anni per poter essere considerata maggiorenne.
Rispondiamo innanzitutto a Pecorella, secondo il quale è giusto abbassare il limite della maggiore età perché oggi i ragazzi sono troppo precoci e diventano maturi molto prima rispetto a tanto tempo fa (chiaramente è una scusa: non è che lo pensa davvero… fa interessi di bottega), e diciamo che per maggiorenne si intende, per legge, una persona che si ritiene aver raggiunto una maturità tale da poter esercitare anche delle azioni giuridicamente valide (questo potere si chiama capacità di agire – vedi art. 2 del Codice Civile). Cioè il maggiorenne è uno che ha raggiunto una maturità psico-fisica tale che può esercitare con coscienza i suoi diritti e doveri senza turbare il funzionamento della macchina statale. E, stando alle indagini sociologiche e psicologiche, si è ritenuto fissare, nel 1975, questo limite a 18 anni. Ora voi capite, anche senza essere sociologi o psicologi, che per come mediamente si comportano oggi i giovani, per come sono istruiti e per come sono immaturi, perfino 18 anni sono pochi per poterli definire maggiorenni, ovvero per poterli considerare degni della capacità di agire. Per quello che vediamo attorno a noi, i ragazzi diciottenni sono ancora abbondantemente immaturi! E non solo i diciottenni, ma quelli più anziani: sono quelli che sono così civili da fare a botte sugli stadi, quelli che sono talmente coscienziosi da ubriacarsi e schiantarsi con le macchine quando escono dalle discoteche, quelli così istruiti che a stento sanno leggere, così interessati alla politica che non sanno nemmeno il nome del capo dello stato, sono gli stessi giovanotti che secondo lo stesso Berlusconi erano talmente immaturi e privi di capacità critica da farsi abbindolare e raggirare dai baroni universitari quando si parlò della riforma Gelmini (e ora invece eccoli già pronti e maturi per la vita adulta)… Quindi altro che diminuire il limite: al massimo bisognerebbe alzarlo! Da noi si diventa maturi tardi! Ma forse Pecorella ha ragione. Lui prende come criterio la maturità sessuale: per lui basta che una ragazza l’abbia data via entro i 16 anni per poter essere considerata maggiorenne.
Riflettiamo infine su quest’altra cosa: in passato proprio il governo Berlusconi si è più volte dichiarato strenuo difensore della famiglia e si è schierato contro la prostituzione. Ma proprio Berlusconi si è sposato più volte, avendo figli da più di una moglie, è stato lasciato anche dall’ultima, Veronica Lario (e giù un altro divorzio), e ora, tra scandalo Noemi e scandalo Ruby, pare frequentare anche minorenni e per fini sessuali. Se vuole elevarsi a fautore di certi valori morali, dovrebbe almeno lui dare l’esempio, perché se invece predica bene e razzola male, allora corre il rischio di essere considerato un ipocrita.
Vale la pena ricordare le parole dello stesso Berlusconi quando, all’epoca della legge Carfagna, così si pronunciò riguardo la prostituzione: «La prostituzione purtroppo sta dilagando: ragazze attirate in Italia con lo specchietto della moda, del cinema, della televisione e poi costrette in appartamenti. Vere e proprie schiave! Una situazione intollerabile! Perciò abbiamo fatto questo disegno di legge: pene elevate per chi le sfrutta e per gli stessi clienti. Credo che queste pene siano molto giuste, soprattutto quando le prostitute sono minorenni»… ma poi ha pensato che la cosa gli avrebbe creato problemi, e infatti oggi in Italia la prostituzione non è più reato.
Vale la pena ricordare le parole dello stesso Berlusconi quando, all’epoca della legge Carfagna, così si pronunciò riguardo la prostituzione: «La prostituzione purtroppo sta dilagando: ragazze attirate in Italia con lo specchietto della moda, del cinema, della televisione e poi costrette in appartamenti. Vere e proprie schiave! Una situazione intollerabile! Perciò abbiamo fatto questo disegno di legge: pene elevate per chi le sfrutta e per gli stessi clienti. Credo che queste pene siano molto giuste, soprattutto quando le prostitute sono minorenni»… ma poi ha pensato che la cosa gli avrebbe creato problemi, e infatti oggi in Italia la prostituzione non è più reato.
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